Il vizio dell'arte; L'amante indegno e altre novità Adelphi in libreria da aprile

Titolo: Il vizio dell'arte
Autore: Alan Bennett
Editore: Adelphi
Pagine: 138
Anno di pubblicazione: 2014
Prezzo copertina: 12,00 €


I lettori italiani sanno fare i loro conti, e conoscono bene la quantità di risate che Alan Bennett riesce a scatenare quando maneggia uno spunto anche elementare (la sgradita visita di topi d'appar­tamento, ad esempio), o ritrae personaggi familiari in situazioni incongrue (un'anziana regnante cui capita in mano, per la prima volta o quasi, un libro). Per calcolare quanto rideranno qui, basterà dunque fare la somma fra un compito apparentemente banale (correggere un libretto d'opera) e i due eccentrici, litigiosi e, com'è ovvio, spiritosissimi mostri sacri chiamati a svolgerlo, nel corso di un lungo battibecco immaginario ma tremendamente verosimile: W.H. Auden, nientemeno, e Benjamin Britten.

Titolo: L'amante indegno
Autore: Rudolf Borchardt
Editore: Adelphi
Pagine: 145
Anno di pubblicazione: 2014
Prezzo copertina: 10,00 €


«Chi voglia avere una prima idea dell’Amante indegno, il racconto che Rudolf Borchardt scrisse nel 1929, potrebbe immaginare l’arte di un geniale precursore della Blixen, che sia risalito molto indietro, fino alla prosa fredda e complicatissima dell’ultimo Goethe ... Il lungo racconto è la storia di un contagio, di una degradazione e di un disastro. Attraverso il viso e le parole di Konstantin von Schenius, il losco s’insinua nella bella casa dei Luttring: invade gli animi, e li tenta. Borchardt ne rende in modo impareggiabile la forza d’attrazione, l’atmosfera, la corruzione che rapidissimamente getta attorno a sé: la tensione che getta nelle anime nobili e la loro inutile difesa. Perché la baronessa Tina von Luttring tanto bella e altera, si perde così rapidamente? Non è possibile nessuna difesa quando gli dèi, mascherati da Figaro, tentano gli esseri umani? O i Luttring, questi eroi della forma, sono in realtà creature debolissime e fragili? Borchardt non risponde a queste domande. Con straordinaria intensità, ci racconta una storia misteriosa, che deve finire come una tragedia classica».

Titolo: Foglie rosse e altri racconti
Autore: William Faulkner
Editore: Adelphi
Pagine: 254
Anno di pubblicazione: 2014
Prezzo copertina: 20,00 €


I racconti di William Faulkner sono scaturiti dalla stessa materia dei grandi romanzi dell’autore. Vi ritroviamo così il microcosmo della contea di Yoknapatawpha, trasfigurazione di quella di Lafayette, nel suo Mississippi, con quel particolare métissage prodotto da un secolo e mezzo di invasioni coloniali, immigrazioni e conflitti tra etnie, classi e generazioni: indiani Chikasaw e schiavi neri braccati come selvaggina, bianchi poveri e benestanti, tagliagole portuali e gente per bene, vigliacchi e altruisti capaci di occasionali eroismi, sopravvissuti della guerra civile e reduci della prima guerra mondiale. E vi ritroviamo, contiguo a questo brulichio di personaggi elevati ad archetipi, un paesaggio inconfondibile, dove la cieca tensione alla sopravvivenza pervade un susseguirsi di boschi e borghi, piantagioni e viottole sterrate, terre dissodate e foreste popolate di cervi, luoghi incendiati da meriggi accecanti o sfiorati da interminabili, «strani crepuscoli» in cui si condensa una disillusione immedicabile. Prigionieri di un determinismo da cui non riesce a liberarli l’effimera euforia dei balli, del whisky, del gioco d’azzardo, dei combattimenti dei galli, tutti sembrano abitati da pensieri imperscrutabili. Eppure proprio in questo agitarsi impotente Faulkner trova il segreto «del cuore umano e dei suoi dilemmi»: un segreto esteso a tutto il mondo animato e inanimato, se persino delle vecchie finestre sfondate ricordano «occhi colpiti da cateratte». Un segreto che può essere rivelato – e riscattato – solo da una lingua e uno stile attenti ai battiti più riposti.
 
Titolo: I detective selvaggi
Autore: Roberto
Bolaño
Editore: Adelphi
Pagine: 688
Anno di pubblicazione: 2014
Prezzo copertina: 25,00 €


«Anziché lo scrittore,» ha detto una volta Roberto Bolaño «mi sarebbe piaciuto fare il detective privato. Sicuramente sarei già morto. Sarei morto in Messico, a trenta, trentadue anni, sparato per strada, e sarebbe stata una morte simpatica e una vita simpatica». Simpatica, eppure segnata già dalla sconfitta e dalla follia, dissipata e bohémienne, esaltante e allucinata, dopata di sesso, poesia, marijuana e mezcal, è sicuramente la vita dei protagonisti di questo libro, che Enrique Vila-Matas ha descritto come «il viaggio infinito di uomini che furono giovani e disperati, ma non si annoiarono mai». I detective selvaggi è infatti il romanzo delle loro avventure, ed è quindi un romanzo di formazione; ma è anche un romanzo giallo nonché, come tutti quelli di Bolaño, un romanzo sul rapporto tra la finzione e la realtà. Un libro, ha scritto un critico messicano, «simile a uno stadio dove la gente entra ed e­sce in continuazione», e dove, come avviene in 2666, si incrociano e si aggrovigliano, spesso contraddicendosi, le «versioni» di un'infinità di personaggi (tutta gente che «on the wild side» non si è limitata a farci un giro): poetesse scomparse nel deserto del Sonora e puttane in fuga, ex scrittori di avanguardia e magnaccia imbufaliti, architetti vaneggianti e poliziotti corrotti, cameriere libidinose e poeti bisessuali, e poi avvocati, editori, neonazisti e alcolizzati. «Credo» ha affermato Bolaño «che il mio romanzo possegga tante letture quante sono le voci che contiene. Lo si può leggere come un'agonia. Lo si può leggere anche come un gioco».

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