Titolo: Il cassetto delle parole nuove
Autore: Monica Cantieni
Editore: Longanesi
Pagine: 248
Anno di pubblicazione: 2013
Prezzo copertina: 14,90 €
Recensione a cura di Valentina Alessandrella
La bambina, voce narrante e protagonista della storia, è stata “comprata” da un orfanotrofio per 365 franchi svizzeri, dopo un periodo di “prova” con la sua nuova famiglia adottiva. Senza passato e nemmeno futuro, si ritrova improvvisamente catapultata nel mondo sconosciuto del Nord Europa. La difficoltà con la quale non sempre riesce ad avvicinarsi a quella nuova realtà, non è soltanto causata da una vista debolissima, bensì dall’incapacità di mettere insieme le parole e legarle al loro senso nel mondo.
I genitori adottivi, preoccupati dei problemi della piccola, decidono di portarla da un medico che spiega loro che spesso i bambini “che entrano dalla porta” maturano molto più lentamente rispetto a coloro che nascono in una famiglia propria. Sarà dunque la nuova famiglia a regalare alla bambina il calore che le è sempre mancato, in particolare il padre e il nonno che -oltre all’immenso affetto dimostratole ogni giorno- la aiuteranno con la scoperta del mondo, ideando un piccolo stratagemma: il sistema delle scatole. In queste scatole, suddivise in “ieri”, “adesso” e “domani”, la protagonista conserverà le parole che apprenderà durante la sua crescita, in modo da non dimenticarne nessuna, custodendole tutte gelosamente.
Questo splendido romanzo d’esordio introduce tematiche sociali molto importanti e profonde come ad esempio l’adozione, parola chiave dell’intero racconto. La bambina non ha un nome perché possedere un nome significherebbe avere un’identità e lei, “acquistata” quasi fosse un oggetto, ne è certamente priva. Persino “la Capa” dell’orfanotrofio le suggerisce di fingere di non avere problemi di vista così da non rischiare che la famiglia adottiva rifiuti di prenderla con sé perché difettosa. Il tema sollevato ci permette di comprendere la sofferenza dei bambini abbandonati e anche quella dei genitori che non possono avere figli e quindi cercano nell’adozione il modo di supplire ai vuoti della vita.
Un altro argomento piuttosto importante che ritroviamo nel romanzo è il razzismo e il timore degli stranieri di essere cacciati da un paese che permette loro il minimo indispensabile per la sopravvivenza. Il disprezzo per la diversità che impregna questa triste realtà, l’incomprensione e la solitudine, sono descritti in modo davvero delicato, considerando che a narrare la storia è proprio la dolce bambina in adozione. L’autrice ha saputo gestire egregiamente il punto di vista della bambina, riuscendo a strapparci un sorriso persino nelle situazioni più cupe e angoscianti, come quando leggiamo della piccola che descrive la siccità in Africa parlando di laghi e fiumi che si prendono un “periodo di vacanza”.
Consiglio questo intenso e commovente romanzo a coloro che desiderano una lettura in grado di far riflettere sul mondo che ci circonda, a coloro che desiderano imbattersi in un romanzo che a volte sa essere anche duro, così come è dura la realtà nella quale viviamo. Magari, in alcuni tratti, la narrazione potrà sembrare un po’ lenta ma, procedendo con il racconto, non si potrà non desiderare di avere a disposizione tutto il tempo del mondo per lasciarsi trascinare dalla verità che tocca queste pagine, riga dopo riga.
L'AUTRICE
Monica Cantieni, nata nel 1965 a Thalwil, nei pressi di Zurigo, lavora per la Radiotelevisione svizzera. Vive tra Wettingen e Vienna. Il cassetto delle parole nuove è stato finalista allo Swiss Book Award 2011.
Autore: Monica Cantieni
Editore: Longanesi
Pagine: 248
Anno di pubblicazione: 2013
Prezzo copertina: 14,90 €
Recensione a cura di Valentina Alessandrella
La bambina, voce narrante e protagonista della storia, è stata “comprata” da un orfanotrofio per 365 franchi svizzeri, dopo un periodo di “prova” con la sua nuova famiglia adottiva. Senza passato e nemmeno futuro, si ritrova improvvisamente catapultata nel mondo sconosciuto del Nord Europa. La difficoltà con la quale non sempre riesce ad avvicinarsi a quella nuova realtà, non è soltanto causata da una vista debolissima, bensì dall’incapacità di mettere insieme le parole e legarle al loro senso nel mondo.
I genitori adottivi, preoccupati dei problemi della piccola, decidono di portarla da un medico che spiega loro che spesso i bambini “che entrano dalla porta” maturano molto più lentamente rispetto a coloro che nascono in una famiglia propria. Sarà dunque la nuova famiglia a regalare alla bambina il calore che le è sempre mancato, in particolare il padre e il nonno che -oltre all’immenso affetto dimostratole ogni giorno- la aiuteranno con la scoperta del mondo, ideando un piccolo stratagemma: il sistema delle scatole. In queste scatole, suddivise in “ieri”, “adesso” e “domani”, la protagonista conserverà le parole che apprenderà durante la sua crescita, in modo da non dimenticarne nessuna, custodendole tutte gelosamente.
Questo splendido romanzo d’esordio introduce tematiche sociali molto importanti e profonde come ad esempio l’adozione, parola chiave dell’intero racconto. La bambina non ha un nome perché possedere un nome significherebbe avere un’identità e lei, “acquistata” quasi fosse un oggetto, ne è certamente priva. Persino “la Capa” dell’orfanotrofio le suggerisce di fingere di non avere problemi di vista così da non rischiare che la famiglia adottiva rifiuti di prenderla con sé perché difettosa. Il tema sollevato ci permette di comprendere la sofferenza dei bambini abbandonati e anche quella dei genitori che non possono avere figli e quindi cercano nell’adozione il modo di supplire ai vuoti della vita.
Un altro argomento piuttosto importante che ritroviamo nel romanzo è il razzismo e il timore degli stranieri di essere cacciati da un paese che permette loro il minimo indispensabile per la sopravvivenza. Il disprezzo per la diversità che impregna questa triste realtà, l’incomprensione e la solitudine, sono descritti in modo davvero delicato, considerando che a narrare la storia è proprio la dolce bambina in adozione. L’autrice ha saputo gestire egregiamente il punto di vista della bambina, riuscendo a strapparci un sorriso persino nelle situazioni più cupe e angoscianti, come quando leggiamo della piccola che descrive la siccità in Africa parlando di laghi e fiumi che si prendono un “periodo di vacanza”.
Consiglio questo intenso e commovente romanzo a coloro che desiderano una lettura in grado di far riflettere sul mondo che ci circonda, a coloro che desiderano imbattersi in un romanzo che a volte sa essere anche duro, così come è dura la realtà nella quale viviamo. Magari, in alcuni tratti, la narrazione potrà sembrare un po’ lenta ma, procedendo con il racconto, non si potrà non desiderare di avere a disposizione tutto il tempo del mondo per lasciarsi trascinare dalla verità che tocca queste pagine, riga dopo riga.
L'AUTRICE
Monica Cantieni, nata nel 1965 a Thalwil, nei pressi di Zurigo, lavora per la Radiotelevisione svizzera. Vive tra Wettingen e Vienna. Il cassetto delle parole nuove è stato finalista allo Swiss Book Award 2011.
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