Titolo: Uomini in gabbia
Autore: Annelise Heurtier
Editore: Gallucci
Pagine: 256
Anno di pubblicazione: 2025
Prezzo copertina: 13,90 €
Autore: Annelise Heurtier
Editore: Gallucci
Pagine: 256
Anno di pubblicazione: 2025
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Recensione a cura di Luigi Pizzi
Nel cuore di una Parigi in piena Esposizione Coloniale del 1931, si intrecciano due vite destinate a scontrarsi con la verità più dura del secolo: la disumanizzazione dell’altro. Da un’isola lontana del Pacifico arriva Édou, giovane Kanak pieno di speranza, convinto di essere stato scelto per rappresentare la sua cultura davanti al mondo. Sogna di danzare, raccontare storie, mostrare la bellezza della Nuova Caledonia. Ma appena sbarcato nella capitale francese, la realtà lo investe come un colpo dritto allo stomaco: non è lì come ambasciatore, ma come attrazione. “Cannibale”, lo chiamano, riducendo la sua identità a un’etichetta esotica. È destinato a vivere in una capanna ricostruita, sotto lo sguardo curioso e giudicante di visitatori borghesi. In un altro angolo della città, il giovane Victor, figlio della buona società parigina, visita la stessa esposizione con entusiasmo e ingenuità. Per lui tutto è un gioco, un’avventura educativa. Ma qualcosa in quegli occhi al di là della recinzione lo turba. L’incontro, seppur distante, con Édou, mette in moto una riflessione che scardina le certezze inculcate fin dall’infanzia. La verità che Victor scopre è scomoda e, una volta rivelata, non può più essere ignorata.
Annelise Heurtier nata nel 1979 vicino a Lione e da oltre quindici anni scrive per bambini e ragazzi. Spesso ispirate a fatti reali, le sue storie sono anche pretesti per viaggiare e scoprire culture e percorsi di vita singolari. Con Gallucci ha già pubblicato i romanzi L’età dei sogni, finalista al Premio Strega Ragazze e Ragazzi 2020, La ragazza con le scarpe di tela, Diario di una ginnasta e #tutticontroclara.
Nel cuore di una Parigi in piena Esposizione Coloniale del 1931, si intrecciano due vite destinate a scontrarsi con la verità più dura del secolo: la disumanizzazione dell’altro. Da un’isola lontana del Pacifico arriva Édou, giovane Kanak pieno di speranza, convinto di essere stato scelto per rappresentare la sua cultura davanti al mondo. Sogna di danzare, raccontare storie, mostrare la bellezza della Nuova Caledonia. Ma appena sbarcato nella capitale francese, la realtà lo investe come un colpo dritto allo stomaco: non è lì come ambasciatore, ma come attrazione. “Cannibale”, lo chiamano, riducendo la sua identità a un’etichetta esotica. È destinato a vivere in una capanna ricostruita, sotto lo sguardo curioso e giudicante di visitatori borghesi. In un altro angolo della città, il giovane Victor, figlio della buona società parigina, visita la stessa esposizione con entusiasmo e ingenuità. Per lui tutto è un gioco, un’avventura educativa. Ma qualcosa in quegli occhi al di là della recinzione lo turba. L’incontro, seppur distante, con Édou, mette in moto una riflessione che scardina le certezze inculcate fin dall’infanzia. La verità che Victor scopre è scomoda e, una volta rivelata, non può più essere ignorata.
Annelise Heurtier costruisce la narrazione offrendo al lettore uno specchio duplice: da un lato, il dolore e la delusione di chi è stato tradito da un’illusione; dall’altro, la scoperta graduale dell’ingiustizia da parte di chi, fino a quel momento, non si era mai posto domande. Il risultato è un affresco potente, toccante, che mette a nudo le distorsioni di una società che ha reso spettacolo la dominazione. Édou è un personaggio pieno di dignità e umanità, reso con delicatezza: non è un eroe classico, ma un ragazzo che lotta con le proprie paure, la nostalgia per la famiglia, la rabbia per l’umiliazione. Victor, invece, rappresenta il cambiamento possibile: il privilegio che si interroga, che si rifiuta di accettare l’ordine imposto. Lo stile di Heurtier è preciso ma mai freddo: ogni frase è pensata per lasciare un’impronta, per insegnare senza retorica. L’autrice si documenta con rigore, ma il suo obiettivo non è solo denunciare un passato vergognoso: vuole offrire uno strumento di consapevolezza, soprattutto per i giovani lettori. Per questo il romanzo, pur narrando un fatto storico crudo, mantiene un tono accessibile, educativo ma coinvolgente. Uomini in gabbia è molto più di un romanzo storico per ragazzi: è una riflessione su cosa significhi essere visti – o invisibili – in un mondo che costruisce le sue gerarchie sull’ignoranza e sull’arroganza. È un invito a guardare oltre le apparenze, a riconoscere l’altro come essere umano, non come oggetto di curiosità. Un libro necessario, che tocca la coscienza senza alzare la voce. Un inno sommesso, ma profondo, all’empatia.
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