Magic in the Moonlight; The Rover; Un amico molto speciale; La metamorfosi del male; The Perfect Husband; Il cacciatore di anatre: opinioni sui film nelle sale

L'illusionista cinese Wei Ling Soo (Colin Firth), considerato il più grande mago della sua epoca, è in realtà uno scorbutico ed arrogante inglese di nome Stanley Crawford, con un'avversione per i finti medium. Proprio per questo, Stanley viene contattato da un suo vecchio amico, Howard Burkan, con l'obiettivo di smascherare un'attraente chiaroveggente, Sophie Baker (Emma Stone), che con le sue "visioni" ha conquistato la ricca famiglia Catledge: la madre Grace, convinta di poter comunicare con il defunto marito, e il figlio Brice, innamorato perso di lei. Questa volta però, Stanley sembra aver trovato pane per i suoi denti e le sue certezze, piano piano, iniziano a sgretolarsi...

Magic in the Moonlight è l'ultima graziosa commedia di Woody Allen, che torna ad affrontare tematiche ricorrenti nella sua produzione come il rapporto tra illusione e magia, la crisi esistenziale, la frivolezza degli ambienti borghesi, l'amore come sentimento irrazionale e destabilizzante. Il tutto ambientato nell'affascinante e suggestiva Costa Azzurra di fine anni 20', tra automobili decappottabili, coppe di champagne e improbabili sedute spiritiche. Colin Firth si rivela assolutamente a proprio agio nel ruolo di colto gentlemen inglese spocchioso, disilluso e sarcastico; mentre Emma Stone si "limita" a tenergli testa. Nel complesso il film scorre via bene e si ride di gusto, riflettendo, come succede spesso guardando le commedie di Woody Allen, sul senso stesso dell'esistenza. Consigliato.

In un futuro prossimo, l'Australia è segnata dal degrado sociale ed economico. Eric (Guy Pearce), viaggiatore solitario, si ferma per una sosta in un sudicio ristorante, ma dopo pochi minuti tre rapinatori si impossessano della sua auto. Dopo un breve inseguimento e una dura colluttazione, i tre malviventi riescono a fuggire. Tuttavia, deciso a recuperare l'auto, Eric continua a seguire le loro tracce, fino a quando si imbatte in Reynolds (Robert Pattinson), fratello di uno dei rapinatori, ferito e abbandonato durante la fuga. Così Eric dedice di prendere in "ostaggio" Reynolds per farsi condurre nel nascondiglio della banda...

The Rover è un film molto interessante, l'ennesimo prodotto dagli australiani con un budget limitato. Il regista sceglie un approccio asciutto e lineare entrando subito nel cuore della vicenda, e lasciando agli spettatori l'arduo compito di comprendere il contesto, in cui regnano degrado, morte, solitudine e polvere, e le motivazioni che spingono i protagonisti a comportarsi in un certo modo, in particolare Eric, disposto a tutto pur di recuperare l'auto. A livello tematico, la storia gira intorno allo strano rapporto che si viene a creare tra Eric, uomo solitario, arrabbiato, disilluso e sentimentalmente arido, pienamente in sintonia con il contesto che lo circonda, e Reynolds, ragazzo giovane pieno di illusioni e speranze, a dispetto della situazione. Anche a livello visivo, il film è essenziale, ma le immagini caratterizzano bene la situazione e lo stato d'animo dei protagonisti. Ottime le performance di Guy Pearce e Robert Pattinson, che riesce a dimostrare il proprio valore interpretando un personaggio abbastanza complesso. Consigliato.

Parigi, vigilia di Natale. Antoine (Victor Cabal), sei anni, ha da poco perso il padre e sogna di fare un giro sulla slitta di Babbo Natale per raggiungerlo tra le stelle. Per questo quando un ladro vestito da Babbo Natale (Tahar Rahim) si materializza sul suo balcone, Antoine non può fare a meno di seguirlo. All'inizio l'uomo cerca di liberarsi del bambino, ma quando capisce le sue potenzialità decide di stare al gioco e di coinvolgerlo nella sua attività. Tuttavia tra i due finisce per crearsi uno strano rapporto che aiuterà entrambi...

Un amico molto speciale è una classico film sentimentale natalizio in bilico tra dramma e commedia. La storia, al di là della situazione di partenza, si sviluppa in modo prevedibile, così come l'evoluzione del rapporto tra adulto e bambino, ormai un classico della cinematografia di genere. La prova dei due attori è convincente e la visione complessivamente risulta piacevole, anche se a prevalere sono le situazioni sentimentali piuttosto che quelle comiche. D'altronde è difficile aspettarsi qualcosa di diverso da un film natalizio, pensato e realizzato per veicolare valori e suscitare precisi sentimenti.

