Recensione: Il barone dei Matti. Le tre vite di Pietro Pisani, Barone di Palermo, di Antonio Mistretta

Titolo
: Il barone dei Matti. Le tre vite di Pietro Pisani, Barone di Palermo
Autore: Antonio Mistretta
Editore: La Lepre
Pagine: 168
Anno di pubblicazione: 2025
Prezzo copertina: 16,00 €

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Recensione a cura di Mario Turco

Il trattamento della salute mentale ha compiuto passi da gigante nell'arco di appena qualche decennio. Sebbene a livello istituzionale siano ancora tanti i successi da ottenere, come dimostra l'aleatorietà e l'inefficacia del recente bonus psicologo, non bisognerebbe dimenticare che nell'arco di qualche generazione gli orrori sanitari a cui era sottoposto chiunque manifestasse segni di squilibrio o persino semplice alterazione sono quasi spariti dalle prassi delle varie strutture che, a diverso titolo, hanno raccolto il pesante fardello ereditario dei vecchi manicomi.


Non è allora esercizio di mera archeologia medica cercare di rintracciare uno dei possibili punti di quella che anche agli occhi dei contemporanei apparve come una rivoluzione terapeutica ma soprattutto un capovolgimento di senso capace finalmente di uscire fuori dalla foucaltiana concezione del "sorvegliare e punire" che caratterizzava le carceri di chi aveva rotto i labili confini della giurisprudenza della mente. Ecco allora che un libro come "Il barone dei Matti. Le tre vite di Pietro Pisani, Barone di Palermo", di Antonio Mistretta pubblicato da La Lepre Edizioni prova a raccontare la ormai celebre innovazione portata dal protagonista reale di questo romanzo fittizio, in anticipo come dice la furba quarta di copertina, di ben 150 anni rispetto a quella basagliana. Seguendo l'onda lunghissima (e un po' stancante, a dire il vero) della biografia modellata ad uso e consumo di un comodo storytelling, l'autore e medico catanese nel libro fa narrare in prima persona al suo protagonista l'incredibile percorso di vita che lo portò a 64 anni suonati, più precisamente il 10 agosto del 1824, a prendere le redini della Real Casa dei Matti di Palermo. 

"Il barone dei Matti. Le tre vite di Pietro Pisani, Barone di Palermo" è quindi un biopic abbastanza classico che comincia cronologicamente dal principio, ovvero da un episodio d'infanzia particolarmente significativo pur nella sua quotidianità e che torna come un leitmotiv a più riprese nelle oltre 150 pagine per marcare la straordinarietà dell'anelito di questa strana figura di barone lavoratore (pur avendo un titolo nobiliare, è costretto a fare l'esattore di tasse dato il suo lignaggio più altoborghese che aristocratico). La liberazione dei pappagallini donati dal gesuita nell'avita casa paterna è difatti la prefigurazione simbolica dell'impresa che l'uomo compirà qualche decennio più tardi quando sarà chiamato a guidare, con la saggezza pionieristica che gli derivava dalla magnanimità d'animo e dalla lettura dei lavori del luminare Philippe Pinel, il maggiore istituto psichiatrico palermitano. Ma per arrivare alle rinomate e moderne cure di un luogo subito salito agli onori della cronaca mondana - "Molte persone diranno che il barone Pisani era altrettanto folle degli altri, ma almeno la sua follia era una follia sublime" scrisse Alexandre Dumas padre, ma l'esperienza della Real Casa dei Matti influenzò anche Edgar Ellan Poe per un suo racconto e fu ricordata successivamente anche da Leonardo Sciascia – il libro si concede un respiro fin troppo ampio indugiando sulle altre due passioni del dilettante di successo, ovvero la musica e l’archeologia. La tripartizione dei tre eventi fondamentali della vita del barone Pisani – la rappresentazione di un’opera di Mozart per un solo spettatore, il salvataggio delle metope di Selinunte dalle mire degli inglesi che volevano portarle al British Museum e, appunto, la guida dell’organizzazione della Real Casa dei Matti – soffre di un’eccessiva rigidità, appesantita da una scrittura che, seppur ariosa e di buon gusto, a volte si lascia andare in eccessi melodrammatici (lo spegnimento del rapporto con la moglie) e digressioni politiche (le coeve disavventure del re Ferdinando IV). Più attento a trarre dalla vita del Barone Pisani un romanzo biografico esemplare che approfondire l’esperienza terapeutica dell’istituto da egli condotto, "Il barone dei Matti. Le tre vite di Pietro Pisani, Barone di Palermo" arranca proprio nella parte finale: l’inverosimiglianza dei rapporti tra i degenti e il direttore, giocata su un dialogo fin troppo cristallino (schizofrenici che si fanno la diagnosi da soli con un’esattezza scientifica che non ha nulla da invidiare ai professionisti di questo millennio), ha il sapore rabbonito della fiction ma non quello acre della testimonianza documentale che sarebbe stato lecito aspettarsi.

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Antonio Mistretta fa parte a pieno diritto della nutrita serie di medici-scrittori: professore ordinario di Igiene presso l’Università di Catania, è il Responsabile della Comunicazione Scientifica dell’Istituto Superiore di Sanità. Da sempre lettore compulsivo e onnivoro, ha pubblicato quattro opere di narrativa: Casa di pietra, Edizioni dell’Ariete, Siracusa, 1995, Pelle di corallo, Marsilio Editori, Venezia, 1997, Archivi del Sud, Bonanno Editore, Acireale, 2013, (Premio internazionale Sebastiano Addamo), La musica perduta, Giulio Perrone Editore, Roma, 2021. Ha curato per Giulio Perrone Editore le antologie: Romolo e Remo, racconti e ricette romanesche, Scilla e Cariddi, racconti e ricette siciliane, In giro per la Sicilia in lambretta, e ha scritto il libricino di brevi racconti La libreria dei destini incrociati, per ELI-Palombi Editori.

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