Recensione a cura di Eleonora Cocola
In uno sperduto villaggio finlandese ogni ragazzino, alla soglia del suo tredicesimo compleanno, deve compiere una sorta di iniziazione, un rito di passaggio dall’infanzia all’età adulta: la prova consiste nel trascorrere un giorno e una notte nelle foreste finlandesi, tornando con una testa di animale come trofeo di caccia. È giunto questo importante momento per il giovanissimo Oskari (Onni Tommilla), che, come se la pressione non fosse già sufficiente, porta anche il peso di essere un “figlio d’arte”: suo padre è uno dei cacciatori più celebri del paese, e il ragazzo fa fatica a sentirsi all’altezza della situazione. Ma il destino ha in serbo per lui qualcosa di ben più pericoloso di un orso o un cervo: il suo cammino si incrocia nientemeno che con quello del presidente degli Stati Uniti d’America Moore (interprtato da Samuel L. Jackson), colpito da un attentato e perseguitato dai terroristi. Oskari è costretto a lasciar perdere la caccia per vestire i panni di un’improbabile guardia del corpo…
Il regista finlandese Jalmari Helander imbocca la strada dell’action movie omaggiando il cinema anni 80-90, del quale Big Game è infarcito di citazioni (da Indiana Jones a Karate Kid, fino addirittura a E.T.). La trama richiama il classico film d’azione di argomento complottista molto anni 90, il tono non è mai troppo serio, tra scelte registiche al limite del demenziale e situazioni potenzialmente tragiche smorzate da dialoghi leggeri e battute facete. L’inizio, viste l’ambientazione finlandese indubbiamente affascinante, la tematica del passaggio dall’infanzia all’età adulta e quella del rapporto padre-figlio, è promettente: l’impressione è quella che si stia guardando qualcosa di più di un semplice action movie. C’è poi il classico macro-tema del rapporto tra uomo e
natura, con il contrasto fra la figura del ragazzino, legata alla terra, alla natura incontaminata di cui il film da delle visioni spettacolari, e quella del presidente, correlata al mondo artificiale dell’uomo, alla tecnologia, alle armi. E c’è una riflessione sulla natura umana: l’uomo più potente del mondo incontra un ragazzino indifeso e insicuro, ma la situazione porta un ribaltamento dei ruoli, e la sopravvivenza del presidente è garantita dal coraggio che il ragazzino scopre di avere. Peccato che andando avanti il lato trash prenda decisamente il sopravvento, soffocando i risvolti di cui sopra: e se nel complesso il film risulta sicuramente leggero, gradevole e a tratti divertente, dà l’idea di un’occasione sprecata.
In uno sperduto villaggio finlandese ogni ragazzino, alla soglia del suo tredicesimo compleanno, deve compiere una sorta di iniziazione, un rito di passaggio dall’infanzia all’età adulta: la prova consiste nel trascorrere un giorno e una notte nelle foreste finlandesi, tornando con una testa di animale come trofeo di caccia. È giunto questo importante momento per il giovanissimo Oskari (Onni Tommilla), che, come se la pressione non fosse già sufficiente, porta anche il peso di essere un “figlio d’arte”: suo padre è uno dei cacciatori più celebri del paese, e il ragazzo fa fatica a sentirsi all’altezza della situazione. Ma il destino ha in serbo per lui qualcosa di ben più pericoloso di un orso o un cervo: il suo cammino si incrocia nientemeno che con quello del presidente degli Stati Uniti d’America Moore (interprtato da Samuel L. Jackson), colpito da un attentato e perseguitato dai terroristi. Oskari è costretto a lasciar perdere la caccia per vestire i panni di un’improbabile guardia del corpo…
Il regista finlandese Jalmari Helander imbocca la strada dell’action movie omaggiando il cinema anni 80-90, del quale Big Game è infarcito di citazioni (da Indiana Jones a Karate Kid, fino addirittura a E.T.). La trama richiama il classico film d’azione di argomento complottista molto anni 90, il tono non è mai troppo serio, tra scelte registiche al limite del demenziale e situazioni potenzialmente tragiche smorzate da dialoghi leggeri e battute facete. L’inizio, viste l’ambientazione finlandese indubbiamente affascinante, la tematica del passaggio dall’infanzia all’età adulta e quella del rapporto padre-figlio, è promettente: l’impressione è quella che si stia guardando qualcosa di più di un semplice action movie. C’è poi il classico macro-tema del rapporto tra uomo e
natura, con il contrasto fra la figura del ragazzino, legata alla terra, alla natura incontaminata di cui il film da delle visioni spettacolari, e quella del presidente, correlata al mondo artificiale dell’uomo, alla tecnologia, alle armi. E c’è una riflessione sulla natura umana: l’uomo più potente del mondo incontra un ragazzino indifeso e insicuro, ma la situazione porta un ribaltamento dei ruoli, e la sopravvivenza del presidente è garantita dal coraggio che il ragazzino scopre di avere. Peccato che andando avanti il lato trash prenda decisamente il sopravvento, soffocando i risvolti di cui sopra: e se nel complesso il film risulta sicuramente leggero, gradevole e a tratti divertente, dà l’idea di un’occasione sprecata.