Recensione: SENZA NOME di Wilkie Collins

Titolo: Senza nome
Autore: Wilkie Collins  
 
Editore: Fazi
Pagine: 801
Anno di pubblicazione: 2015 

Prezzo copertina: 18,50 €


Recensione a cura di Eleonora Cocola

Norah Vanstone ha ventisei anni e sua sorella Magdalen solo diciotto quando una tragedia colpisce la loro famiglia: i genitori muoiono repentinamente lasciandole non solo orfane, ma anche in una condizione che nell’Inghilterra dell’ottocento non era poco comune, quella dei senza nome. Norah e Magdalen non sapevano che, per una sfortunata serie di coincidenze, non erano figlie legittime dei loro genitori, e nonostante il legame di sangue che li legava a loro non esisteva alcun legame di tipo legale a tutelarle.

Le due ragazze sono così costrette a passare da una condizione benestante a non avere nulla, neanche un tetto sopra la testa; Norah e Magdalen sono due persone estremamente diverse, e le differenze che le separano si fanno vedere anche nel modo in cui reagiscono alla difficile situazione: l’una affrontando il proprio destino con rassegnazione, l’altra ostinandosi a combatterlo.

Per chi ha amato la Signora in bianco, Senza nome è una lettura irrinunciabile: Collins non smentisce le sue incredibili doti narrative e crea un intreccio coinvolgente in grado di tenere il lettore con gli occhi incollati alle pagine dall’inizio alla fine. Zii truffatori, perfidi cugini, amori contrastati, gigantesse svitate, governanti che tramano nell’ombra, colpi di scena, rovesciamenti di fortuna e chi più ne ha più ne metta: in questo libro non manca proprio niente, e ogni elemento è studiato e approfondito nei minimi dettagli. Nessun personaggio risulta superficiale o privo di complessità, nessuna soluzione narrativa è lasciata al caso o poco lavorata.

I dialoghi sono spesso protagonisti, anche se il loro ruolo è il più delle volte quello di perpetrare inganni e celare la verità. A raccontare i veri moti d’animo dei personaggi ci pensano l’acume dell’autore e i dettagli nascosti negli oggetti, nei paesaggi, nei gesti. È a questo che servono le minuziose descrizioni, che invece di rallentare la lettura arricchiscono il romanzo conferendogli una nota impressionistica e prettamente pittorica: sembra insomma di vedere un quadro in continuo movimento. E del resto Collins era figlio di un pittore e tra i suoi migliori amici c’erano i fondatori della Confraternita Preraffaellita: ecco quindi che dall’arte figurativa Collins impara ad affidare agli oggetti più comuni e ai gesti del corpo il compito di parlare di un sentimento, e a caricare i paesaggi di significati connessi con le vicende che vi si svolgono. Il tutto affrontando pure un argomento spinoso di estrema attualità per il suo tempo.

Considerato il maestro del giallo, con questo romanzo Wilkie Collins si conferma un maestro e basta.

L'AUTORE
Wilkie Collins, nato a Londra nel 1824 e figlio del pittore di paesaggi William, è considerato il padre del genere poliziesco. Studiò Legge e divenne avvocato, senza praticare mai la professione legale, ma utilizzando la conoscenza del crimine nelle sue opere. Amico di Charles Dickens, fu uno dei più prolifici tra gli scrittori vittoriani. Scrisse venticinque romanzi, più di cinquanta racconti e numerose opere teatrali. Oltre a Senza nome, Fazi Editore ha pubblicato La donna in bianco, La pietra di Luna, La Legge e la Signora, Armadale, Il fiume della colpa, Basil, La veste nera, Uomo e donna e Foglie cadute. 

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