Il Capodanno delle Beffe, di Marco Polli
Tocqueville City, 31 Dicembre.
Terminato il turno lavorativo in pasticceria e
chiuso il negozio con un po’ d’anticipo sull’orario solito, in accordo con il
titolare dell’attività, dopo che gli ultimi clienti erano passati a ritirare le
ordinazioni, Otto Biscotto, felice al solo pensiero che di lavorare non se ne
sarebbe più parlato fino all’anno seguente, s’incamminò a passo spedito verso
casa, pregustando la serata che lo attendeva in compagnia della moglie, dei
figlioli, degli amici e dei vicini col cenone, la tombola ed il mercante in
fiera ad accompagnarli nel passare il tempo fino all’approssimarsi della mezzanotte,
il countdown alla televisione, lo spumante da stappare che si sarebbe
accompagnato ai dolci, i fuochi d’artificio, gli auguri e una bella dormita, in
attesa di rimettersi a tavola per il pranzo di Capodanno insieme ai parenti, con
le note in sottofondo del concerto di Vienna.
Immerso in questi ed altri felici pensieri che lieti
gli cullavano la mente, Otto Biscotto si trovò, quasi senza accorgersene,
davanti al portone di casa proprio mentre stavano giungendo gli ultimi
invitati. Appena giunto in casa e salutati i presenti, davanti alla tavola
imbandita nel salone preparato per la festa, Otto Biscotto si fermò di colpo,
come se si fosse risvegliato di botto da un qualche bel sogno.
I dolci. Non c’erano i dolci e lo spumante. Era lui
che avrebbe dovuto portarli a casa ritornando dal lavoro visto che, come da
tradizione, anche quest’anno il titolare gli aveva detto di servirsi pure senza
problemi delle rimanenze dolciarie invendute al momento della chiusura, per
soddisfare le golosità familiari durante il cenone che era solito organizzare
con la sua numerosa comitiva la notte di San Silvestro.
Poco male. Mentre in casa cominciavano la festa lui
sarebbe tornato alla pasticceria per recuperare l’occorrente. Il negozio non
era poi lontano e aveva le chiavi. Per non destare sospetti e inutili
allarmismi tra i clienti abituali che abitavano nei dintorni, alzando
nuovamente la saracinesca in un orario alquanto strano per l’attività, decise di
passare dal laboratorio, situato nel retro bottega.
Per non lasciarlo andare da solo in questa serata di
fine anno in cui non v’era in giro anima viva, visto che ormai si era pure già
fatto completamente buio, un vecchio amico d’infanzia di Otto Biscotto, anche
lui tra gli invitati, tale Sarchiapone l’Ubriacone, detto il Manolesta per una
certa destrezza nel furto e nel borseggio che non lo aveva tuttavia salvato da
una piccola condanna che aveva appena finito di scontare dopo essere stato
colto in flagranza di reato, si offerse di accompagnarlo al negozio mentre
discorrevano, lungo il tragitto, delle loro vicissitudini.
Una volta giunti alla pasticceria, Sarchiapone
decise di aspettare l’amico davanti alla serranda abbassata per tornarsene poi assieme
a casa in fretta senza perdersi il resto della festa, già pregustando la bontà
dei dolci che erano andati a prendere. Otto Biscotto, d’altronde, ben sapeva
dove trovare le prelibatezze, che aveva riunito in confezioni appositamente
predisposte per un comodo trasporto in previsione della serata, e non ci
avrebbe sicuramente messo molto a raccogliere il tutto prima di richiudere il
laboratorio e raggiungerlo per riunirsi alla felice comitiva che aveva già dato
il via ai festeggiamenti.
Sfortuna volle, però, che proprio in quel mentre
sopraggiungesse una pattuglia di gendarmi di ronda quella sera per le vie del
quartiere cittadino e che il Manetta, uno degli occupanti della volante,
riconoscesse, davanti alla saracinesca della pasticceria, il famigerato
Manolesta, ovviamente intento a far da palo a qualcuno dei suoi complici nel
corso di una qualche loro losca impresa messa in atto col favore delle circostanze,
additandolo con prontezza ai colleghi.
A nulla valsero le rimostranze del buon Sarchiapone
che, vistosi prontamente circondato ed immobilizzato dai gendarmi, senza avere
il tempo di rendersi conto di quello che stava per accadere, non appena ebbe
riconosciuto il Manetta e compreso l’equivoco di cui era stato fatto oggetto, cominciò
a proclamare a gran voce la sua innocenza, a giurare e spergiurare sulla sua
buona fede e a chiamare a testimone l’amico Otto Biscotto che stava
malauguratamente sopraggiungendo proprio in quel momento con i dolci che aveva
appena recuperato nel retro bottega della pasticceria.
Nel giro di pochi istanti i due malcapitati amici si
ritrovarono entrambi ammanettati nella volante che correva a sirene spiegate in
direzione della caserma, con i loro agognati dolci chiusi nel fresco del
bagagliaio della stessa.
Dopo un po’ di tempo da che erano giunti in caserma
in attesa di capire la consistenza delle accuse alla base dell’assurda
situazione in cui si erano venuti a trovare, Otto Biscotto e Sarchiapone
l’Ubriacone vennero finalmente introdotti nell’ufficio del Bargello che li
attendeva seduto dietro alla sua scrivania ricolma di tutti i dolci sequestrati
al momento del loro arresto.
