Recensione: I racconti di Ise

Titolo: I racconti di Ise
Autore: A. Maurizi (curatore)
Editore: Marsilio
Pagine: 176
Anno di pubblicazione: 2018
Prezzo copertina: 15,00 €


Recensione a cura di Marika Bovenzi

La casa editrice Marsilio per l’estate 2018 ha regalato ai suoi lettori una delle opere classiche più famose del mondo nipponico appartenente al genere uta monogatari (romanzo poetico): sto parlando de I racconti di Ise, un’opera scritta tra la fine del IX e la metà del X secolo, durante il massimo splendore del periodo Heian. Questo lavoro è una raccolta di 125 aneddoti (dan) incentrati sulla vita e sulle vicende amorose di un nobile di corte, il cui nome e la cui occupazione non verranno mai specificati all’interno dello scritto. Nonostante questo anonimato però, l’opera viene tradizionalmente pensata come biografia romanzata del poeta

e funzionario di corte Ariwara no Narihira.

La storia ha inizio con il raggiungimento della maggiore età del protagonista e della sua scoperta del mondo femminile; prosegue poi con il suo innamoramento con la consorte di Nijo, futura sposa dell’Imperatore Seiwa; i loro incontri segreti; il tentativo del protagonista di rapire la giovane fanciulla; il suo esilio dalla capitale e il relativo viaggio verso est; gli scambi amorosi con donne di diversa età ed estrazione sociale; il ritorno tanto agognato nella capitale; la partenza per la provincia di Ise come messo di caccia imperiale; la sua nuova relazione e il suo nuovo amore per la Sacerdotessa di Ise; ed infine gli anni di servizio prestati presso la residenza del Principe Koretaka. Durante tutte queste fasi, il lettore assiste a diversi stati d’animo del protagonista e ad una crescita psicologica sostanziale: troviamo un ragazzo incuriosito e desideroso di conoscere il mondo e le sue bellezze; un giovane uomo passionale e acceso da bramosia; un uomo fatto e finito capace di ammaliare, persuadere e accettare le conseguenze delle sue azioni; ed infine una figura matura, fatta di rimpianti, rimorsi e delusioni per una vita di eccessi e avversità.

Lo stile è alquanto complesso e va a caratterizzare un testo di prosa e poesia il cui linguaggio è elegante e spesso arzigogolato e accompagnato da terminologia nipponica. Personalmente, la cosa che ho maggiormente apprezzato risiede nel fatto che attraverso la vita e le vicende del protagonista, possiamo scorgere uno spaccato delle consuetudini e dei costumi dell’epoca come: informazioni relative alla vita sociale; feste private; visite ufficiali del sovrano; rapporti di amicizia tra uomini; il senso dell’onore radicato; la concezione della bellezza antica. Per quanto riguarda invece il protagonista principale, è un uomo dalle mille sfumature capace di amare, di onorare, di soffrire e gioire. Non ci viene mai presentato come un uomo d’onore, tutto d’un pezzo e devoto soltanto al sovrano e alla patria, al contrario si manifesta come il Don Giovanni nipponico pieno di charme che non ha nulla da invidiare ai cavalieri cortesi europei.

In conclusione è un’opera classica davvero unica nel suo genere che consiglio a tutti gli appassionati di letteratura.


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