Recensione: LA STREGA DEL MARE di Matilde Di Franco

Titolo: La strega del mare
Autore: Matilde Di Franco
Editore: Nulla Die
Pagine: 348
Anno di pubblicazione: 2016
Prezzo copertina: 20,00 €

Recensione a cura di Marika Bovenzi

In un’Italia meridionale controllata in maniera diretta dagli spagnoli, dopo la pace di Cateau-Cambrésis, enormi tasse e tributi per sostenere le guerre e una vita di lusso, e assoluti favoritismi per i ceti nobiliari, laici e soprattutto ecclesiastici, dilapidavano i territori dei viceré, dove a farne le spese erano i popolani. Tra questi, a causa dell’ignoranza, dell’analfabetismo e della cieca devozione in una religione feroce, vigeva un assoluto e marcio senso di giustizia, dettato perlopiù dal
fanatismo religioso che vedeva nella diversità un nemico efferato.

In questo contesto storico si sviluppa il romanzo di Matilde Di Franco, ambientato in due immaginarie cittadine siciliane, Galluzzo e Roccamarina, che rispecchiano quei territori di mare e di terra divisi tra borghesia e popolo umile. Protagonista indiscussa di questa società gretta, giudiziosa e accusatrice è Crocifissa Madonia, una ragazza bellissima e intelligente, nata purtroppo in un’epoca sbagliata e inquisitoria. Essa trascorre l’infanzia a Galluzzo con un padre violento e ottuso che, desideroso di avere un erede maschio, schiavizza la moglie e tratta male la sua prole femminile di cui non vede l’ora di liberarsi attraverso matrimoni convenienti e offerte lavorative.

E proprio grazie ad un posto di lavoro vacante a Roccamarina, Crocifissa abbandona la casa familiare per dirigersi in quella di un ricco notaio. Lì diventa la serva personale della figlia di Ernesto Cancemi, un uomo tanto colto quanto subdolo. Ma la sua nuova vita è destinata a diventare un inferno: a causa della sua bellezza, attira numerosi sguardi indiscreti di uomini locali che, venendo rifiutati, cominciano a far circolare delle voci strane sulla ragazza. Strega, è la parola che viene sussurrata dagli abitanti di Roccamarina in tutte le strade, le case, le botteghe e le stalle. E ben presto, la gente locale la accusa di tutte le stranezze che accadono, come la nascita di animali deformi, gli incidenti degli uomini, le malattie dei bambini e il prosciugamento dei pozzi. Ovviamente una voce tira l’altra e la chiesa non perde l’occasione per rendere Crocifissa un esempio lampante dell’operato ecclesiastico, ergendosi a giudice e boia della ragazza e condannandola addirittura al carcere. Riuscirà Crocifissa a liberarsi dei pregiudizi e ad avere un lieto fine?

Con un linguaggio artificioso, Matilde Di Franco fa di Crocifissa l’esempio delle angherie, delle vessazioni, delle ingiustizie, dei maltrattamenti e delle persecuzioni subite da molte donne nel corso della storia, la cui unica colpa è stata quella di vivere in anni bui, arretrati e tiranni. Inoltre, attraverso le vicissitudini della protagonista, mette in risalto l’abuso del potere ecclesiastico e la manipolazione mentale adoperata dalla chiesa su menti disinformate e illetterate. Personalmente, ho apprezzato questo romanzo in primo luogo per le descrizioni accurate di una società governata con prepotenza dagli istinti e dalla corruzione maschile, in cui, gli uomini per essere rispettati ricorrono alla violenza e alla voce grossa; in secondo luogo, per la protagonista reale e genuina che mossa da intelletto e passioni affronta a testa alta sia i ricchi annoiati e spregevoli che il popolino. Infine, credo fermamente che le tematiche di questo romanzo come i pregiudizi, le persecuzioni e le condanne alla diversità, siano un chiaro monito verso i preconcetti dimostrati ancora oggi nei confronti di differenti etnie, culture lontane, malattie e di tutto ciò che l’essere umano non arriva a comprendere nell’immediato. 

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