Recensione: LA SOLITUDINE DEL LUPO di Jodi Picoult

Titolo: La solitudine del lupo
Autore: Jodi Picoult
Editore: Corbaccio
Pagine: 406
Anno di pubblicazione: 2015 

Prezzo copertina: 18,60


Recensione a cura di a Eleonora Cocola

Il giovane Edward Warren, che vive in Thailandia da anni, all’improvviso è costretto a raggiungere la sua famiglia nel New Hampshire: suo padre Luke e sua sorella Cara, di soli diciassette anni, hanno avuto un incidente d’auto che ha lasciato la ragazza ferita a una spalla e l’uomo con gravi danni cerebrali, in coma irreversibile. I medici propongono ai famigliari di Luke di staccare la spina, e poiché i genitori sono divorziati e Cara è minorenne, Edward è l’unico che può decidere qualcosa riguardo al destino di suo padre.

Il fatto è che la famiglia Warren nasconde qualche scheletro nell’armadio: il rapporto fra Edward e Luke si è rotto anni prima per un motivo misterioso che ha indotto il ragazzo a tagliare i rapporti con la sua famiglia; Cara è piena di rancore verso il fratello che l’ha abbandonata e di sensi di colpa per lo stato in cui si trova suo padre - per qualche motivo poco chiaro si sente infatti responsabile dell’incidente. Anche Luke ha un passato particolare: il suo lavoro di naturalista lo ha portato a vivere in una riserva di lupi e a diventare parte del loro branco.

La storia viene raccontata a più voci dai vari membri della famiglia, alternando le vicende dei Warren riuniti intorno al capezzale di Luke alla narrazione dell’incredibile vita tra i lupi di quest’ultimo. La solitudine del lupo è un romanzo dal ritmo complessivamente incalzante, anche per via di due misteri, custoditi rispettivamente da Edward e da Cara, che incombono pesantemente sui personaggi lungo tutta la storia, e che vengono svelati solo alla fine. Quando a parlare è Luke, rievocando il suo passato fra i lupi, si ha l’impressione di fare una pausa e di entrare in un’altra dimensione, quella in cui ci verrà svelato il senso profondo del libro. Le vicende dell’uomo sono estremamente interessanti e da sole costituiscono la benzina che dà forza al romanzo, tanto che in confronto il resto sembra una cornice di cui volendo si potrebbe fare a meno. Si ha quasi l’impressione che gli scheletri nell’armadio dei due ragazzi servano all’autrice per creare un’aspettativa che renda originale la storia, anche se poi alla fine i misteri non si rivelano così straordinariamente degni di nota.

A rendere drammatica la circostanza della famiglia Warren è la questione dell’eutanasia, riguardo alla quale Cara ed Edward sono schierati su posizioni opposte; la tematica permetterebbe un approfondimento psicologico delle ragioni intime che spingono le azioni dei personaggi a cui si sarebbe potuto dare ancora più spazio. Ciò non toglie nulla alla gradevolezza della lettura, ma a volte si coglie una sorta di sforzo da parte dell’autrice per rendere interessanti le dinamiche famigliari, quando queste ultime sarebbero interessanti di per sè, senza alcun bisogno dell’elemento mistero che invece qui prevale non poco. Le due situazioni, quella presente dei famigliari di Luke e quella passata dell’uomo e del suo branco di lupi, sembrano avere poco o nulla in comune, ma in realtà si prestano a un confronto ricco di spunti di riflessione: spesso nelle dinamiche del branco è possibile riconoscere quelle famigliari, ad esempio nella suddivisione dei ruoli ricoperti dai vari componenti. Ma tra uomini e lupi c’è una bella differenza, e se la gerarchia di un branco è rigida come quella di un clan mafioso, il tempo e le circostanze portano una famiglia a cambiare: i legami evolvono, si spezzano e dopo anni si ricostituiscono. E se il branco si disperde alla morte del lupo alfa, un lutto può contribuire al riunirsi di una famiglia, alla riscoperta di affetti che nonostante il tempo e il rancore restano incrollabili.

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