Recensione: La principessa d'Irlanda, di Elizabeth Chadwick

Titolo: La principessa d'Irlanda
Autore: Elizabeth Chadwick
Editore: Tre60

Pagine: 444
Anno di pubblicazione: 2020

Prezzo copertina: 18,40 €

Recensione a cura di Eleonora Cocola

Un Medioevo tanto affascinante quanto sanguinoso, una nobile famiglia irlandese caduta in disgrazia, l’esilio, il desiderio di vendetta, una giovane eroina volitiva e ambiziosa. Con ingredienti come questi, elaborati dalla penna abilissima di Elizabeth Chadwick, maestra della fiction medievale, non poteva che nascere un romanzo avvincente e affascinante. In un’Irlanda dilaniata dalle guerre interne si svolgono le vicende della protagonista Aoife e della sua famiglia: quando suo padre, il burrascoso re Diarmait, viene deposto con violenza, la ragazza, appena quattordicenne, affronta l’esilio in Inghilterra con insospettabile forza d’animo. Conscio della bellezza e dell’enorme fascino di sua figlia, Diarmait sa che Aoife può avere un ruolo fondamentale per far sì che il re d’Inghilterra sposi la sua causa e lo appoggi nella guerra per la riconquista del regno. E infatti la ragazza riesce ad ammaliare prima re Enrico, e poi Riccardo di Clare, un ambizioso giovane conte che decide di mettere la sua abilità stratega al servizio di Diarmait con la promessa di ricevere terre, potere, e la mano di Aoife.

  
Dimentichiamoci la classica immagine delle nobildonne medievali intente a tessere nel gineceo mentre gli uomini andavano in guerra. L’eroina di questo romanzo è una giovane donna forte e indomita, che ha ereditato il carattere volitivo del padre, ma mitigato da una razionalità tutta femminile. Nel corso della trama, perfettamente costruita e calibrata, emergono tanti temi, tra cui l’ambizione frustrata di Riccardo di Clare e il fortissimo desiderio di rivalsa di Diarmait. Ma quello che colpisce di più è la straordinaria devozione di Aoife alla sua famiglia, e in particolare a suo padre. C’è un equilibrio molto sottile nel fortissimo legame tra i due: Diarmait ha una vera e propria adorazione per sua figlia, e tiene il suo parere in grandissima considerazione (cosa poco scontata dato il periodo in cui la vicenda è ambientata), ma allo stesso tempo non si fa troppi scrupoli ad utilizzarla per stringere fruttuose alleanze, fondamentali per raggiungere i suoi scopi; da parte sua Aoife è decisa a fare qualsiasi cosa per aiutare il padre, ma anche a dettare le sue condizioni: non vuole limitarsi ad essere una pedina nella strategia di riconquista del regno elaborata da Diarmait, quindi prende in mano il suo destino per trasformare i desideri del padre in un epilogo soddisfacente per se stessa, oltre che per la sua famiglia. 

  
La trama è costruita con grande cura, con un continuo spostamento tra i vari momenti e luoghi in cui si svolge l’azione; l’unica pecca è forse l’eccessiva lentezza con cui le vicende procedono. D’altra parte questo lascia il tempo per addentrarsi nei dettagli della vita quotidiana, approfonditi al punto che durante la lettura ci si sente davvero immersi in un altro mondo e in un altro tempo. Inoltre, sia Aoife che gli altri personaggi principali sono ben sviluppati, le loro azioni nascono sempre da motivazioni profonde, il che rende la vicenda ancora più interessante.

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