Heide - Johanna Spyri (Gribaudo)
Tra le Alpi svizzere, in una baita circondata dai boschi, vive un vecchio burbero e scontroso che tutti gli abitanti del villaggio evitano. La vita solitaria dell'uomo viene scombussolata dall'arrivo inaspettato di una bambina, sua nipote Heidi, rimasta orfana. La piccola è curiosa, vivace e ansiosa di conoscere il mondo. In un batter d'occhio conquista il cuore del nonno e fa amicizia con Peter ― il ragazzino che porta al pascolo le capre ― con cui passa le giornate scorrazzando fra prati e boschi, facendo piroette sotto gli abeti e guardando il sole che infuoca le cime delle montagne prima di andare a dormire. Su alla baita, Heidi è felice e spensierata, ma sua zia, approfittando del fatto che il nonno non vuole mandare a scuola la bambina, la porta con sé a Francoforte per farla studiare insieme a Clara, figlia di una famiglia benestante e costretta a stare sempre in casa, su una sedia a rotelle. Heidi si affeziona a Clara, ma è vessata dalla governante, la severa signorina Rottenmeier, e non sopporta di vivere in città, lontana dal nonno e dalle amate montagne. Così, un giorno, decide di scappare. La copertina diventa un poster da colorare. Età di lettura: da 6 anni.
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Heidi: Una nuova avventura, diretto da Tobias Schwarz. Al cinema dal 6 novembre
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L'uomo in fuga - Stephen King (Sperling & Kupfer)
Ben Richards decide di partecipare alle selezioni per "L'Uomo in fuga", un sadico e famosissimo show televisivo in cui il protagonista, braccato dai cacciatori della Rete e da chiunque lo riconosca, guadagna cento dollari per ogni ora di sopravvivenza e, se è fortunato ed è ancora vivo allo scadere dei trenta giorni concessigli, un miliardo di dollari. Ben, che vuole quei soldi per curare la figlia malata, supera le selezioni... Stephen King pubblicò questo romanzo, e altri quattro titoli, con lo pseudonimo di Richard Bachman.
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The Running Man, diretto da Edgar Wright, con Glen Powell, Josh Brolin e Katy O'Brian. Al cinema dal 13 novembre
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40 secondi. Willy Monteiro Duarte, la luce del coraggio e il buio della violenza - Federica Angeli (Baldini + Castoldi)
Se ne stanno andando quasi tutti, la mezzanotte ormai è passata, ed è mentre un gruppo di giovani sta ritornando alla macchina che un apprezzamento di troppo verso una ragazza innesca la miccia. Sono in tanti a muoversi sulla scena, c’è una scala che porta al largo della movida di Colleferro, tutto parte da lì, ma finisce più giù, vicino a un chiosco chiuso. Willy Monteiro Duarte, diretto alla sua auto, vede un amico coinvolto nel battibecco e si avvicina per chiedere se è tutto a posto. Arriva improvvisamente a tutta velocità un Suv, da cui scendono altri giovani, e il litigio ormai risolto si trasforma in un pestaggio di una violenza inaudita. Meno di un minuto e Willy resta a terra, colpito a morte. Quella manciata di secondi è stata scandagliata da tutti i punti di vista: quello dei protagonisti, dei testimoni, dei periti. Il processo di primo grado ha stabilito che si è trattato di omicidio volontario. In queste pagine, lucide e al tempo stesso emozionanti, Federica Angeli ricostruisce la vicenda, ne spiega le dinamiche, ma soprattutto ci racconta la storia di un ragazzo di ventun anni brutalmente ucciso per aver fatto la cosa giusta: difendere un amico. A due anni esatti dall’accaduto, Federica Angeli ci porta dentro uno dei casi di cronaca più violenti degli ultimi tempi. Un viaggio attraverso la banalità del male della provincia italiana, un’indagine sulla natura umana, sulla responsabilità e la colpa, sulla volontà di sopraffazione e la generosità più istintiva e pura. Perché almeno attraverso il ricordo e la scrittura non si aggiunga l’affronto dell’oblio alla ingiustizia più efferata e terribile. «Vorrei poter scrivere: ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale. Ma così, purtroppo non è.»
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40 secondi, diretto da Vincenzo Alfieri, con Justin De Vivo, Francesco Gheghi e Enrico Borello. Al cinema dal 19 novembre
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Train dreams - Denis Johnson (Mondadori)
Nell'estate del 1917 Robert Grainier partecipa all'aggressione di un manovale cinese accusato di aver rubato dai depositi della compagnia ferroviaria; l'uomo scappa lasciando dietro di sé l'eco di parole incomprensibili, una maledizione forse. Quarantuno giorni dopo, Robert vede la prima locomotiva sfrecciare venti metri sopra l'abisso sul ponte che lui stesso ha contribuito a costruire. Tre anni dopo, trova lavoro in una delle grandi compagnie per il trasporto legname; ancora uomini che lavorano duro, cavi e cilindri di ferro, vapore che ruggisce come maestose cascate e cavalli che trascinano macchinari colossali, simili a giganti silenziosi. La storia di Robert Grainier è la storia di un uomo e di un paese, l'America, che spinge a tutta forza il treno dell'industrializzazione e nel contempo si trova smarrito nella violenza delle sue foreste spietate e inospitali, dove vivono uomini che sanno leggere negli occhi degli animali e i ragazzi lupo, venuti da chissà dove. E mentre l'America si lancia verso i confini gloriosi del progresso e cambia il suo stesso paesaggio, gli individui come Grainier combattono le proprie battaglie, pronti a perdere ciò che hanno di più caro inseguendo i binari del grande sogno americano del West.
