In occasione della Giornata della Memoria, la recensione de "Il partigiano Edmond", di Aharon Appelfeld

Se vi è capitato di spulciare tra le recensioni presenti nel blog, sicuramente vi siete accorti dei numerosi titoli presenti nella sezione dedicata alla Shoah. Questo perché ogni anno mi piace offrire la giusta attenzione all'Olocausto, soprattutto alla luce di alcuni eventi di cronaca recente. Le violenze, il razzismo, l'antisemitismo, l'emergere e l'espandersi di partiti e movimenti estremisti impongono a tutti una riflessione e un'attenzione particolare verso la Storia, in particolar modo verso la più grande tragedia del XX secolo. Per questo, ho pensato di spendere qualche parola per uno dei libri più significativi pubblicati nel 2017, Il partigiano Edmond (Guanda), scritto da chi quegli orrori li ha vissuti in prima persona. Aharon Appelfeld, ebreo di origine ucraina, fu deportato insieme alla famiglia in un campo di concentramento in Transnistria, dal quale riuscì a fuggire. Nei tre anni successivi si nascose nelle foreste, dove
visse a contatto con un'umanità variegata. Alla fine della guerra raggiunse l'Italia e da qui si imbarcò nel 1946, approdando in Palestina.

Aharon Appelfeld
Appelfeld ha raccontato la sua esperienza e quelli di altri sopravvissuti in una decine di libri, tra cui Il partigiano Edmond. Quest'ultimo, ambientato in Ucraina durante l'ultimo anno del secondo conflitto mondiale, racconta la storia di un ragazzo, Edmond, che a diciassette anni si unisce ad una banda di partigiani ebrei, dopo essere riuscito a scappare dal ghetto. Tra di essi vi sono il capitano Kamil, intellettuale grosso e coraggioso; il suo vice Felix, basso e taciturno; Danzig, il gigante dal cuore tenero che si prende cura di Milio, il bambino che comunica solo con lo sguardo; la saggia e affettuosa Nonna Tsirel, capace di aiutare il gruppo con le sue visioni; gli infaticabili Tsila, cuoca che prova a tenere alto il morale, e Reb Hanock, sarto cieco dalla nascita; il piccolo Mikhael, bambino brillante tormentato dal ricordo dei suoi cari; e tanti altri. Grazie a tutti loro, ai libri, alle serate meditative, allo spirito di solidarietà, all'aiuto verso i più deboli, alle azioni eroiche compiute per salvare gli ebrei dai treni diretti ai campi di concentramento, Edmond riesce a dare un senso nuovo alla propria esistenza, brutalmente trasfigurata dalla guerra e dalle persecuzioni. Raccontanto con un linguaggio semplice e chiaro, Il partigiano Edmond è un libro intenso. Una storia che parla di coraggio, solidarietà, sofferenza, eroismo, fede e amore per il prossimo. Un romanzo che offre anche uno sguardo inedito sugli ebrei, troppo spesso dipinti solo come vittime inermi.

"Nonna Tsirel ripeteva che la separazione fra vita e morte è molto sottile, oggi siamo qui e domani lì. Senza paura, stare insieme è come essere in una fortezza." 

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