Recensione: La Sistina svelata. Iconografia di un capolavoro, di Heinrich W. Pfeiffer

Titolo:
La Sistina svelata. Iconografia di un capolavoro
Autore: Heinrich W. Pfeiffer
Editore: Jaka Book
Pagine: 320
Anno di pubblicazione: 2021
Prezzo copertina: 50,00 €

Recensione a cura di Mario Turco

Basterebbero le terse parole del maestro Johann Wolfgang von Goethe a indicare l'importanza che la Cappella Sistina esercita ancora adesso per il genere umano: “Senza aver visto la Cappella Sistina non è possibile formare un’idea apprezzabile di cosa un uomo solo sia in grado di ottenere”. Capolavoro immortale per monumentalità artistica ed importanza religiosa, la principale cappella del palazzo apostolico e dell'intera Città del Vaticano è una delle opere più studiate al mondo. Dai volumetti presenti in qualunque bookstore museale ad ebook prenotabili su Amazon sembra impossibile aggiungere un punto di vista originale all'imponente mole di ricerche che l'hanno vista oggetto di riflessione. 


“La sistina svelata – Iconografia di un capolavoro”, curato dal professor Heinrich Pfeiffer, forte dell'esperienza accademica del suo autore che è professore emerito alla Facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa alla Pontificia Università Gregoriana, riesce invece nell'improbo compito. Il poderoso tomo di 352 pagine, stampato su carta patinata e grande formato, è il primo volume di un progetto grandioso che prevede l’uscita di 10 titoli, uno all’anno, nel mese di ottobre. La collana, intitolata Monumenta Vaticana Selecta è un programma editoriale di Jaca Book in collaborazione con Libreria Editrice Vaticana e Musei Vaticani. Il libro del teologo tedesco si avvale, grazie al generoso beneplacito delle alte sfere clericali, di un apparato iconografico veramente maestoso: le immagini delle varie parti dei dipinti della Cappella Sistina sono in altissima definizione e comprendono tutti i cicli di affreschi, con un grado di completezza difficilmente riscontrabile in altri libri. Ciò che il volume perde in maneggevolezza lo acquisisce in bellezza: “La Sistina svelata” merita di stare infatti in qualunque biblioteca di amanti, anche solo amatoriali, dell'arte non fosse altro che per la cura riservata alla parte grafica. Per quanto riguarda invece quella più propriamente di studio Pfeiffer mette a disposizione del lettore il proprio innovativo sguardo incentrato su due capisaldi teoretici: da una parte la disamina completa dei dipinti delle pareti laterali fra gli altri da Botticelli, Perugino, Signorelli e del lavoro di Michelangelo nella volta, nelle lunette e nella parete del Giudizio Universale, dall'altra un'esegesi di quei soggetti compiuta attraverso la simbologia e l'allegoria biblica. 


Su questo versante il libro fa un'operazione interessante perché invece che fornire, come magari sarebbe stato più comodo, il sunto di giudizi storico-artistici del passato ed attribuzioni oramai del tutto assodati dalla critica, fa un'esposizione particolareggiata della struttura simbolica che ordina coerentemente l’intera opera. Per far ciò Pfeiffer pone due pilastri a sorreggere il suo impianto teorico: che i lavori della Cappella Sistina rispondano ai precisi dettami dei teologi del tempo – in particolare di quelli sottostanti al committente principale che fu papa Sisto IV – e che le opere esprimano il loro messaggio tramite la teoria dei colori allegorici ricavabile da alcuni testi religiosi come l'Orazione della Immacolata di Francesco della Rovere (da cui “prende le mosse tutto il programma degli affreschi della Sistina”) e l'Apocalypsis Nova del beato Amedeo. Considerato che quindi i valori allegorici/simbolici dei dipinti sono più frutto di un'interpretazione a posteriori e non di dichiarate volontà degli artisti il lavoro del libro risente inevitabilmente di qualche forzatura. “Non possiamo più essere così ingenui da pensare che pittori come Raffaello e Michelangelo, per quanto geniali, abbiano personalmente ideato i contenuti dei temi illustrati nei loro dipinti” - dichiara nell'introduzione l'autore. Affermazione perentoria e sottoscrivibile che il professore però nel corso della sua lunga analisi arriva a far collidere al suo esatto opposto. Che consiste nell'investitura sacrale data ai dipinti della Cappella fornendo ad essi perfino una sorta di autorità in tema religioso. Così ogni fatto biblico presente nel ciclo della Sistina viene inscritto in un dialogo continuo con altre fonti, in una ricerca di legittimazione divina che può solo accontentare i fedeli cristiani ma non gli studiosi di altre confessioni e i laici. Forse bisognerebbe tornare al credo ecumenico di Goethe e farsi avvolgere da uno degli atti più ispirati dell'animale uomo.

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