Recensione: A.C.A.B. (2012)

Cellerino figlio di p.....a!!  Con questo ritornello, canticchiato dal bravissimo Pierfrancesco Favino, si apre l'esordio cinematografico di Stefano Sollima, regista apprezzato soprattutto in ambito televisivo. Un esordio brillante e direi importante per il tema trattato. La sceneggiatura è tratta dal romanzo A.C.A.B. di Carlo Bonini, che personalmente non ho letto. Come dicevo le tematiche affrontate in questo film sono diverse e di grandissima attualità. Si parte analizzando la vita, difficile, di un gruppo di poliziotti appartenenti al reparto celere, quindi in prima linea per il mantenimento dell'ordine pubblico durante manifestazioni, partite di calcio, ecc... Non è una passeggiata uscire tutti i giorni per strada e dover ricorrere sistematicamente alla violenza. Questo genera rabbia, tensione, intolleranza e alimenta, inevitabilmente, altra violenza, in una spirale senza fine (volendo usare le parole del film: occhio per occhio).
Sullo sfondo le grandissime problematiche sociali della capitale, utilizzata come icona per rappresentare tutte le città italiane. Problemi legati alla mancata integrazione, alla criminalità, alle difficoltà economiche, alle ideologie politiche, spesso determinanti per certi tipi di approcci. 

Un film che non si nasconde e in modo duro, spietato, brutale, cerca di raccontare, facendolo passare come film di genere, una realtà difficile, un degrado morale e civile che coinvolge, soprattutto, le nuove generazioni. L'aspetto più interessante, a mio avviso, è la capacità di mantenere un buon equilibrio su tematiche politicamente molto rilevanti. L'obiettivo, infatti, non è quello di screditare la figura del cellerino o di affermare che tutti i cellerini sono fascisti, razzisti e violenti; come non è quella di elevarli a infallibili paladini della giustizia e dell'ordine pubblico. L'obiettivo invece è quello di denunciare, forte e chiaro, l'assenza delle istituzioni che si limitano a condannare la violenza senza voler capire le reali problematiche che si nascondono dietro di essa, i disagi sociali (in primis quello dell'integrazione che alimenta, continuamente, nuove forme di estremismo e razzismo). In tal senso a me sembra che il film raggiunga bene il suo obiettivo, mantenendo anche un buon ritmo, tipico dei film d'azione. Tra l'altro si rivela anche una pellicola originale perchè sposta l'attenzione, per la prima volta, dalla parte delle forze dell'ordine, mostrandoci una realtà tutt'altro che banale o ordinaria. Anche da un punto di vista tecnico il film è fatto bene; il regista dimostra di avere uno sguardo attento sui personaggi, cogliendo gli aspetti più essenziali e rilevanti della loro personalità e della loro emotività. Il compito è facilitato da attori molto bravi e convincenti, tutti ampiamente sopra la sufficienza. L'unico aspetto che non mi ha convinto a pieno è il fatto che tutti i cellerini protagonisti hanno una vita privata complicata. Per carità le difficoltà quotidiane riguardano tutti, ma non posso credere che tutti coloro che compiono questo lavoro hanno dei problemi. Mi sembra una generalizzazione eccessiva e poco credibile.

Per il resto è un film scritto, diretto e recitato bene, originale, attuale, veloce. Da vedere insomma, anche per dimostrare che in Italia non esiste solo la commedia, come purtroppo dicono gli incassi al botteghino.

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