Recensione: In questo angolo di mondo, di Fumiyo Kono

Titolo
: In questo angolo di mondo
Autore: Fumiyo Kono
Editore: Kappalab
Pagine: 237
Anno di pubblicazione: 2017
Prezzo copertina: 15,00 €

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Recensione a cura di Luigi Pizzi

La storia si apre nel Giappone che precede la guerra: una giovane donna, Suzu Urano, vive in una zona tranquilla di Hiroshima, coltivando il sogno del disegno e un animo gentile e spensierato. All’età di diciotto anni, una proposta di matrimonio inaspettata la conduce a trasferirsi nella città portuale di Kure, dove sposa Shūsaku Hōjō, un ufficiale della Marina Imperiale, ed entra a far parte della sua famiglia. Da giovane impacciata e distratta, Suzu si sforza di adattarsi a regole nuove, conciliare sogni e doveri e superare il senso di inadeguatezza che la accompagna. Durante quegli anni difficili, impara a riconoscere legami alla volta fragili e preziosi: con la cognata, con l’amica Rin, con il passato che lentamente la raggiunge. La guerra avanza gradualmente: razionamenti, blackout, sirene e incubi aerei diventano parte della quotidianità. Suzu affronta la trasformazione con tenacia: cucina con ingredienti contati, sistema coperte sul tatami, continua a disegnare anche quando la vita sembra cedere. La narrazione punta all’intimità, ai dettagli minimi che rivelano la resilienza dell’anima umana: un volto che ride, una stoffa che si aggiusta, una frase di compassione. Poi il silenzio spezzato dalla catastrofe: il 6 agosto 1945, il bombardamento atomico distrugge la città. Suzu perde la mano destra, la sua capacità principale di tradurre il mondo in disegno, simbolo sacro della sua identità. È una ferita concreta e simbolica: l’artista di un tempo deve rispondere alla domanda cruciale: chi diventa quando perde l’unico strumento con cui decifrava la vita?  Ma la ricostruzione comincia subito: la guerra finisce, i morti si contano, ma la vita resta. Suzu, con fatica e volontà, sceglie di restare, di rimanere nel suo angolo di mondo. Una scelta che diventa resistenza e spazio di bellezza, fatta di gesti umili, altruismo e cura per gli altri. La sua voce diventa memoria silenziosa, testimone di un tempo che avrebbe potuto essere dimenticato.

Immagine dal sito: https://images.collettiva.it/view/acePublic/alias/contentid/MWFhNGRiZTEtNGQxNi00/1/image_1359705.jpeg?f=3%3A2

Rispetto al manga, il romanzo cerca di restituire lo stesso respiro narrativo del film e del fumetto originale, con la collaborazione dello scrittore Yohei Maita. Il tono è lieve, quasi sospeso, riflessivo, con la stessa cura per i piccoli gesti quotidiani – come lavare piatti, sistemare indumenti, disegnare pagine a margine – che rende la storia allo stesso tempo minuta e universale. La scrittura evita toni enfatici e costruisce il dramma usando l’eleganza dei silenzi. Non cerca il pathos visivo: predilige il ritmo controllato, il racconto intimo di una ragazza che cresce in un tempo violento ma non lo lascia prendere del tutto. La lentezza narrativa diventa il contrappeso alla catastrofe, una forma di resistenza attraverso la scrittura stessa. Attraverso Suzù, il romanzo racconta il traumatismo, la perdita, ma soprattutto la scelta di restare. Essere sopravvissuti non significa solo urlare, ma anche continuare con grazia, anche quando manca una mano. È un invito a celebrare l’esistenza attraverso piccoli atti quotidiani, riconoscendo che ogni frammento sopravvissuto ha valore. La vita rinasce nei frammenti, nei dettagli che non si perdono. Non c’è giudizio ideologico o speculazione politica: la guerra è mostrata attraverso chi la riceve sul palmo della mano, non su armi o discorsi. La novità narrativa è proprio questa: vedere l’atrocità da vicino ma attraverso uno sguardo gentile, che crede ancora nei fiori di ciliegio e nei piccoli sorrisi quotidiani. "In questo angolo di mondo" è una testimonianza lirica, intima, sobria. Non urla il suo messaggio ma lo sussurra con dignità: il valore della memoria, il coraggio di restare, l’importanza dei dettagli. Un invito a guardare la Storia dal basso, attraverso mani sporche di polvere, occhi che si chiudono e si riaprono, speranza che persiste quando tutto è perduto. È un romanzo che insegna: la vita è un gesto continuo, e anche negli angoli più piccoli del mondo può esservi resistenza.

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