Recensione: Fino a dopo l'equinozio, di Natsume Sōseki

Titolo: Fino a dopo l'equinozio
Autore: 
Natsume Sōseki
Editore: Neri Pozza
Pagine: 391
Anno di pubblicazione: 2018
Prezzo copertina: 18,00 €


Recensione a cura di Marika Bovenzi

Quale periodo migliore per omaggiare Natsume Sōseki se non la primavera? Neri Pozza, in questo 2018 ha deciso di regalarci una delle opere più famose dello scrittore nipponico, intitolata: Fino a dopo l’equinozio. Il titolo dell’opera non è una scelta dettata da un qualche elemento presente all’interno del romanzo, al contrario, come ci tiene a sottolineare lo stesso autore è una denominazione che rispecchia il periodo in cui cominciò a scrivere la storia. Una storia che sa di trascendentale e onirico, e che rispecchia una modernità attuale che non ci si aspetterebbe da una mentalità

tardo vittoriana

Natsume Sōseki
Protagonista indiscusso della vicenda è Keitaro un giovane dall’animo dolce e romantico, insofferente alla superficialità e attratto dall’inusuale e da tutte quelle anime che hanno un che di misterico. Le sue passioni probabilmente rispecchiano desideri profondi e repressi da una vita abitudinaria, comune e anonima in cui altri non è che un portalettere. Le sue giornate trascorrono tra raccomandazioni, incontri brevi con sconosciuti per consegnare la posta, e ore infinite di tedio nella pensione per scapoli in cui dimora. Ma proprio lì è destinato a fare un incontro che potrebbe cambiare la sua intera esistenza: a pochi passi da lui alloggia Morimoto, un uomo magro, alto e con una vita immersa nella più totale segretezza. Le uniche cose che racconta di lui sono un ex impiego come pescatore di salmoni nella regione di Hokkaido, e la progettazione di una società per la produzione dei tappi per gli otri di sake. In lui tutto rasenta l’inspiegabile, compreso il suo aspetto finemente curato e adorno di abiti nuovissimi e uno strano bastone da passeggio di bambù dall’impugnatura a forma di serpente con la bocca spalancata; e non da meno sono i suoi infiniti racconti che non possono che avere dell’arcano e rassomigliarsi alle storie di fantasmi. Tutto sembra procedere normalmente nella vita di Keitaro che quasi si affeziona a quell’individuo strano, fino a quando un giorno Morimoto scompare all’improvviso senza pagare l’affitto e lasciando sulla scrivania di camera sua una lettera destinata a Keitaro in cui lo invita ad appropriarsi del bastone. Il ragazzo comincia a formulare inspiegabili congetture che lo spingono a porsi domande sull’effettiva esistenza dell’uomo e sulla sua salute mentale...

Lo scritto ha un linguaggio forbito e uno stile elegante che, senza ombra di dubbio, rendono il racconto quasi impalpabile ed etereo. Per quanto riguarda i due protagonisti della storia, l’autore crea dei personaggi che potremmo definire come lo yin e lo yang: Keitaro, un ragazzo normale che sogna un’esistenza adrenalinica e volta al mistero; Morimoto, un uomo anormale, imperscrutabile e desideroso di vivere una vita ordinaria. Apprezzabili le frequenti descrizioni dei luoghi incantevoli del Giappone, dei suoi paesaggi naturalistici e della semplicità di quel popolo che oggi ha costruito una grande nazione.In conclusione, Fino a dopo l'equinozio è un romanzo particolare che consiglio a tutti gli appassionati del mondo nipponico e a chi ha voglia di immergersi in una storia enigmatica.

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