Recensione: Che vita da cani!, di Nataša Konc Lorenzutti

Titolo
: Che vita da cani!
Autore: Nataša Konc Lorenzutti
Editore: Sinnos
Pagine: 160
Anno di pubblicazione: 2025
Prezzo copertina: 14,00 €

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Recensione a cura di Luigi Pizzi

Immagina di guardare la vita attraverso il muso di un cane: questo è ciò che accade sfogliando Che vita da cani!. La storia comincia dentro una casa, in un salotto ordinato dove vive Aksel, un cane meticcio educato, ben nutrito, lavato con shampoo alla camomilla e accudito con zelo dalla “mamma” — una padrona tanto affettuosa quanto protettiva, che lo tratta come un bambino capriccioso, ma anche come un amuleto domestico da tenere al sicuro. Aksel vive in questo nido ovattato, tra tappeti che non si possono annusare troppo, pasti preparati con l'attenzione di un dietologo e coccole a orari fissi. Eppure, proprio lui, il cane docile, il cucciolo adorato, comincia a sentire dentro qualcosa che lo inquieta: il mondo là fuori ha odori più forti, suoni più veri e animali che sembrano sapere chi sono davvero.


Nonostante la sua vita comoda, Aksel comincia a porsi domande: cosa significa essere un cane? Perché gli umani si ostinano a parlargli come se fosse un neonato? Come mai nessuno lo lascia mai scegliere da solo quando correre, cosa mordere, chi salutare? Da queste domande scaturisce il vero cuore della narrazione: non è solo una storia di crescita, ma una lenta, tenera e divertente presa di coscienza. Aksel non sogna di diventare “umano”: vuole diventare se stesso. E in tal senso, l’incontro con altri cani segna un punto di svolta. Non è solo la scoperta dell’“esterno”, ma del fatto che gli altri animali si riconoscono tra loro: si annusano, si parlano senza bisogno di parole, sanno a colpo d’occhio chi è timido, chi è un duro, chi è semplicemente solo. Il mondo animale non ha regole scritte, ma ha un’etica precisa, basata sul naso, sul rispetto, sulla distanza. È un mondo che Aksel impara lentamente, inciampando ma con dignità. Le sue avventure quotidiane — la prima passeggiata libera, il primo spavento, le sue fantasie su cosa significhi essere “pericoloso” — sono raccontate con una lingua diretta, comica ma mai sciocca. Nataša Konc Lorenzutti sceglie un registro che mescola l’immediatezza del racconto orale alla precisione psicologica: Aksel ha una voce limpida, fatta di immagini concrete e pensieri irregolari, come quelli di un bambino che comincia a capire il mondo senza ancora averne tutti gli strumenti.


Ma "Che vita da cani!" è anche un ritratto delicato delle relazioni. Il legame tra Aksel e “mamma” non viene mai ridicolizzato, anche quando sfiora l’eccesso. È un amore vero, pieno, imperfetto. L’autrice ci mostra come, dietro ogni carezza esagerata, ci sia il bisogno di sentirsi amati, e dietro ogni guaito di protesta di Aksel, il desiderio di autonomia. La relazione evolve: da amore possessivo a complicità rispettosa, mentre il cane cresce, impara, sbaglia e torna. Aksel capisce che per essere felice non deve solo obbedire, scodinzolare e ricevere premi. Deve anche imparare a disturbare un po’. A uscire dagli schemi. A leccare dove non si deve, a correre quando è proibito, ad abbaiare quando ha paura o gioia. La trama, pur semplice, si arricchisce di episodi teneri e ironici che mostrano uno dopo l’altro il percorso di questo protagonista peloso verso la consapevolezza di sé. E intanto, noi lettori — bambini e adulti — impariamo con lui. A vedere il mondo con un naso più attento. A diffidare delle gabbie dorate. A credere che la libertà non è disobbedire per forza, ma riconoscersi in ciò che si è. Con l’aiuto delle illustrazioni vivaci di Igor Šinkovec, che punteggiano il testo con ironia visiva e piccoli dettagli che sfuggono a una prima lettura, il romanzo si impone come una favola morale senza morale, dove tutto accade con la leggerezza di una zampa sul parquet. In definitiva, Che vita da cani! è la storia di un cane che non vuole diventare un uomo, ma solo un cane felice. E per farlo, dovrà imparare a farsi ascoltare, a reclamare lo spazio per la sua voce, e anche — ogni tanto — a essere fastidioso. Come un cane, appunto.

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