Recensione: Gli uomini con il triangolo rosa, di Heinz Heger

Titolo: Gli uomini con il triangolo rosa
Autore: Heinz Heger
Editore: Sonda
Pagine: 191
Anno di pubblicazione: 2019
Prezzo copertina: 18,00 €


Vienna, marzo 1939. Ad appena ventiquattro anni Josef Kohout, giovane austriaco appartenente ad una famiglia alto borghese cattolica viene arrestato dalla Gestapo e condannato a sei mesi di carcere per "presunte pratiche omosessuali ripetute". Inizia così l'epopea di Josef che dopo aver scontato la sua pena in carcere, invece di essere rilasciato viene trasferito nel campo di concentramento di Sachsenhausen. Costretto ad indossare il triangolo rosa, simbolo della sua natura omosessuale, Josef è costretto a subire violenze ed umiliazioni: al pari degli ebrei, gli omosessuali infatti
ricevevano i trattamenti peggiori senza godere di alcun diritto. 

Campo di concentramento di Flossenburg
Dopo essere sopravvissuto a stenti, torture e sevizie inflitte dalle SS e soprattutto al lavoro nella "cava della morte" - la cava d'argilla della fornace Klinker, considerata l'"Auschwitz" degli omosessuali, Josef viene trasferito nel campo di Flossenburg, dove capendo di non poter resistere a lungo, animato dal desiderio di sopravvivere decide di accettare la corte di un anziano kapò che lo vuole come amante. Sarà proprio quell'uomo a salvarlo in più di un'occasione, evitandogli i lavori più pesanti, passandogli del cibo extra e vegliando su di lui anche a distanza. Qui Josef rimarrà fino all'aprile del 1945, quando il campo verrà definitivamente abbandonato dai soldati nazisti per l'imminente arrivo degli Alleati. Sopravvissuto anche alla "marcia della morte", Josef fu definitivamente liberato il 24 aprile 1945, oltre sei anni dopo il suo arresto.

Il memoriale Gli uomini con il triangolo rosa fu pubblicato per la prima volta in Germania nel 1972 e firmato da uno pseudonimo, Heinz Heger, per nascondere la vera identità del protagonista (svelata solo dopo la sua morte nel 1994), dato che all'epoca in terra tedesca l'omosessualità era considerata ancora un reato. Messo per iscritto dal suo amico Hans Neumann, il racconto in prima persona di Josef colpisce il lettore come il classico "pugno nello stomaco". La prosa infatti è molto diretta e l'autore non lesina i dettagli delle barbarie perpetrate dai loro sadici aguzzini, né ovviamente le pene subite dai detenuti. 

Il libro è un testo importante non solo come testimonianza della Shoah, ma anche per far luce sul destino di migliaia di uomini mandati a morire solo per i loro gusti sessuali, colpevoli di aver amato altri uomini. Inoltre, offre una una grande quantità di informazioni sull'organizzazione dei campi (meno noti rispetto ad "Auschwitz", ma non per questo meno duri!) e sulle relazioni -a sfondo sessuale- che si crearono al suo interno; rapporti perlopiù di natura utilitaristica che tuttavia permisero a tanti di rimanere in vita, tra cui lo stesso Josef. 

Gli uomini con il triangolo rosa quindi non rappresenta solo un'emozionante testimonianza diretta dell'Olocausto, ma anche un manifesto contro ogni forma di omofobia e/o discriminazione sessuale. Il volume è arricchito anche da una ricca e interessante postfazione a cura di Giovanni Dall'Orto sul "Nazismo tedesco e fascismo italiano a confronto".

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