Recensione: IO SONO ZERO di Luigi Ballerini

Titolo: Io sono Zero
Autore: Luigi Ballerini
Editore: Il Castoro
Pagine: 192
Anno di pubblicazione: 2015 

Prezzo copertina: 15,50 €


Recensione a cura di Marika Bovenzi

Io sono Zero è il romanzo del premio Andersen Luigi Ballerini che, attraverso una storia distopica e fantascientifica, narra al lettore di problemi psicologici ed emotivi legati alla sfera adolescenziale. Zero è il protagonista di questa vicenda: quattordicenne addestrato a pilotare droni militari e a combattere una guerra informatica, non sa cosa sia il sole, né la neve, né i cambiamenti climatici; lui non ha famiglia, non sa chi siano i genitori, e non ha nessuno che assista ai suoi trionfi o ai suoi fallimenti.

Il suo unico punto di riferimento è la voce femminile di Madar, che lo istruisce, lo conforta e lo segue senza mai mostrarsi di persona. Le sue giornate sono monotone: esercizio fisico e ore da passare davanti alla postazione interattiva di comando. Però, al di fuori della realtà di Zero c’è la vita che tutti conosciamo. Lui non è conscio di questa realtà: è cresciuto in isolamento, convinto che il Mondo che conosce sia l’unico esistente. Ma quando un black out improvviso oscura il suo Mondo, Zero scopre la verità. Inizialmente è convinto di essere all’interno di un’esercitazione, e continua a crederlo anche quando si trova improvvisamente all’aperto, in un luogo privo di soffitto e pareti asettiche. Sopraffatto dalle novità, il ragazzo perde i sensi e viene raccolto da una dottoressa, Stefania, che decide di prendersene cura assieme al marito Luca. Comincia così la battaglia interiore del protagonista. Quale sarà la realtà reale? Chi è veramente Zero?

Il romanzo si svolge in due momenti e ambientazioni diverse: dapprima nel Mondo, un ambiente chiuso, freddo, sterile, impersonale, stretto, e nel quale tutto è controllato da macchine e pc; poi nel mondo reale, fatto di emozioni, sentimenti, colori, cielo, cambiamenti climatici e persone. Protagonista indiscusso del romanzo è Zero, un ragazzino che si ritrova a combattere contro se stesso e la sua coscienza: cresciuto senza il contatto fisico, senza le premure materne, la tenerezza, e senza aver mai visto o toccato un altro essere umano, viene catapultato in un mondo completamente opposto al suo. Tutte le sue certezze crollano. Il dover affrontare situazioni ed emozioni completamente estranee al suo modo di essere, innescano in lui una serie di cambiamenti volti a mettere in luce il suo lato umano: terrorizzato, sconcertato, alienato e fragile, nettamente in contrasto con quello indottrinato e ferreo con cui è stato cresciuto.

Lo stile è semplice, diretto e lineare. Nel romanzo, Zero e Stefania si alternano come narratori donando maggiore profondità all’indagine psicologica. Quest’ultima è strettamente legata alle tematiche psico-emotive, sentimentali e sociali trattate dallo scrittore: i rischi previsti dalle tecnologie, come il continuo alienarsi degli adolescenti in mondi virtuali, piuttosto che vivere la vita reale; la paura di cambiare; il dolore scaturito dal cambiamento; la speranza di una vita migliore; l’incertezza difronte a qualcosa di nuovo; il coraggio di accettare la diversità e abituarsi a qualcosa che si ignora e di cui non si hanno conoscenze. L’unico difetto, a mio avviso, risiede nel fatto che le descrizioni sono poco approfondite: tutta la storia e le emozioni provate dal protagonista si concentrano su un’unica lotta tra vita reale e irreale, mentre il resto (ambientazioni e personaggi secondari) fanno semplicemente da sfondo alla storia.

Un romanzo di formazione consigliato agli appassionati del genere, ma soprattutto alla sfera adolescenziale.

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