Recensione: Le ossa di Berdičev. La vita e il destino di Vasilij Grossman, di John Garrard e Carol Garrard

Titolo:
Le ossa di Berdičev. La vita e il destino di Vasilij Grossman
Autore: John e Carol Garrard
Editore: Marietti1820
Pagine: 488
Anno di pubblicazione: 2020
Prezzo copertina: 29,00 €

Recensione a cura di Mario Turco

La storia di un singolo uomo per narrare quella di una grande nazione. La vita e la morte di uno scrittore poco conosciuto in Occidente per ricordare gli orrori di una dittatura ancora avvolta nella dolce coperta dell'ideologia marxista. Le due più grandi tragedie del Novecento, la Seconda Guerra Mondiale e la Shoah, filtrate dal punto di vista di un individuo che le visse entrambe. “Le ossa di Berdičev. La vita e il destino di Vasilij Grossman”, di John e Carol Garrard rieditato da Marietti1820 quest'anno nella collana Le Lampare a poco più di dieci anni dalla prima coraggiosa pubblicazione rappresenta ancora oggi uno dei tentativi più intelligenti di superare le anguste trappole del racconto biografico. Frutto di una ricerca che si è avvalsa di materiale d'archivio venuti alla luce solo dopo il crollo dell'Unione Sovietica, ben dopo la parziale ma molto pubblicizzata glasnost di Gorbaciov, il libro di John Garrard, professore di Letteratura russa all'Università dell'Arizona, e di sua moglie Carol, sin dalla sua uscita nel 1996 ha rappresentato la più documentata esegesi sull'esistenza terrena di Vasilij Grossman, autore di uno dei romanzi più osteggiati dal regime comunista, “Vita e destino” recentemente proposto dalla prestigiosa Adelphi in un'edizione accurata che dovrebbe finalmente rendere giustizia a quello che da più parti viene oramai riconosciuto come uno dei capolavori letterari del secolo scorso. 


“Le ossa di Berdičev” ha profonda consapevolezza di questa sua funzione artisticamente catartica ma il suo principale merito è di non scadere mai in una piana e piena agiografia compilatoria. Come chiariscono gli stessi coniugi nella ponderata prefazione, la scelta di fare dello scrittore russo di origini ebraiche il perno del loro lavoro trascende la mera riscoperta accademica. Ponendo al centro dei loro studi un autore così contraddittorio come Grossman, silente negli anni Trenta del Grande Terrore staliniano e solo successivamente sempre più audace nella denuncia delle censure di regime, essi intendono fare luce sulle idiosincrasie di un sistema politico che non ebbe pietà non solo con gli aperti oppositori ma anche con i dissidenti interni. La dimensione socio-politica risulta preponderante nella prima riuscita metà delle oltre 450 pagine del libro. I coniugi Garrard riescono a tenere le fila di questo doppio binario micro-macro non avendo remore di utilizzare contributi trasversalmente specialistici. Da un lato quindi abbiamo il racconto dell'agiatezza della famiglia Grossman, ricca famiglia ebrea che esperì perfino sulla propria privilegiata pelle la recrudescenza dell'odio antisemita montante dopo il fallimento della Rivoluzione d'Ottobre, e dall'altro l'insistito resoconto delle vergognose nefandezze dello stesso popolo ucraino, terra nella quale i Grossman vissero, adusi al collaborazionismo perfino con gli invasori nazisti. Su quest'ultimo punto i Garrard insistono molto specificando a più riprese come non solo le SS, la stessa Wehrmacht (nonostante i soliti incredibili negazionismi) ma perfino la Polizei ucraina uccise migliaia e migliaia di ebrei, rei soltanto di esistere in un'epoca che aveva deciso di liquidarli tutti con la soluzione finale. 


In questo senso, “Le ossa di Berdičev. La vita e il destino di Vasilij Grossman” getta nuova luce storica sulla Shoah argomentando con dovizia di carte e testimonianze come il genocidio del popolo israelita, a differenza di quello che si crede ancora adesso in Europa, sia avvenuto per prima nei territori dell'ex Urss in cui i tedeschi ebbero modo di affinare l'inumana scientificità dei loro metodi. Il massacro del 15 Settembre di oltre trentamila ebrei a Berdičev, uno dei tanti centri ucraini a maggioranza sionista, è il punto di svolta della vita di Grossman che in quella tragedia perse la madre, probabilmente gettata viva, come facevano i nazisti per risparmiare pallottole con i disabili e gli anziani, nella fossa vicino il locale aeroporto. Cercando di espiare il suo atroce quietismo verso le autorità di regime, lo scrittore di “Tutto scorre” nel secondo conflitto mondiale s'arruolò al fronte diventando il reporter ufficiale della decisiva battaglia di Stalingrado che segnò come noto l'inizio della disfatta tedesca sul decisivo versante orientale della guerra totale. Paradossalmente proprio da qui, da reportage che spesso incensavano sì l'indomita forza del popolo russo ma che ribadivano la nazionalità ebraica delle vittime, la vita di Grossman andò a cozzare contro le volontà politiche di Stalin e della sua cerchia di accoliti, intenti invece a nascondere il carattere razzista di un conflitto così devastante. “I morti non si dividono” divenne il mantra ufficiale a cui lo scrittore non volle mai sottomettersi nei successivi anni. Così nella seconda parte “Le ossa di Berdičev” passa dalla tragedia corale a quella personale dell'impossibile pubblicazione di “Vita e destino”, capolavoro bellico a cui Grossman aveva dedicato dieci anni di fatiche e che uscì, come nel caso di molti, troppi scrittori russi, soltanto postumo in Europa nel 1980. E sebbene il resoconto dei Garrard in queste ultime pagine sfiori la stenografia dottorale (i verbali del nascente KGB e le troppe testimonianze personali), esso riesce comunque a rendere giustizia delle dinamiche socio-culturali che ad ogni latitudine permettono la perpetuazione delle dittature. Mai più fosse a Berdičev, nemmeno quelle letterarie.

GLI AUTORI
John Garrard è professore di Letteratura russa all’Università dell’Arizona. Con la moglie Carol ha raccolto una vasta documentazione su Grossman ora donata alla Houghton Library dell’Università di Harvard.

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