Recensione: Estranea, di Yael van der Wouden

Titolo:
Estranea
Autore: Yael van der Wouden
Editore: Garzanti
Pagine: 258
Anno di pubblicazione: 2025
Prezzo copertina: 18,00 €

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Recensione a cura di Luigi Pizzi

Estranea di Yael van der Wouden è un romanzo che mi ha catturato per la sua atmosfera inquieta e per il modo in cui mette in scena il conflitto tra ordine e disordine, controllo e desiderio. Siamo nell’Olanda del 1961, in una grande casa di campagna che sembra respirare e custodire segreti. Qui vive Isa, una donna che si rifugia in una quotidianità rigidamente controllata, dove ogni oggetto ha il suo posto e nulla deve cambiare. L’arrivo di Eva, la nuova fidanzata del fratello Louis, incrina questo equilibrio: la sua presenza è un’invasione, una sfida continua al bisogno di regola di Isa. Ma pian piano Eva diventa anche specchio e tentazione, forza vitale che porta alla luce ciò che Isa ha sempre represso.

Il cuore della storia sta proprio in questa relazione ambigua, fatta di diffidenza, attrazione, rabbia e curiosità. La casa, con le sue stanze in penombra e i suoi arredi ereditati, diventa un personaggio a sé, un luogo che custodisce memorie di guerra, colpe mai dette, segreti di famiglia che riaffiorano tra le crepe dei muri. La scrittura è tesa e ipnotica: Van der Wouden costruisce la tensione con lentezza, quasi con crudeltà, lasciando che ogni dettaglio – un vaso spostato, una porta socchiusa – apra nuove domande. Non c’è mai un momento di pace: anche i dialoghi più banali hanno un sottotesto che brucia. E quando emergono i desideri più intimi, la narrazione si fa intensa, fisica, senza mai cadere nella gratuità. Il romanzo parla di guerra e di colpa, ma soprattutto di desiderio e di identità. È un libro che non cerca di piacere a tutti i costi: Isa è spesso irritante, dura, difficile da amare. Eva, con la sua vitalità disarmante, le si oppone e la completa, costringendola a guardarsi dentro. In definitiva, Estranea ti lasciato addosso un senso di inquietudine che dura anche dopo l’ultima pagina. È la storia di due donne e di una casa, ma è anche una riflessione sottile su come i segreti familiari e storici ci accompagnino, nascosti dietro la facciata del quotidiano. È un debutto che colpisce perché osa rallentare, insinuare, scavare nella zona grigia tra repulsione e attrazione, tra memoria e presente.

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