Il trailer di "Kneecap", di Rich Peppiatt con Naoise Ó Cairealláin “Móglaí Bap”, Liam Óg Ó Hannaidh “Mo Chara”, JJ Ó Dochartaigh “Dj Provaí” e Michael Fassbender. Al cinema dal 28 agosto
Kneecap è un’avventura psichedelica alla scoperta di come un trio di giovani di Belfast è diventato l’improbabile figura di riferimento di un movimento per i diritti civili nella salvaguardia della propria lingua madre. Kneecap non è quindi solo un gruppo rap, ma un fenomeno culturale: bannato dalla televisione di stato RTÉ e disprezzato pubblicamente dal partito conservatore DUP, il trio ha costruito la sua notorietà attraverso un atteggiamento sul palco che sembra appartenere più alla scena punk rock che rap e una produzione musicale sicuramente spinosa per tematiche e linguaggio, ma innovativa per la poetica fusione di irlandese e inglese, fusione che ha ispirato un’intera generazione di giovani nella riscoperta delle proprie radici linguistiche. Negli ultimi mesi i Kneecap hanno fatto inoltre parlare di sé per le loro posizioni pro-Palestina dichiarate apertamente duranti alcuni eventi musicali, tra cui il Coachella (in cui hanno invitato il pubblico a unirsi al coro “Free Palestine” e per cui l’organizzazione dei loro concerti in USA ha interrotto la collaborazione) e un concerto a Londra dello scorso novembre in cui Mo Chara ha esposto una bandiera di Hezbollah ed è stato accusato di terrorismo. In seguito all’indagine in corso diversi politici tra cui il primo ministro inglese avevano chiesto che la band non si esibisse al recente festival di Glastonbury: la BBC, broadcaster ufficiale del festival, ha deciso di oscurare la loro performance nella trasmissione in diretta ma alla fine il trio ha suonato davanti a un pubblico immenso dove sbandieravano diverse bandiere palestinesi. Recentemente, si è aggiunta la notizia che l'Ungheria ha negato l'accesso nel Paese al gruppo rap irlandese, che avrebbe dovuto esibirsi allo Sziget Festival di Budapest: la motivazione è "incitamento all'odio antisemita". Il divieto di ingresso sul territorio magiaro sarà valido per tre anni in quanto il gruppo è considerato una “grave minaccia alla sicurezza nazionale”, ha affermato il governo di Viktor Orbán.