La famiglia Porter, in vacanza nella Francia rurale, viene brutalmente uccisa. Dopo le prime ipotesi di un attacco animale, viene accusato della strage Talan Gwynek, un uomo dall’aspetto rozzo che vive proprio nei pressi della scena del crimine. L’avvocato Kate Moore, giovane americana che vive in Francia, prova a difenderlo insieme alla sua équipe, di cui fa parte anche il suo ex ragazzo. Convinta della sua innocenza, Kate decide di adottare un approccio scientifico per dimostrare che Talan è affetto da porfiria, una malattia rara che renderebbe l'uomo inoffensivo. Tuttavia durante i test medici, Talan perde il controllo e animato da una forza sovrumana inizia ad uccidere tutti coloro che tentato di catturarlo...

La metamorfosi del male è un film horror che mescola splatter, mockumentary e licantropi. Un polpettone che non funziona sotto nessun aspetto: lo spunto narrativo iniziale è interessante, ma lo sviluppo successivo finisce per rovinare ogni premessa; le inquadrature nervose, frenetiche, con continui cambiamenti di prospettiva, probabilmente funzionali ad accrescere la tensione (o più probabilmente a nascondere certi limiti), rendono davvero difficile sopportare tutta la visione e producono l'effetto contrario; le scene d'azione, di cui è ricco il film nella seconda parte, sembrano quasi amatoriali; infine la prova attoriale del cast è senza infamia e senza lode, e in generale non incide sul risultato finale. Per questo, in linea con quasi tutti gli horror di questa stagione (e non solo), La metamorfosi del male si rivela un film tranquillamente evitabile.

Viola (Gabriella Wright) e Nicola (Bret Roberts) stanno attraversando un periodo difficile. Il loro rapporto di coppia è stato messo a dura prova da un’interruzione di gravidanza che li ha travolti inaspettatamente. Per superare questa crisi decidono di passare un fine settimana in un vecchio chalet sperduto tra i boschi, ma tutto prenderà una china diabolica quando nella testa di uno dei coniugi si insinuerà un folle sospetto. Così quello che doveva essere un tranquillo weekend muterà improvvisamente in un incubo mortale...

Il successo ottenuto dal mediometraggio Un marito perfetto, uscito nel 2011, ha convinto il regista Lucas Pavetto a girare nuovamente il film avvalendosi di un cast internazionale. In questo modo è nato The Perfect Husband. La crisi di coppia che sfocia nella violenza non è certo un argomento nuovo a livello cinematografico, ma Pavetto ha il grande merito di dosare la tensione in modo perfetto e di scoprire le carte poco alla volta, fino a regalarci un epilogo tanto sconcertante quanto imprevedibile. Il ritmo sale con il passare dei minuti e si passa dal thriller psicologico della prima parte, in cui Viola sembra perseguitata da "qualcosa" che lo spettatore non riesce a comprendere, allo splatter della seconda, quando la violenza esplode in tutta la sua ferocia. Gli attori risultano convincenti e, guidati dal regista, riescono a mostrare i diversi risvolti psicologici dei loro personaggi. Anche considerando i limitati mezzi finanziari, The Perferct Husband si rivela un film di tutto rispetto; in relazione al genere, una delle sorprese più interessanti di tutta la stagione. Consigliato.

Anno 1942. Il fronte della guerra è ancora lontano e in un piccolo paese di provincia, tra il basso modenese e il Po, Mario e i suoi amici vivono spensierati gli anni della giovinezza. Ognuno di loro ha un proprio sogno da realizzare: Loris, il dongiovanni, spera di poter andare un giorno a Parigi e intanto intreccia una relazione con Luisa, la fidanzata di Archimede, il capo dei fascisti. Oreste il motociclista sogna una nuova moto. Gino è il matto del paese; vive solo, con un canarino e vorrebbe diventare sindaco. Mario è l’unico sposato ed ha una figlia, Alice, alla quale un giorno regalerà un vecchio pianoforte perché possa studiare musica, come avrebbe desiderato fare lui da piccolo. Ma l’arrivo della guerra e le disavventure della vita finiranno ben presto per travolgere i loro destini...

Il cacciatore di anatre di Egidio Veronesi è una produzione indipendente made in Italy. Il film è un'affresco sociale della vita di provincia durante gli anni del fascismo e del Secondo conflitto mondiale. Nella prima parte domina la leggerezza e la spensieratezza, tra sogni, lunghe bevute, pettegolezzi, tresche amorose e feste di paese, mentre nella seconda, segnata dalla guerra, si lascia spazio alle disillusioni, senza mai perdere la speranza. Da un punto di vista visivo, considerati i limitati mezzi finanziari, il film si rivela abbastanza piacevole, anche se il montaggio sonoro lascia un po' a desiderare. Tuttavia il vero problema riguarda la recitazione, troppo amatoriale per risultare accettabile. Un limite che influisce negativamente sul giudizio finale dell'opera, fermo restando uno spunto narrativo interessante e una buona resa visiva delle immagini.

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