Recensione: Film bestiali. Noi e gli animali del nostro cinema: cosa ci dicono, cosa simboleggiano, come lo fanno, di Alessandro Fiesoli

Titolo:
Film bestiali. Noi e gli animali del nostro cinema: cosa ci dicono, cosa simboleggiano, come lo fanno
Autore: Alessandro Fiesoli
Editore: Graphe.it
Pagine: 154
Anno di pubblicazione: 2025
Prezzo copertina: 16,50 €

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Recensione a cura di Mario Turco

Uno dei dibattiti più vetusti e, allo stesso tempo, fondativi sulla critica cinematografica verte sulla sua ragion d’essere: quanto è necessario il lavoro di un esperto che smonti e analizzi l’oggetto filmico per renderlo accessibile al pubblico o voglia tracciare assonanze e dissonanze all’interno dello stesso corpus dell’autore in questione o del genere di riferimento in cui inscrive? Di che mezzi deve nutrirsi l’operatore culturale che voglia addentrarsi in un tale lavoro? Deve insinuarsi nei solchi della gloriosa critica letteraria cercando di adattare gli strumenti epistemologici più classici o deve sfruttare la specificità del mezzo dando più spazio allo studio per immagini, video e dirette social? E, infine, quali sono i limiti dell’oggetto del suo studio? 


Tutte queste domande ci sono sopravvenute, nemmeno tanto lateralmente, di fronte al piccolo ma agguerrito saggio “Film bestiali. Noi e gli animali del nostro cinema: cosa ci dicono, cosa simboleggiano, come lo fanno”, di Alessandro Fiesoli edito da Graphe nella collana Techne Minor. Il libro dell’autore toscano rende infatti dirimenti le questioni sollevate poc’anzi perché riesce a dimostrare ancora una volta come la professionalità del critico cinematografico sia più che mai necessaria in un’epoca di frantumazione della conoscenza. La scelta dell’argomento è già una scelta di campo dettata, oltre che dalla biografia dello scrivente, dall’individuazione di una precisa tendenza nella cinematografia a noi più vicina negli ultimi 25 anni: “Ci si è avvicinati a quelle opere che in queste due aree sono circolate con più facilità (nostro cinema) tra festival, sale, case e cataloghi delle piattaforme online, influenzandoci con nuovi racconti che hanno l’animale come protagonista o come personaggio funzionale a veicolare dei messaggi”. Il primo atto critico di Fiesoli è quindi proporre non generici e scrollabili approfondimenti zoofili – quasi vetusti con l’aiuto che l’AI può avere in questo tipo di contenuti - ma proporre un discorso compiuto sulle tantissime ricorrenze dei nostri amici animali sullo schermo. Il libro è quindi diviso in 7 capitoli più due approfondimenti sulle filmografie di Matteo Garrone e Bong Joon-ho: “All’inizio sembrerà bizzarro, ma poco a poco si scoprirà che i modi in cui abitiamo le città; il rapporto tra la nostra identità, il senso di colpa e l’umiliazione; la crisi del maschio moderno; le conquiste del femminile; le tentazioni della giustizia privata e il nostro rapporto con la legge; le nuove forme di maternità e il legame tra genitori e figli; il modo in cui mettiamo in scena la realtà e molte altre questioni che ci riguardano da vicino possano essere lette meglio con la lente dei “Film Bestiali”, che mettono in scena l’animale per indagare certe sfaccettature della nostra condizione di spettatori e di cittadini”. 


Nella gran bella Introduzione, un piccolo saggio che meriterebbe circolazione autonoma per acume interpretativo e originalità delle tesi, Fiesoli fa un excursus sui tanti film di successo che hanno demandato ai diversi animali sia di fare da plot twist di annose vicende (First cow, di Kelly Reichardt) che scioglimento metaforico della vicenda (EO, di Jerzy Skolimowski) che essere il motore scatenante di una furiosa vendetta (John Wick, di Chad Stahelski). “Film bestiali. Noi e gli animali del nostro cinema: cosa ci dicono, cosa simboleggiano, come lo fanno”, nella canea (per restare in tema!) di titoli speculari, emerge grazie alla forza del suo apparato critico e di uno sguardo curioso che riesce a imporsi senza pesantezza accademica – Baudrillard viene per fortuna citato solo in un paio di passaggi – ma grazie all’ampiezza delle ricerche e degli interessi proposti. Ecco infatti che i capitoli si aprono spesso non con notazioni cinematografiche ma spunti desunti da fatti di cronaca o ricerche scientifiche (il secondo capitolo comincia dalla crisi della Grecia nel 2009 per mostrarne l’influenza sull’autore ellenico più amato dalla contemporaneità: Yorgos Lanthimos). Grazie allo spazio disteso delle sue 138 pagine, Fiesoli riesce nell’impresa quindi di non cedere alle lusinghe della scrittura da influencer e dimostra come leggerezza stilistica, approfondimento tematico e intelligenza transmediale possano ancora essere le basi di un ottimo libro anche per la critica cinematografica di un autore nato appena tre anni dopo l’invenzione del World Wide Web.

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Alessandro Fiesoli è nato a Firenze nel 1994. È laureato in “Cinema, Televisione e Produzione multimediale” e in “Discipline delle arti, della musica e dello spettacolo” all'Università di Bologna. Ha collaborato con TV Talk e scritto per siti, riviste e blog di approfondimento culturale. Dal 2018 scrive di cinema su Il Bestiario (GOG Edizioni).

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