Recensione: Jungle Rudy, di Jan Brokken

Titolo: Jungle Rudy
Autore: 
Jan Brokken
Editore: Iperborea
Pagine: 320
Anno di pubblicazione: 2018
Prezzo copertina: 18,00 €


Recensione a cura di Marika Bovenzi

Ritorna sulle scene editoriali Jan Brokken, giornalista olandese di fama mondiale noto per i suoi racconti dettagliati, biografici e realistici. Questa volta scendiamo dai territori freddi della Russia per addentrarci in un’avventura selvaggia e misteriosa condotta dal famoso Rudolf Truffino, un esploratore olandese di origini italiane che, disilluso e scontento del suo Paese natale, decide di trasferirsi nel Venezuela sud-orientale, e più precisamente nella Gran Sabana, l’immenso altopiano dove torreggiano i tepui, montagne a cima piatta con cascate e canyon spettacolari. 
Qui, negli anni ‘50 Jungle Rudy (nomignolo affibbiatogli dalle personalità locali
per la sua intraprendenza), rivoluziona l’intero sistema creando una vera e propria nuova civiltà. Comincia missioni inaudite; avvia trattati di amicizia con gli indios locali, detti pémon, i quali lo supportano ardentemente nella mappatura della giungla; crea dei compendi di piante locali e animali selvatici; esplora tratti di natura incontaminata e si perde tra le mille vette e corsi d’acqua. Insomma, senza troppe pretese fa di un posto incolto, la sua dimora. 

Passano gli anni, e con la civilizzazione della Gran Sabana arrivano una moglie e delle figlie che saranno delizia e croce per una mente arguta, ma diffidente e poco affettuosa come quella di Truffino. Quest’ultimo ha una vita semplice e uno spirito avventuriero e libero, e trascorre le sue giornate come direttore del Parco nazionale di Canaima, luogo meraviglioso e visitato da numerose personalità di spicco quali Neil Armstrong, il ministro canadese Trudeau, Werner Herzog, attori e attrici direttamente dalla bolgia hollywoodiana. Ma tutta questa bellezza e splendore sarà destinato a finire quando nel 1994 morirà da solo, abbandonato da famiglia e amici.

Un'immagine tratta dall'omonimo film del 2006
L’autore utilizza uno stile biografico e in terza persona accompagnato ad un linguaggio descrittivo. A mio avviso, la particolarità di questo saggio risiede nella veridicità dei fatti e nella minuziosità con cui Brokken descrive al lettore paesaggi, flora e fauna. Non a caso, questa sua accuratezza mette in risalto uno studio meticoloso e attento, effettuato prima della stesura del libro. E che dire del protagonista principale? Jungle Rudy è una leggenda e come tale viene riportato dai fatti narratici dallo scrittore. È un uomo introverso, diffidente e scrupoloso, tutte qualità che gli serviranno in una giungla incontaminata e impervia, ma che lo allontaneranno dai rapporti sociali e familiari. Per quanto riguarda le ambientazioni invece, il lettore si ritroverà immerso in una vegetazione tanto incontaminata e stupenda, quanto selvaggia e pericolosa: da fiori esotici e dai colori sgargianti, a piante di un verde brillante e letale, a alberi particolari e fitti.

In conclusione Jungle Rudy  è un saggio davvero ben fatto che consiglio agli avventurieri e a chi ha voglia di immergersi in un viaggio adrenalinico.

L'AUTORE
Scrittore e viaggiatore olandese, noto per la capacità di raccontare le vite di personaggi fuori dal comune e i grandi protagonisti del mondo letterario e musicale, ha pubblicato numerosi libri che la stampa ha avvicinato a Graham Greene e Bruce Chatwin, come Jungle Rudy, il suo primo successo internazionale. Iperborea ha inoltre pubblicato Nella casa del pianista, sulla vita di Youri Egorov, Il giardino dei cosacchi, sul periodo siberiano di Dostoevskij, il bestseller Anime baltiche, viaggio in un cruciale ma dimenticato pezzo d’Europa, e Bagliori a San Pietroburgo, dedicato alla grande città della musica e della poesia russa.

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