Recensione: IL SERPENTE OUROBOROS di E.R. Eddison

Titolo: Il serpente Ouroboros
Autore:
E.R. Eddison
Editore: Castelvecchi
Pagine: 428
Anno di pubblicazione: 2015
Prezzo copertina: 22,00 €
  


Recensione a cura di Marika Bovenzi

Il Serpente Ouroboros è un capolavoro della letteratura epica-fantastica. Un volume unico in cui si mescolano mitologia antica, greca, nordica e celtica. La storia ci viene presentata sotto forma di viaggio-sogno intrapreso da Lessingham, un uomo visionario, abitante di Wasdale. A metà del secondo capitolo però, Lessingham sparisce e di lui non si sa più nulla. Resta soltanto il mondo creato dai suoi sogni. Un mondo illusorio e incantato ambientato sul pianeta Mercurio, diviso a sua volta in vari regni: Demonland, Witchland, Pixieland e Goblinland.

E proprio nel cuore di questi reami si svolge la vicenda da cui tutto ha inizio. Per stabilire chi sia il più forte tra tutti, il sovrano di Witchland, Re Gorice XI, sfida i signori di Demonland (a sua volta governata da tre fratelli: Juss, Goldry Bluszco e Spitfire) a un duello. L'incontro di lotta si svolge su territorio neutrale, ma il povero Re di Witchland perde contro Goldry Bluszco. Leggenda vuole però che quando un sovrano di Witchland muoia si apra una porta misteriosa nella Torre di Ferro di Carcë, la capitale, e ne esca il nuovo Re, che a sua volta conserva tutti i ricordi e le capacità dei suoi predecessori. Così il nuovo Gorice XII medita vendetta: evoca un emissario infernale che rapisce Goldry. Da questo momento la storia si dirama in due direzioni: da una parte Juss, guidato da incantesimi parte alla ricerca del fratello; dall’altra Spitfire difende Demonland dagli attacchi degli eterni avversari. Quando alla fine Witchland cade, non viene proclamato il tredicesimo sovrano, bensì gli dei concedono agli eroi un desiderio. Il giorno dopo, le navi di Witchland arrivano alle porte di Demonland, portando la sfida di Gorice XI. Lo scorrere del tempo si annoda su se stesso come il Serpente Ouroboros, e le epopee cominciano da capo.

Le ambientazioni del romanzo sono semplicemente meravigliose. Accompagnati da descrizioni magistrali, l’autore ci narra di luoghi incantati, laghi, terre lontane, castelli, vallate e mari. Per quanto riguarda i personaggi invece, ben 120 si succedono in questo immenso viaggio. Tra i più strambi e particolari vanno ricordati: i generali di Witchland, il vecchio Corund, dalle fattezze assire, e il giovane Corinius, bello e dannato; Lord Gro, consigliere di Re Gorice, mesto filosofo, sostenitore dei più deboli; e la fazione femminile, rappresentata dalla scaltra e audace Lady Macbeth, da regine alimentate dalla fiamma guerriera, nonché da principesse narcisiste e orgogliose.

Lo stile è elegante, potente e a tratti aristocratico. Un romanzo multiculturale in cui si mescolano tematiche tipiche dei romanzi cavallereschi, come l’Orlando Furioso e La Chanson de Roland; l’epicità di opere classiche come l’Iliade e il Poema del mio Cid; la drammaticità e la tragedia delle opere shakesperiane; l’eroicità impressa nelle saghe nordiche.

Un romanzo d’altri tempi che, a mio avviso, non può mancare nella libreria di ogni lettore.  

L'AUTORE
E.R. Eddison (Leeds, 1882–1945). Studioso delle leggende nordiche, dopo Il serpente Ouroboros, suo esordio nella narrativa, ha scritto il ciclo noto come «Trilogia di Zimiamvia », poesie e riscritture di saghe nordiche. Già apprezzato dai suoi contemporanei J.R.R. Tolkien, C.S. Lewis e James Stephens, è oggi riconosciuto come uno dei padri dell’epic fantasy, irrinunciabile punto di riferimento per generazioni di autori, da Ursula K. Le Guin a Clive Barker, fino a Michael Moorcock.

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