Al fianco del Bargello erano presenti il Manetta e
il proprietario della pasticceria, tra lo stupito e l’incredulo nel trovarsi di
fronte il suo buon Otto Biscotto ammanettato.
Dopo aver spiegato ai due arrestati che nel rapporto
presentato il Manetta sosteneva di aver sorpreso Sarchiapone, alias il
Manolesta, sul luogo del delitto mentre faceva il palo fino al sopraggiungere
del suo compare che usciva dal retro bottega della pasticceria con la refurtiva
presente in bella mostra sulla scrivania, e di come i due fermati non avessero
avuto modo di opporre eccessiva resistenza all’arresto solo grazie alla
prontezza di spirito e di riflessi dei gendarmi che non avevano esitato a
bloccarli separatamente, il Bargello chiese a Sarchiapone che cosa aveva da
dire a sua discolpa.
Il povero Sarchiapone, a questo punto, tutto intento
a perorare al meglio la causa sua e dell’amico iniziò, tra il comico e lo
sgrammaticato che lo contraddistinguevano, ad accusare il Manetta di aver
raccontato solo delle falsità nel suo rapporto e che questa volta lui era
pulito. Non c’entrava assolutamente con le accuse mosse nei loro confronti. Il
suo amico avrebbe potuto ben confermare di come quei dolci fossero i suoi ed
erano andati a prenderli al negozio per festeggiare in attesa della mezzanotte
a casa insieme alla comitiva che li attendeva per il brindisi.
Terminata l’arringa difensiva il buon Otto Biscotto prese
la parola per confermare quanto riferito dall’amico, precisando come tra lui ed
il suo datore di lavoro, lì presente, vi fosse un ormai consolidato accordo per
cui poteva servirsi delle rimanenze dolciarie invendute al momento della
chiusura per festeggiare la sera di San Silvestro in compagnia, e di come
Sarchiapone si fosse offerto di riaccompagnarlo alla pasticceria, dal momento
che si era distrattamente dimenticato di portare a casa i dolci che aveva
preparato una volta abbassata la serranda del negozio e che erano ora oggetto
del contendere sulla scrivania del Bargello. Su questo punto i gendarmi
avrebbero potuto tranquillamente convocare in caserma i loro familiari ed amici
per confermare i fatti.
A questo punto intervenne, rasserenato, il titolare
della pasticceria che, confortato dalle parole del suo fedele Otto Biscotto,
confermò pienamente il racconto dei dolci presenti sulla scrivania del Bargello
e che, se Otto sosteneva di essere tornato al negozio in quanto si era
dimenticato di portarsi a casa quanto gli spettava, doveva essere sicuramente
così.
Quando tutto sembrava ormai concluso ed il caso
ricomposto per il meglio, ecco giungere al gran completo in caserma la
combriccola di Sarchiapone e Otto Biscotto in agitazione per non aver visto
rincasare i due amici che erano andati a recuperare i dolci dimenticati in
pasticceria, con l’intenzione di denunciarne la scomparsa.
Dopo un momento di grande stupore nel vedere, appena
giunti nell’ufficio del Bargello per sporgere denuncia, i due amici lì presenti
con i loro dolci in bella mostra sulla scrivania, la presenza sul posto del
Manetta, ritenuto dai più una brava persona in generale ma un po’ troppo ottuso
e pignolo nei suoi convincimenti quando si trattava di prendere decisioni, fece
scattare, tra i nuovi venuti che già si immaginavano l’accaduto, la scintilla
che diede il là ad un tentativo di linciaggio nei confronti del malcapitato,
condito da un crescendo di invettive in serie nei riguardi dello stesso, tanto
che a nulla valsero i tentativi di Sarchiapone e Otto Biscotto di ricondurre
gli amici alla calma, spiegando loro di come si fosse trattato di un disguido
già risolto per il meglio.
A stento i gendarmi presenti riuscirono a riportare
l’ordine in caserma, tanto che al Bargello non restò altra scelta che chiudere
i facinorosi in cella per la notte, in attesa che si calmassero gli animi,
nella speranza che una nottata dietro le sbarre e le parole dei due amici
protagonisti della disavventura contribuissero a riportare tutti alla ragione,
mentre il povero Manetta non sapeva più come scusarsi con il Bargello ed i
presenti per la cantonata che aveva preso ed il disastro combinato.
Proprio in quel momento il pendolo della caserma
cominciò a battere i rintocchi della mezzanotte, ed in lontananza si udirono i
primi fuochi d’artificio che cominciavano ad essere sparati a festa.
Visto che nessuno, quella sera, sarebbe più tornato
a casa per festeggiare, Otto Biscotto e Sarchiapone decisero di dividere i
dolci tra tutti i presenti, per onorare comunque la magia della notte di
Capodanno.
Il Bargello, un po’ più in disparte, rimase lì,
assorto nei suoi pensieri, ad osservare quello strano quadretto che l’ironia
della sorte gli aveva preparato, in una serata in cui non avrebbe mai immaginato
di vedere tutti, carcerati e carcerieri, fare festa insieme, la notte di San
Silvestro in caserma, col Manetta che, nel giro di pochi attimi, era passato da
capro espiatorio fino ad essere il più allegro e felice in mezzo a quell’allegra
ed improvvisata brigata festante.