Titolo: Acqueforti di Buenos Aires
Autore: Roberto Arlt
Editore: Del Vecchio
Pagine: 320
Anno di pubblicazione: 2014
Prezzo copertina: 15,00 €
Borseggiatori, mendicanti, oscure presenze e gente comune formano un affresco a tinte forti in cui Arlt mette in dubbio la necessità e le modalità della modernizzazione: l’arrivo della corrente elettrica, il telefono, gli edifici nuovi che non riconoscono più a quelli vecchi alcuna funzione pratica né decorativa, ridotti a ruderi di un passato che si rifiuta di essere cancellato, ma che pare non voler prendere parte alla costruzione del futuro. Alt racconta la "vita dello spirito" di una popolazione cittadina che sente il terreno franare sotto i piedi e si aggrappa a una spensierata serietà che talvolta rischia di rendere la vita meno luminosa di come potrebbe essere, ma ancor più interessante da raccontare, perché quello che conta per lo scrittore è «stare nell’anima di tutti, assieme a tutti. Da qui la grande allegria: sapere di non essere solo».
Roberto Arlt nasce a Buenos Aires nel 1900, da una famiglia di origini prussiane. Scrittore, drammaturgo e giornalista, ebbe una vita tormentata e ricca di eventi, segnata dalla sofferenza per la severa educazione impostagli in famiglia e da un profondo conflitto con la figura paterna. Espulso a otto anni dalla scuola perché troppo indisciplinato, continuò a studiare da autodidatta, svolgendo i più disparati lavori: imbianchino, commesso, facchino, e cominciando poi a scrivere per diversi giornali, fino a fare del giornalismo narrativo la sua professione, raccontando i maggiori eventi politici del suo tempo, tra cui la guerra civile spagnola, e divenendo un insuperato modello per gli scrittori della generazione del boom, tra i quali Gabriel García Márquez, Isabel Allende e Jorge Luis Borges.
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Autore: Roberto Arlt
Editore: Del Vecchio
Pagine: 320
Anno di pubblicazione: 2014
Prezzo copertina: 15,00 €
Borseggiatori, mendicanti, oscure presenze e gente comune formano un affresco a tinte forti in cui Arlt mette in dubbio la necessità e le modalità della modernizzazione: l’arrivo della corrente elettrica, il telefono, gli edifici nuovi che non riconoscono più a quelli vecchi alcuna funzione pratica né decorativa, ridotti a ruderi di un passato che si rifiuta di essere cancellato, ma che pare non voler prendere parte alla costruzione del futuro. Alt racconta la "vita dello spirito" di una popolazione cittadina che sente il terreno franare sotto i piedi e si aggrappa a una spensierata serietà che talvolta rischia di rendere la vita meno luminosa di come potrebbe essere, ma ancor più interessante da raccontare, perché quello che conta per lo scrittore è «stare nell’anima di tutti, assieme a tutti. Da qui la grande allegria: sapere di non essere solo».
Roberto Arlt nasce a Buenos Aires nel 1900, da una famiglia di origini prussiane. Scrittore, drammaturgo e giornalista, ebbe una vita tormentata e ricca di eventi, segnata dalla sofferenza per la severa educazione impostagli in famiglia e da un profondo conflitto con la figura paterna. Espulso a otto anni dalla scuola perché troppo indisciplinato, continuò a studiare da autodidatta, svolgendo i più disparati lavori: imbianchino, commesso, facchino, e cominciando poi a scrivere per diversi giornali, fino a fare del giornalismo narrativo la sua professione, raccontando i maggiori eventi politici del suo tempo, tra cui la guerra civile spagnola, e divenendo un insuperato modello per gli scrittori della generazione del boom, tra i quali Gabriel García Márquez, Isabel Allende e Jorge Luis Borges.
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