SHIKASTA di Doris Lessing - La recensione in anteprima

Titolo: Shikasta
Autore: Doris Lessing
Editore: Fanucci
Pagine: 496
Anno di pubblicazione: 2013
Prezzo copertina: 20,00 €


Recensione a cura di Marika Bovenzi

Shikasta è il primo dei cinque romanzi del ciclo Canopus in Argos, in cui Doris Lessing ha creato un nuovo cosmo articolato in una serie di nuovi pianeti tra cui la Terra che prende il nome appunto di Shikasta, termine persiano che significa distrutta, inferma, indebolita; ed è proprio così che questa terra appare a causa del malessere che alberga in essa provocato dai suoi abitanti. Avversario di Shikasta sarà il pianeta Shammat dell’Impero di Puttoria, che tenterà di sfruttare le catastrofi che si svolgono sul pianeta opposto trasformandole in veri e propri caos violenti per produrre energia volta alla sua sussistenza.

Pur non seguendo un filo cronologico preciso, l'autrice da al lettore le basi con cui poter affrontare questo viaggio galattico del suo mondo, partendo dalle origini fino ad arrivare alla colonia di Rohanda, che viene denominata poi Shikasta a causa del degrado etico e morale, per non parlare di quello sociale e politico degli indigeni nativi. L’opera è divisa in due registri fondamentali. Il primo caratterizzato da una serie di documenti\relazioni di Johor (George Sherban) o estratti di raccolte storiche, antropologiche e filosofiche pubblicate a Canopo che riportano informazioni riguardo un’epoca passata e gli ultimi giorni di Shikasta prima del disfacimento totale. Il secondo registro si impernia su una sorta di diario di Rachel Sherban, sorella di Johor, da cui si evincono frammenti di lettere personali, le cui tematiche toccano ora avvenimenti politici locali, come il passaggio dalla Seconda guerra mondiale con relativo dopoguerra e l’arrivo imminente della Terza guerra mondiale, ora avvenimenti interlocali come la conquista dell’Europa da parte della Cina. A fare da intermediario a questi due registri troviamo le Armate della gioventù chiamate a disciplinare giovani poco inclini alla pace che abbracciano l’ignoranza.

Uno dei punti di forza del romanzo risulta la caratterizzazione dei personaggi; l'autrice infatti passa con grande disinvolture da un carattere all’altro senza sfociare nel banale o nello scontato, e cambia di volta in volta modo di agire e di pensare utilizzando linguaggi specifici e particolari pertinenti a ogni figura delineata. La ricchezza dei registri linguistici è data dal fatto che la Lessing riesce a utilizzare un linguaggio forte plasmando la lingua originaria su creature aliene, e passando senza forzature da un tempo presente a forme di passato. Troviamo un linguaggio politico con uno sfondo satirico, quando la stessa autrice introduce personaggi delle alte sfere, come i Signori di Shammat, o richiami a mondi classici come l’inferno di Dante, quando narra delle creature disperate ai confini di Shikasta.

Doris Lessing, dunque, utilizza un genere fantascientifico per mandare un chiaro messaggio di stampo sociale al lettore, caratterizzato dall’analisi di una società moderna con relative problematiche, che vanno dalle questioni politiche alle questioni economiche  in cui l’uomo si trova costantemente a confrontarsi, spesso con un senso di oppressione e di impotenza. Le stesse esperienze personali della scrittrice in qualche modo influenzano l’opera trattando vicende comunitarie di oggi in un mondo fatto di verosimiglianza e invenzione, il cui punto di partenza è in un certo senso la religione di ogni cultura; basandosi effettivamente sul Vecchio Testamento cristiano, ma anche sulle letture sacre alla base di altre razze. Per quanto riguarda l’ambientazione, oltre ai pianeti che compaiono come schieramenti opposti, su Shikasta un ruolo centrale è attribuito all’Africa, caratterizzata da minuziose descrizioni di luoghi fisici e naturali.

Per tutto questo il libro rappresenta una straordinaria sintesi della prospettiva cosmica con il politico e il personale, a cui fanno da sfondo diverse culture moderne, come a voler allargare il concetto di umanità con una conoscenza più vasta. A mio particolare avviso è una delle opere a cui non bisogna rinunciare, un cult da conservare nelle librerie private accanto ai grandi classici.
 
L'AUTRICE
Doris May Taylor (1919-2013), questo il vero nome della Lessing, nasce nel 1919 a Kermanshah, ora Iran, da genitori inglesi. Nel 1925 la famiglia si trasferisce in Rhodesia, l’attuale Zimbabwe, dove Doris rimane fino al 1949. Il suo primo romanzo, L’erba canta, viene pubblicato a Londra nel 1950, dopo il suo trasferimento in Gran Bretagna. Famosa per Il taccuino d’oro, Memorie di una sopravvissuta, Sotto la pelle, Doris Lessing è stata un’icona di molte cause, dall’anticolonialismo al femminismo, ma con il suo spirito libero e indipendente è sempre sfuggita a ogni steccato, politico o di genere letterario che fosse. Nel 2007 le è stato attribuito il Nobel come ‘cantrice dell’esperienza femminile, che con scetticismo, passione e potere visionario ha messo sotto esame una civiltà divisa’.Con Fanucci Editore ha pubblicato: Memorie di una sopravvissuta, Mara e Dann, La storia del generale Dann, di sua figlia Mara, di Griot e del cane delle nevi, Una comunità perduta, Il senso della memoria, Discesa all’inferno e, appartenenti al ciclo Canopus in Argos, Un pacifico matrimonio e Un luogo senza tempo.

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