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Train dreams, diretto da Clint Bentley, su Netflix dal 21 novembre
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Il dolore è una cosa con le piume - Max Porter (Guanda)
Ammazzati amore mio - Ariana Harwicz (Ponte alle Grazie)
In un angolo remoto della campagna francese una donna vive col marito, il figlio di sei mesi e la suocera da poco vedova: una vita coniugale e domestica apparentemente senza drammi; una vita normale. Ma niente inganna come la normalità. In un monologo denso e compatto, la protagonista senza nome racconta un anno e mezzo di lotta contro il demone delle costrizioni psicologiche e sociali, demolendole una ad una: maternità, amore, matrimonio, famiglia, tutti i gioghi cui una donna deve piegarsi per essere accettata. Poco importa se i vicini la chiamano strega, se il marito e la suocera si ostinano a fornirle tutto l’aiuto di cui credono abbia bisogno. La sua pazzia crescente è un eccesso di lucidità, un grido di dolore contro una vita che si ripete per schemi, un tentativo di superare il desiderio e la sopraffazione per ritrovare infine sé stessa. Il romanzo d’esordio di Ariana Harwicz ha stupito tutto il mondo con la propria potenza. Il flusso di pensiero della protagonista avvolge il lettore, trascinandolo in un universo parallelo di violenze immaginarie e reali, in boschi dove una natura inquietante diventa il riflesso di un io dilaniato. Una tensione continua percorre questo libro: impossibile staccarsi dall’incantesimo di una scrittura sempre vibrante, che riesce come poche a dar conto della sofferenza e dell’alienazione.
Die my love, diretto da Lynne Ramsay con Jennifer Lawrence e Robert Pattinson, al cinema dal 27 novembre
Una sofferenza indicibile che travolge e stordisce. Un uomo, studioso di Ted Hughes, è rimasto solo con i due figli, nella loro casa di Londra, dopo la morte della moglie. I tre devono fare i conti con un tempo che si è fermato, con un dolore ingombrante come una presenza. Fino alla visita inaspettata di uno strano personaggio che ha le piume e l'aspetto di un corvo. Un corvo dotato di un feroce senso dell'umorismo, un po' babysitter, un po' terapeuta, ma soprattutto amico. Un corvo che potrebbe aiutarli a venire a patti con la sofferenza e a dare un senso a un evento terribile. Sogno o realtà? Quello che è certo è che i ricordi feriscono, ma a poco a poco leniscono anche. E giorno dopo giorno il tempo ricomincia a scorrere.
L'ombra del corvo, diretto da Dylan Southern con Benedict Cumberbatch, al cinema dal 27 novembre
L'ombra del corvo, diretto da Dylan Southern con Benedict Cumberbatch, al cinema dal 27 novembre
In un angolo remoto della campagna francese una donna vive col marito, il figlio di sei mesi e la suocera da poco vedova: una vita coniugale e domestica apparentemente senza drammi; una vita normale. Ma niente inganna come la normalità. In un monologo denso e compatto, la protagonista senza nome racconta un anno e mezzo di lotta contro il demone delle costrizioni psicologiche e sociali, demolendole una ad una: maternità, amore, matrimonio, famiglia, tutti i gioghi cui una donna deve piegarsi per essere accettata. Poco importa se i vicini la chiamano strega, se il marito e la suocera si ostinano a fornirle tutto l’aiuto di cui credono abbia bisogno. La sua pazzia crescente è un eccesso di lucidità, un grido di dolore contro una vita che si ripete per schemi, un tentativo di superare il desiderio e la sopraffazione per ritrovare infine sé stessa. Il romanzo d’esordio di Ariana Harwicz ha stupito tutto il mondo con la propria potenza. Il flusso di pensiero della protagonista avvolge il lettore, trascinandolo in un universo parallelo di violenze immaginarie e reali, in boschi dove una natura inquietante diventa il riflesso di un io dilaniato. Una tensione continua percorre questo libro: impossibile staccarsi dall’incantesimo di una scrittura sempre vibrante, che riesce come poche a dar conto della sofferenza e dell’alienazione.
Die my love, diretto da Lynne Ramsay con Jennifer Lawrence e Robert Pattinson, al cinema dal 27 novembre

























