Recensione: Teresa Filangieri. Una duchessa contro un mondo di uomini, di Carla Marcone

Titolo: Teresa Filangieri. Una duchessa contro un mondo di uomini
Autore: Carla Marcone
Editore: Scrittura & Scritture
Pagine: 158
Anno di pubblicazione: 2017
Prezzo copertina: 13,50 €


Recensione a cura di Marika Bovenzi
 
In un mondo in cui la storia è sempre stata scritta dai vincitori e mai dai vinti, e in cui nei secoli tutto è ruotato intorno ad una società a stampo maschilista, rare sono state le donne capaci di ribellarsi e innalzarsi contro rigide e ferree imposizioni sociali. Alle famose Emmeline Pankhurst, Lucrezia Borgia, Caterina de’ Medici, Mary Shelley, Jane Austen, Maria Montessori e tante altre donne emancipate

della storia mondiale, si affianca una figura altrettanto importante, ma dimenticata ai più: sto parlando di Teresa Filangieri, una nobildonna napoletana dell’800 che, grazie al carisma, alla determinazione e alla forza di volontà, riuscì al suo tempo a divenire una vera e propria paladina per i deboli, gli oppressi e i bambini. 

Vista del porto di Napoli (Gaspar van Wittel)
Il libro si apre su una Napoli post Unità d’Italia, dilaniata dal colera, distrutta dalla miseria e madre di bambini abbandonati a morire per le strade di stenti e malattie. E proprio in questo clima caotico nasce e cresce la protagonista del romanzo, figlia del generale Carlo Filangieri Principe di Satriano, che le impone una rigida educazione e la obbligherà ad un matrimonio forzato con il duca di Roccapiemonte, Vincenzo Ravaschieri-Fieschi. La sua vita matrimoniale non è tra le più felici e, come se non bastasse, a tutto il dispiacere si aggiunge la perdita della sua amata figlia. Ormai distrutta e disillusa, decide di non voler trascorrere la sua vita rinchiusa nel suo lutto e nella gabbia dorata che gli uomini della sua vita le hanno costruito intorno e si dedica anima e corpo al volontariato, ad aiutare i cosiddetti “des miserables”, e a perseguire il sogno di una vita di aprire il primo ospedale pediatrico per malattie infettive. E proprio quest’ultimo progetto prende vita dalle rovine di un palazzo del ‘700, il Sant’Orsola di proprietà dell’esercito. Da quel momento in poi, Teresa Filangieri si rivolterà contro ogni istituzione esistente, mentalità gretta e ostile, uomini arroganti, affinché ogni scugnizzo di Napoli sarà accolto nella struttura per essere curato e cresciuto.

Teresa Filangieri
Lo stile dell’autrice non è semplice, al contrario è arzigogolato e a tratti richiama una scrittura classicheggiante. Il linguaggio è forbito e spesso ricco di intercalari in dialetto napoletano, facilmente comprensibili grazie alle note esplicative a piè di pagina. La minuziosità dell’autrice nel descrivere una Napoli ottocentesca, fatta di particolari vicoli, del putridume dei bassifondi contrapposto alle sfavillanti ville nobiliari, e dell’antica gloria di civiltà passate, ci dimostra quanto Carla Marcone abbia effettuato studi di storia locale. Inoltre, pur essendo un romanzo in cui la realtà storica e i personaggi realmente esistiti (come Alfonso Casanova e Paolina Craven), si mescolano a fatti e figure di mera fantasia, l’autrice riesce a far spiccare la protagonista indiscussa descrivendone le gioie e i dolori che il suo animo si ritrova ad affrontare; i sogni di una vita; i patimenti fisici; i pregiudizi e le offese di una società fallocratica. 

Teresa Filangieri
Attraverso il romanzo, conosciamo una Teresa Filangieri fragile, umana, sensibile e altruista che, grazie al suo spirito combattivo e al fervente desiderio di aiutare i deboli, riuscì nell’impresa immane e pericolosa di salvare tutta Napoli da una malattia infettiva. Non mancano tematiche di fondo alla storia come: la lotta all’emancipazione femminile; lo spirito materno; l’avanguardismo; la ribellione alla costumanza dell’epoca. Personalmente, ho apprezzato moltissimo il fatto che l’autrice ci abbia descritto a 360° un personaggio non molto conosciuto, ma che ha risollevato le sorti di un’intera città in un momento difficile. L’unico commento negativo che mi sento di fare è il fatto che il linguaggio aulico, unito alle descrizioni e ai fatti storici, spesso ne rallentano la fluidità della lettura.

In conclusione è un romanzo che mi sento di consigliare a tutti gli appassionati della letteratura femminile, e a chi ha voglia di conoscere qualcosa in più sulla storia partenopea.


L'AUTRICE
Carla Marcone è nata a Napoli in una calda notte di luglio, mentre nel mondo echeggiava la rivolta e le streghe tornavano bruciando il reggiseno in piazza. Crescere in una famiglia di stampo patriarcale, dove, però, erano le donne a portare i pantaloni, ha sviluppato in lei un estremo senso di ribellione contro ogni sopruso, contro ogni ingiustizia. I personaggi dei suoi romanzi, di cui racconta in uno stile fatto spesso di parole sussurrate che nascondono segreti, affrontano nella maggior parte dei casi il proprio destino spinti dalla molla del “adessovifacciovedereiodicosasonocapace”, talvolta uscendone vittoriosi, altre delusi e sconfitti. Dopo il romanzo Fiori di carta (2006), Carla Marcone intinge la penna nella Storia ed entra nel romanzo storico. 

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