Frammenti
d’oro di Cristina Biolcati
Romina desiderava un abito tutto d’oro.
Ricco di lustrini, con le spalline strette a mettere in mostra il seno. Il
corpetto sapientemente arricciato, adatto per la sua vita sottile. Un tripudio di
stoffa che, allargandosi abbondantemente sui fianchi,trasformava ogni donna in una
principessa. Giusto un prisma,volto a catturare e rifrangere la luce.
Dopo averlo adocchiato, finito il
Natale, Romina si era messa a sostare con regolarità davanti al negozio. E di
certo non era passata inosservata, tanto che le commesse avevano preso a
salutarla.
Le chiedevano di entrare, al caldo. La
più giovane, quella col piercing al naso e i capelli azzurri, le aveva
addirittura domandato se lo volesse provare.Romina però rifiutava e si
allontanava sfiancata.
L’ostacolo era il prezzo: quel vestito
era troppo caro. Lo sapeva, Romina, mentre ogni volta offriva il fianco alla delusione.
Sarebbe tornata puntuale, il giorno seguente, davanti a quella vetrina, piena
di speranza e di buoni propositi.
Avesse chiesto aiuto, la meschina, cosa
ne avrebbe ricavato? La parte della ragazza capricciosa che non sapeva
riconoscere i sacrifici dei genitori. Una ribelle che si era messa in testa di
“brillare” al veglione del paese, nei locali più suggestivi del palazzo antico.
Quel vestito era perfetto, per il Capodanno
alle porte. Il riscatto che da troppo tempo lei aspettava.
Oh, le pareva già di sentirla, la musica!
Mentre, incollata alla vetrina, “consumava” con gli occhi la sua veste dei
sogni. Una sonata romantica, sospesa fra i molti trenini goliardici e i ritmi martellanti
della folla. Quando Michele, il suo principe azzurro, l’avrebbe presa fra le braccia
e fatta vorticare ridendo per la sala. E lei, leggera come una nuvola, lo
avrebbe seguito con quell’abito addosso.
I canti stonati degli amici; il classico
conto alla rovescia che sempre accompagnava lo scoccare della mezzanotte. Un
anno che moriva, cui rendere omaggio, e un’incognita che cominciava, come auspicio
di tante belle cose. Fiumi di spumante e di baci, per festeggiare.
E lo stesso Michele, il suo ballerino, non
più ignaro. Ma aggrappato a quel corpetto prezioso, quasi riconoscesse che Romina era
per lui fonte di vita. Nella notte speciale, quando tutto diventava possibile,
persino l’amore.
Da sempre Romina aveva dovuto puntare su altro. Invece, per
quell’occasione, avrebbe proprio voluto lasciare un segno. Un “incanto”, se
possibile,per cui essere ricordata.
Così non demordeva, quasi potesse
avverarsi un miracolo. Trovare quell’abito direttamente sul letto, la sera della festa,
in segno di “risarcimento” personale.
Ma il senso di precarietà, con cui aveva
convissuto, ricordava purtroppo a Romina che tutto poteva finire.
E infatti, si prese una brutta infezione
alle vie respiratorie. Lei, già così debilitata dalla leucemia, fu ricoverata in
ospedale il pomeriggio del 31 dicembre.
Tutto il paese partecipò alla festa, dedicando
il brindisi finale alla loro sfortunata concittadina. Michele poi, esplose miriadi
di botti. Fu quello, fra tutti, a fare maggior confusione.
Il nuovo anno arrivò, ma non c’era Romina.
Dentro la bara, quell’abito d’oro che lei da tempo aveva fatto suo.