Recensione: LA CASA DELLE VERGINI di Ami McKay

Titolo: La casa delle vergini
Autore: Ami McKay
Editore: Beat
Pagine: 336
Anno di pubblicazione: 2015 

Prezzo copertina: 9,00 €


Recensione a cura di Eleonora Cocola

Non esiste in natura un figlio che non ami la propria madre; ma di genitrici snaturate, più o meno incapaci di dare alla loro prole l’amore che merita, ce ne sono eccome. La madre di Moth, ad esempio: tedesca nera e indovina ciarlatana dei bassifondi della New York di fine Ottocento, la donna vende sua figlia dodicenne a una ricca signora per un pugno di monete. Moth è convinta che sua madre lo faccia con le migliori intenzioni, per assicurare a entrambe un futuro meno miserevole del presente; ma quando, fuggita dalla
casa della padrona violenta, la ragazzina cerca rifugio nella sua vecchia casa di Christie Street, ci trova un’estranea, e l’unica informazione che riesce a reperire su sua madre è che se n’è andata chissà dove.

Per la bambina inizia l’epopea della vita di strada, fra tentativi di furto, aggressioni evitate per un pelo, notti disturbate dallo zampettare dei ratti. Quando incontra la bella ed elegante Mae, Moth intravede uno spiraglio, la possibilità di un futuro diverso; la ragazza la conduce con sè alla “casa delle vergini”: un luogo in cui le fanciulle vengono addestrate per poter soddisfare tutte le esigenze degli uomini; si dice persino che la loro purezza sia in grado di curare malattie e malformazioni.

Se quando pensate alla New York di fine Ottocento vi vengono in mente le suggestive atmosfere aristocratiche de L’età dell’innocenza, leggete La casa delle vergini: vedrete l’altro lato della medaglia, quello meno conosciuto e celebrato. Nell’affresco vivido e accurato dipinto da McKay le ragazze nel migliore dei casi vendono fiammiferi e pannocchie calde, nel peggiore finiscono per fare merce di se stesse. Si tratta di un mondo in cui la vita non è vita ma sopravvivenza, tra fame, freddo, e nessuna sicurezza di arrivare indenni a domani.

Il posto perfetto in cui ambientare un romanzo di formazione, l’epopea di una piccola protagonista forte e tenera; Moth è solo una bambina, ma si trova ad affrontare difficoltà enormi: la già citata tripletta di fame freddo e ratti, ma soprattutto la mancanza dell’amore di sua madre, la solitudine, la violenza, le speranze che poco a poco si infrangono. Sulle spalle, troppo fragili per reggere tanti pesi emotivi, si oppongono due suggeritori: da una parte la bella Miss Everett, tenutaria del tempio di Cupido in cui le vergini vengono deflorate da uomini spesso malati; dall’altra la dottoressa Sadie, una donna forte e anticonformista, che fa di tutto per preservare la salute delle ragazzine costrette a prostituirsi. Con Moth la sua ambizione è ancora più alta: la dottoressa vorrebbe curare le ferite della sua anima e strapparla a un destino di degrado fisico e morale.

In questa lotta fra bene e male, Moth è costretta a tirare fuori tutta la personalità e la forza di cui è capace: struggente nella sua solitudine e nel suo amore non corrisposto per la mamma, ammirevole per la sua forza d’animo, la piccola è una protagonista indimenticabile e con cui non è difficile entrare in empatia. La voce della dottoressa Sadie, che si alterna a quella di Moth nella narrazione, è un po’ debole e talvolta, laddove va a spiegare situazioni che si deducono facilmente dal racconto della ragazza, rallenta il ritmo della lettura; stesso effetto lo hanno le note a pie’ di pagina, il più delle volte assolutamente superflue. Nel complesso comunque la vividezza delle atmosfere, la serietà dei temi trattati e la profonditò della protagonista fanno di questo romanzo una lettura molto gradevole e coinvolgente.
 
L'AUTRICE
Ami McKay è nata in Indiana. Il suo romanzo d’esordio, The Birth House, ha ottenuto numerosi riconoscimenti in Canada, tra cui il prestigioso CBA Libris Awards. Con La casa delle vergini ha raggiunto il successo e la notorietà internazionali. Vive in Nova Scotia con il marito e i due figli.

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