Titolo: Terra perduta
Autore: Ann Moore
Editore: Beat
Pagine: 443
Anno di pubblicazione: 2016
Prezzo copertina: 16,50 €
Recensione a cura di Eleonora Cocola
Gli anni quaranta dell’Ottocento furono un periodo turbolento: un po' tutta l’Europa era attraversata dai movimenti rivoluzionari nazionalistici, e l’Irlanda non faceva eccezione. La popolazione rurale viveva schiava degli inglesi, pagando faticosamentel’affitto per lavorare una terra impossibile da riscattare – coltivata prevalentemente a patate, il cibo dei poveri per eccellenza. Gli O’Malley per esempio, discendenti di quelli che un tempo erano padroni
di un’enorme tenuta, si trovano a vivere ammucchiati in una casupola di pietra con un tetto di paglia.
Sembra di vederli, il padre Patrick con il figlio Ryan a spaccarsi la schiena nei campi, mentre la nonna insegna a cucire alla piccola Gracelin e a suo fratello Sean, rimasto menomato nell’incidente in cui è morta la loro madre. Quando Grace è ormai una bellissima quindicenne dagli occhi blu e dai capelli rosso scuro – un’autentica bellezza irlandese, sembra aprirsi uno spiraglio di speranza per gli O’Malley: Bram Donnelly, il ricco figlio del proprietario terriero inglese, s’infatua di Grace e chiede la sua mano a Patrick; il quale non può che concedergliela, perché i Donnelly possiedono proprio la terra che gli O’Malley e i loro vicini coltivano, e imparentarsi con loro significa avere salva la vita anche davanti allo spettro ormai incombente della Grande Carestia.
Nelle pagine splendidamente scritte di questo romanzo la terra irlandese non è semplicemente descritta: si può dire che la vera protagonista di questo romanzo sia proprio l’Irlanda, tanto si percepiscono la sua vitalità e la sua forza: il paesaggio affascinante, mutevole e ribelle, il popolo allegro per natura, pieno di dignità e di forza d’animo. Grace, protagonista indiscussa, non è che l’incarnazione del suo Paese – bellissima, indomita, altruista: più un essere leggendario, una Regina dei Pirati, che un essere umano. In nome della sopravvivenza della sua famiglia e di quelle dei suoi amici e vicini sopporta in silenzio le violenze del marito; rischia la vita per salvare una manciata di affittuari dalla fame, tira fuori un coraggio da leonessa per difendere la figlia, il padre, gli amici. La sua grandezza d’animo e la capacità di amare ricordano l’indimenticabile Maggie di Uccelli di rovo; il suo attaccamento alla terra e la sua forza richiamano alla memoria un’altra eroina di origini irlandesi – la Rossella O’Hara di Via col vento.
Gli altri personaggi, che non raggiungono (quasi) mai tali vette di eroismo, sono tutti ben caratterizzati, perfettamente integrati nella trama ben ordita: le vicende personali degli O’Malley e dei loro amici si intrecciano con i fatti storici delle rivolte irlandesi, della carestia, dell’inizio della diaspora. Il risultato è un romanzo storico dai tratti fortemente epici, coinvolgente, emozionante e ben scritto. Primo capitolo di una trilogia dedicata alla storia moderna dell’Irlanda, alle rivolte e alle sofferenze dei suoi abitanti, questo libro è una lettura irrinunciabile per chi ama questo Paese; e a chi non lo conosce farà venire una gran voglia di andarci e subirne il meraviglioso fascino.
L'AUTRICE
Ann Moore è nata a Burford, in Inghilterra. Laureata in Inglese presso la Western University di Washington, ha scritto tre romanzi storici incentrati sulle carestie, le migrazioni e le rivolte d’Irlanda. Con Terra perduta ha ottenuto un notevole successo di pubblico. Attualmente vive a Bellingham, nello stato di Washington, con la famiglia.
Autore: Ann Moore
Editore: Beat
Pagine: 443
Anno di pubblicazione: 2016
Prezzo copertina: 16,50 €
Recensione a cura di Eleonora Cocola
Gli anni quaranta dell’Ottocento furono un periodo turbolento: un po' tutta l’Europa era attraversata dai movimenti rivoluzionari nazionalistici, e l’Irlanda non faceva eccezione. La popolazione rurale viveva schiava degli inglesi, pagando faticosamentel’affitto per lavorare una terra impossibile da riscattare – coltivata prevalentemente a patate, il cibo dei poveri per eccellenza. Gli O’Malley per esempio, discendenti di quelli che un tempo erano padroni
di un’enorme tenuta, si trovano a vivere ammucchiati in una casupola di pietra con un tetto di paglia.
Sembra di vederli, il padre Patrick con il figlio Ryan a spaccarsi la schiena nei campi, mentre la nonna insegna a cucire alla piccola Gracelin e a suo fratello Sean, rimasto menomato nell’incidente in cui è morta la loro madre. Quando Grace è ormai una bellissima quindicenne dagli occhi blu e dai capelli rosso scuro – un’autentica bellezza irlandese, sembra aprirsi uno spiraglio di speranza per gli O’Malley: Bram Donnelly, il ricco figlio del proprietario terriero inglese, s’infatua di Grace e chiede la sua mano a Patrick; il quale non può che concedergliela, perché i Donnelly possiedono proprio la terra che gli O’Malley e i loro vicini coltivano, e imparentarsi con loro significa avere salva la vita anche davanti allo spettro ormai incombente della Grande Carestia.
Nelle pagine splendidamente scritte di questo romanzo la terra irlandese non è semplicemente descritta: si può dire che la vera protagonista di questo romanzo sia proprio l’Irlanda, tanto si percepiscono la sua vitalità e la sua forza: il paesaggio affascinante, mutevole e ribelle, il popolo allegro per natura, pieno di dignità e di forza d’animo. Grace, protagonista indiscussa, non è che l’incarnazione del suo Paese – bellissima, indomita, altruista: più un essere leggendario, una Regina dei Pirati, che un essere umano. In nome della sopravvivenza della sua famiglia e di quelle dei suoi amici e vicini sopporta in silenzio le violenze del marito; rischia la vita per salvare una manciata di affittuari dalla fame, tira fuori un coraggio da leonessa per difendere la figlia, il padre, gli amici. La sua grandezza d’animo e la capacità di amare ricordano l’indimenticabile Maggie di Uccelli di rovo; il suo attaccamento alla terra e la sua forza richiamano alla memoria un’altra eroina di origini irlandesi – la Rossella O’Hara di Via col vento.
Gli altri personaggi, che non raggiungono (quasi) mai tali vette di eroismo, sono tutti ben caratterizzati, perfettamente integrati nella trama ben ordita: le vicende personali degli O’Malley e dei loro amici si intrecciano con i fatti storici delle rivolte irlandesi, della carestia, dell’inizio della diaspora. Il risultato è un romanzo storico dai tratti fortemente epici, coinvolgente, emozionante e ben scritto. Primo capitolo di una trilogia dedicata alla storia moderna dell’Irlanda, alle rivolte e alle sofferenze dei suoi abitanti, questo libro è una lettura irrinunciabile per chi ama questo Paese; e a chi non lo conosce farà venire una gran voglia di andarci e subirne il meraviglioso fascino.
L'AUTRICE
Ann Moore è nata a Burford, in Inghilterra. Laureata in Inglese presso la Western University di Washington, ha scritto tre romanzi storici incentrati sulle carestie, le migrazioni e le rivolte d’Irlanda. Con Terra perduta ha ottenuto un notevole successo di pubblico. Attualmente vive a Bellingham, nello stato di Washington, con la famiglia.
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