Titolo: Un rebus per Leonardo Sciascia
Autore: Silvana La Spina
Editore: Marsilio
Pagine: 320
Anno di pubblicazione: 2025
Prezzo copertina: 15,00 €
Il libro di La Spina immerge infatti il lettore in una vicenda che potrebbe benissimo essere scaturita dalle pagine più brulle e acute dello scrittore di Racalmuto, con l’ulteriore vantaggio che la focalizzazione interna permette anche di poter simulare la ricezione che gli eventi narrati hanno su di lui. Un rebus per Leonardo Sciascia è ambientato nel settembre del 1985 quando proprio a Racalmuto si apprende la notizia della morte del giudice Aurelio Arriva, suicidatosi a casa sua. Il defunto era un amico d’infanzia di Sciascia ma dopo un litigio – La Spina sottolinea più volte con sincerità il carattere brusco dell’autore di “Il giorno della civetta” – i due s’erano allontanati. Tuttavia la figlia del morto, la bionda e algida Elena Arriva, si presenta a casa dello scrittore per chiedergli di indagare sulla morte del padre. La donna infatti non crede all’ipotesi del suicidio anche a causa delle lettere minatorie, spedite da qualche maldicente e anonimo compaesano, che il padre stava leggendo proprio la sera prima di spararsi un colpo in testa. In un clima avvelenato soprattutto dai “gentiluomini” che si riuniscono al circolo, toccherà proprio a Sciascia, affranto ulteriormente in quei giorni dalla scomparsa del mentore e amico Italo Calvino, affiancare in maniera autonoma le indagini portate avanti dagli inquirenti….
Autore: Silvana La Spina
Editore: Marsilio
Pagine: 320
Anno di pubblicazione: 2025
Prezzo copertina: 15,00 €
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Autori letterari reali ma morti che diventano investigatori finzionali ma vivi (almeno sulla carta). Sembrerebbe un paradosso eminentemente metaletterario ma è in realtà uno dei più floridi generi letterari che il mercato editoriale abbia proposto negli ultimi decenni, in grado di unire le più lucrose aspettative commerciali – grazie anche a copertine vistose: il gran nome che campeggia sin dal titolo attira lettori come il miele fa con api drammaticamente in via d’estinzione – a simpatiche ricostruzioni di autore che approfittano della detection per rivalutare o fornire il proprio punto di vista sull’autore summenzionato e sullodato. E così ecco che Dante Alighieri, Oscar Wilde e perfino il peripatetico Aristotele sono già stati chiamati in più occasioni a spostare parte del loro alato talento letterario verso la risoluzione di più terreni crimini e misfatti. Adesso con “Un rebus per Leonardo Sciascia”, di Silvana La Spina pubblicato da Marsilio nella collana Lucciole, tocca allo scrittore siciliano sporcarsi le mani nella pasta thriller di cui ha imbevuto i suoi romanzi più celebri.
Recensione a cura di Mario Turco
Un rebus per Leonardo Sciascia compie un ottimo lavoro di cerniera tra la struttura mimetica del finto giallo alla Sciascia – i colpevoli sono sotto gli occhi di tutti e lo scrittore siciliano non fa uno sforzo razionale supermostico alla Sherlock Holmes per risolvere il caso; è la moglie, anzi, a svelare una delle due sottotrame – e l’omaggio alla stagione, probabilmente irripetibile, della letteratura siciliana del tempo. Pur poco funzionali all’intreccio, ecco infatti apparire il loquace e mammone Gesualdo Bufalino (come noto, reso fluviale nell’eloquio dall’enorme cultura e dal successo tardivo) e il tormentato Vincenzo Consolo, erede eretico proprio di Sciascia e del suo impegno civile. Sta in questo equilibrio spesso precario, venato da uno psicologismo affettuoso e tendente all’agiografismo soprattutto nei riguardi di Italo Calvino, la cifra di questo romanzo senile ma lucido, scritto in punta di penna da un’autrice che guarda alla stagione del romanzo in grado di smuovere le coscienze con ovvia nostalgia. Un rebus per Leonardo Sciascia è allora poco interessato al whodunit vero e proprio – ci sono tre investigatori diversi e due storie del passato che s’intrecciano tra loro con una catarsi che però è solo parziale – quanto piuttosto a svellere l’eterna indolenza dell’anima siciliana. Come nel caso della bieca maldicenza che accomuna quasi tutti i cittadini di Racalmuto: “L’ipocrisia e il tornaconto, ecco i due pilastri del buon vivere. In fondo in quel paese tutti avevano finto di essere fascisti, per non parlare della lotta separatista, quando i siciliani sperarono di far parte degli Stati Uniti”. Il messaggio dell’autrice non è però così fosco perché come ben sa chi vive sotto “l’ombra della linea della palma”, l’isola di Sciascia è capace di sorprendere. Come riassume con un’efficace battuta La Spina, infatti: “Non sapevo che in questo paese foste così acculturati.” Il poliziotto rise.“Diciamo che per noi la cultura è come la mafia. C’è ma non si vede. Eppure c’è”.
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Silvana La Spina è nata in Veneto da padre siciliano. Da molti anni vive tra Milano e Catania, e la Sicilia è alla base di quasi tutti i suoi romanzi. Tra gli ultimi, ricordiamo: La bambina pericolosa (Mondadori 2008), Un cadavere eccellente (Mondadori 2011), La continentale (Mondadori 2014), L’uomo che veniva da Messina (Giunti 2015), L’uomo del Viceré (Neri Pozza 2021), Angelica (Neri Pozza 2022), L’ombra dei Beati Paoli (Neri Pozza 2024). Con la raccolta di racconti Scirocco (La tartaruga 1992) ha vinto il premio Chiara.