Recensione: LINCOLN (2012)

"Due cose uguali ad una stessa cosa sono uguali tra di loro".

Lincoln del maestro Steven Spielberg racconta gli ultimi quattro mesi di vita di Abraham Lincoln, uno dei presidenti più importanti nella storia americana. In particolare il film si sofferma sulla battaglia politica intrapresa dal presidente per l'abolizione della schiavitù, strettamente connessa con la guerra di secessione americana che, nel 1865, durava oramai da quattro anni.
Una battaglia politica condotta al limite della legalità, pur di raggiungere un traguardo fondamentale nella storia civile degli Stati Uniti d'America.

La sceneggiatura di Lincoln è basata sul libro "Team of Rivals: The Political Genius of Abraham Lincoln" di Doris Kearns Goodwin. Il film dunque parte dalla biografia di Lincoln per raccontare un momento storico e politico fondamentale nella vita democratica degli USA, ma in realtà il tema centrale dell'opera diventa l'arte del compromesso.

 
In tal senso il film, prendendo spunto dal passato, rappresenta un monito per la classe dirigente del presente; un invito ad abbandonare le posizioni più radicali per riscoprire l'arte del compromesso, fondamentale in politica per raggiungere dei risultati tangibili, soprattutto in momenti storici tanto delicati come quelli che stiamo vivendo. Un invito, dunque, a deporre l'ascia di guerra, mettere da parte le proprie posizioni estremiste (le ideologie oramai sono morte da tempo), per collaborare tutti insieme al raggiungimento dello scopo più alto, il fine ultimo della politica: il bene comune.
E proprio nell'arte del compromesso che brillava il tanto amato presidente Lincoln, pur con i suoi tanti difetti e problemi in ambito famigliare; il rapporto tormentato con la moglie, Mary Todd, a causa della morte prematura di due dei suoi quattro figli, e quello con il primogenito Robert, schiacciato dalla figura del padre e smanioso di prendere parte alla guerra civile.
Un film che indaga anche i retroscena della vita politica americana, dove la corruzione era già ampiamente diffusa; il voto in cambio di soldi o posti di lavoro non ci può non far pensare alle tristi vicende politiche del nostro Paese.


Spielberg, dunque, dirige un film di grande attualità, senza rinunciare a quel patriottismo che, da sempre, ha contraddistinto la sua produzione; non è un caso se in ogni scena importante  la bandiera a stelle e strisce è sempre ben in vista. Eppure bisogna riconoscere che il regista di Cincinnati non cade nella trappola della retorica, grande quando si affrontano tematiche come lo schiavismo, e non ricorre a toni eccessivamente lacrimevoli, ma al contrario dirige un film sobrio, equilibrato, con toni pacati e dialoghi estremamente brillanti.
Un film che basa la propria forza principalmente sulla strepitosa interpretazione di Daniel Day-Lewis, nei panni di Lincoln, che sicuramente gli varrà l'Oscar come miglior attore protagonista, e su quella degli altri componenti del cast; da Tommy Lee Jones, nei panni del burbero Thaddeus Stevens, leader del partito Repubblicano, che contenderà l'Oscar come migliore attore non protagonista a Christoph Waltz; a Sally Field, nei panni dell'ambigua Mary Todd, candidata all'Oscar come migliore attrice non protagonista.
Una nota di merito va anche a trucco e parrucco perchè guardando i volti degli attori e quelli originali dei personaggi storici sono davvero simili, se non proprio uguali in molti casi.


Lincoln, dunque, pur affrontando la stessa tematica di Django (la schiavitù) rappresenta la sua antitesi. Se infatti il film di Tarantino si fa apprezzare per la velocità, la tensione, la follia, l'imprevedibilità, il gusto pulp e personaggi eccentrici; Lincoln punta sull'equilibrio, la ferma aderenza alla realtà, toni pacati e personaggi ben calibrati.
Una scelta, quella di Spielberg, che naturalmente non piacere a tutti, perchè il film per molti risulterà lento, eccessivamente verboso e poco avvincente, ma che personalmente ho apprezzato proprio perchè richiama ad una dimensione di realtà, e quindi di attualità, trasmettendo un messaggio politico consivisibile e di grande rilevanza. Infatti, paradossalmente, il tema dello schiavismo è centrale più in Django che in Lincoln, nonostante quest'ultimo parli proprio dell'abolizione della schiavitù.

Per tutto questo Lincoln, candidato a 12 premi Oscar, al pari di Django e per motivazioni opposte, merita di essere visto. Consigliato.

USCITA CINEMA:
GENERE: Biografico, Drammatico, Storico
REGIA: Steven Spielberg
SCENEGGIATURA: Paul Webb, John Logan, Tony Kushner
ATTORI: Daniel Day-Lewis, Sally Field, David Strathairn, Joseph Gordon-Levitt, Tommy Lee Jones, James Spader, Hal Holbrook, John Hawkes, Jackie Earle Haley, Bruce McGill, Tim Blake Nelson, Joseph Cross, Jared Harris, Lee Pace, Peter McRobbie, Gulliver McGrath, Gloria Reuben, Jeremy Strong
FOTOGRAFIA: Janusz Kaminski
MONTAGGIO: Michael Kahn
MUSICHE: John Williams
PRODUZIONE: Office Seekers Productions, Amblin Entertainment, DreamWorks SKG
DISTRIBUZIONE: 20th Century Fox
PAESE: USA 2012
DURATA: 150 Min
FORMATO: Colore 

LIBRI & CULTURA CONSIGLIA...