Recensione: Uno scià alla corte d’Europa, di Kader Abdolah

Titolo: Uno scià alla corte d’Europa
Autore: 
Kader Abdolah
Editore: Iperborea
Pagine: 506
Anno di pubblicazione: 2018
Prezzo copertina: 19,50 €


Recensione a cura di Marika Bovenzi

Uno scià alla corte d’Europa, altri non è che una raccolta di hekayats, ossia dei racconti della tradizione persiana tramandati oralmente che, senza troppi preamboli, ci narrano delle avventure di uno scià persiano in una Europa del 1800 che si apprestava ad abbracciare il cambiamento, l’evoluzione e l’avanguardia. Kader Abdolah, autore del libro, lascia la narrazione nelle mani di Seyed Jamal, un orientalista dell’università di Amsterdam che per un fortuito caso ritrova un diario di viaggio dello scià e decide di convertirlo in una cronaca storica integrata alle memorie di Banu, la moglie preferita del sovrano intrufolatasi

nell’entourage reale. 

Grazie alle fonti storiche e alle ricostruzioni, scopriamo come una personalità di spicco di cultura orientale fosse ammaliata e affascinata dalla fredda, ma folkloristica Russia degli zar; da persone di una certa levatura come il padre di Stalin; dalla ferrea e avanguardista Germania di Bismarck; dalla birra e dalle tradizioni del regno del Belgio governato da un sovrano malinconico; dal primo viaggio in treno da Bruxelles ad Anversa; dalla conoscenza di personalità eccelse dell’arte francese come il musicista Debussy e il pittore Monet; ed infine da una Vittoria d'Inghilterra, donna forte e appassionata, e dalle prime scoperte mediche a Parigi. Tutto ruota intorno alla sorpresa, allo stupore, e alla curiosità dello scià, un uomo considerato da tutti i suoi sudditi superiore e irraggiungibile, ma estremamente umano difronte alle novità e sinceramente incuriosito dal progresso.

Con uno stile elegante e descrittivo ed un linguaggio facilmente comprensibile, ma arricchito da terminologia persiana, l’autore mette a confronto due realtà del 1800 completamente opposte: da un lato l’Oriente con le sue ricchezze, il suo conservativismo, le sue tradizioni ferree e un’insana devozione nei confronti del sovrano; dall’altra l’Europa, una terra pronta ad espandersi, mutare e abbracciare qualsiasi forma di evoluzione e sviluppo e governata da diversi sovrani animati da differenti valori e principi. Numerosi invece sono i personaggi che si susseguono capitolo dopo capitolo, insegnando chi in grande stile, chi in minor misura tradizioni, conoscenze ed emozioni che arricchiranno viaggio dopo viaggio il bagaglio culturale dello scià. E proprio a proposito di quest’ultimo è interessante analizzarne la psicologia: all’inizio del viaggio si presenta come un sovrano caratterizzato da una diffidenza e da un’arroganza tipica del ruolo ricoperto, per poi trasformarsi gradualmente in un uomo moderno, affamato di nozioni e animato da nuovi valori progressisti. Un altro ruolo fondamentale viene ricoperto da Banu, una delle tante mogli dello scià capace di scuotere il cuore non solo del suo re, ma di tutte le personalità di spicco europee. Si presenta come una donna forte, determinata, emancipata e completamente in linea con i dettami e i costumi occidentali. 

Personalmente, ho apprezzato in particolar modo questo libro per due motivi: da un lato ci insegna come le differenze culturali tra oriente e occidente non siano un abisso insormontabile e che se disposti ad accettarsi, entrambe le culture possono fondersi senza problemi; dall’altro che il progresso non è sempre sinonimo di negatività e che spesso può essere una fonte di meraviglia e speranza. In conclusione è una raccolta che attraverso cinquecento pagine circa vi farà viaggiare intorno al mondo e attraverso culture diverse e ammalianti.

L'AUTORE
Kader Abdolah, nato in Iran nel 1954, perseguitato dal regime dello scià e poi da quello di Khomeini, rifugiato politico in Olanda dal 1988, è diventato uno dei più importanti scrittori di questo Paese, costantemente nella lista dei best-seller. Con Scrittura cuneiformeconquista il pubblico internazionale. La casa della moschea, votato dai lettori olandesi come la seconda migliore opera mai scritta nella loro lingua, è Premio Grinzane Cavour 2009. Tutti suoi romanzi sono pubblicati in Italia da Iperborea.

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