Titolo: Lascia stare i morti
Autore: Claudia Panzavolta
Editore: Ponte alle Grazie
Pagine: 288
Anno di pubblicazione: 2025
Prezzo copertina: 12,90 €
Autore: Claudia Panzavolta
Editore: Ponte alle Grazie
Pagine: 288
Anno di pubblicazione: 2025
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Claudio Panzavolta è nato a Faenza nel 1982. Dopo essersi laureato in Storia all’Università di Bologna e aver vissuto tra Roma e Milano, si è stabilito a Venezia, dove lavora come editor della narrativa italiana per la casa editrice Marsilio. Tiene corsi per la Scuola Holden e ha pubblicato i romanzi L’ultima estate al Bagno Delfino (Isbn, 2014) e Al passato si torna da lontano (Rizzoli, 2020).
Recensione a cura di Luigi Pizzi
Nel cuore di Faenza, nei primi anni Ottanta, Ciparisso “Briga” Briganti conduce una vita apparentemente tranquilla: ex partigiano e agente di polizia ora investigatore privato, si divide tra pedinamenti, serate alla bocciofila, la sua passione per il jazz e una famiglia un po' scalcinata. Ma un giorno, un biglietto anonimo scuote questa quotidianità: Federico Ronconi, il fornaio condannato per il massacro di quattro bambini, ora deceduto, dichiara che non ha ucciso lui quei piccoli. Quella confessione postuma riapre una ferita che Briga aveva cercato di chiudere: un'indagine che gli costò la carriera, il rispetto degli altri e la serenità. Spinto da un senso di giustizia e da un bisogno di verità, Briga decide di scavare di nuovo nel passato oscuro della sua città. Le prime tracce lo portano in una villa abbandonata, teatro di riti segreti, dove una setta nostalgica del regime fascista praticava esse stesse atrocità. Un crescendo di delitti, omertà e avvoltoi nascosti dietro ai volti rispettabili: magistrati, uomini di potere, persino uomini in divisa.
La spola tra il presente e i ricordi di guerra, quando Briga era un giovane partigiano, conferisce al romanzo una struttura doppia: un noir moderno ma intriso della Storia italiana, quella stessa che spesso fingiamo di aver seppellito. Il suono delle bocce, le note del sax e il senso di colpa per un figlio perduto faranno da contraltare a interrogatori serrati, pedinamenti nel buio e sospetti che si allungano come ombre sugli animi dei personaggi. Claudio Panzavolta non ha paura di mettere mano al passato non raccontato dell’Italia: tra depistaggi, nostalgie reazionarie e rituali simbolici, emerge un ritratto sinistro di una provincia che non ha mai guardato davvero dentro le proprie tenebre. Il male, suggerisce l’autore, non è sempre laggiù, nelle periferie criminali: alcune volte nasce nelle stanze in cui si fa finta di custodire la civiltà. Briga è un personaggio autentico, lontano dall'eroe tout-court. Ha il carisma di chi ha visto la Storia camminargli vicino, eppure è umano. Fa errori, si ferisce, teme per chi ama e fatica a fidarsi. Ma la sua voce, sorniona e malinconica, ricorda i detective della Great American Novel: un Chandler “all’italiana” che si ritrova a combattere contro le macerie morali della Prima Repubblica . Lo stile è asciutto, senza fronzoli, ma carico di atmosfera: la polvere del novecento, i bar pieni di bocce e alcool, le sere in cui l’aria sembra muoversi lentamente. È un hard-boiled che non dimentica la riflessione, che unisce l’azione al pensiero, la scena al ricordo. Nel confronto finale, Briga si troverà di fronte a una scelta: piegarsi a logiche di potere o rischiare tutto per smascherare la menzogna. Qui la tensione narrativa diventa etica: il singolo contro un’intera rete di complicità che si sente intoccabile. Lascia stare i morti è un noir potente, che mescola giallo, storia e introspezione. Racconta l’incontro tra un uomo scosso e una comunità in cui le ombre del passato si nascondono dietro sorrisi compiacenti. È una storia di riscatti, di memorie dolorose e di coraggio, narrata con una penna capace di rendere la provincia il palcoscenico di un dramma universale.
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