Recensione: Palazzo di sangue, di June Hur

Titolo:
Palazzo di sangue
Autore: June Hur
Editore: DeA
Pagine: 319
Anno di pubblicazione: 2022
Prezzo copertina: 15,90 €

Recensione a cura di Luigi Pizzi

Corea del Sud, XVIII secolo. Hyeon, diciottenne figlia illegittima del nobile Shin, ha studiato tantissimo per diventare nae-uinyeo, infermiera di Palazzo, e dimostrare a quel padre freddo e assente di essere una persona valida, degna della sua stima. Ma palazzo Changdeok nasconde tante insidie e segreti e Hyeon se ne accorge subito quando, una notte di febbraio, viene chiamata insieme ad un'altra infermiera e al medico di corte nella residenza del principe ereditario Jangheon, che tuttavia non è presente nella stanza. Chiamate ad occuparsi di un impostore, obbligate al silenzio sull'assenza del principe, le due giovani infermiere poco dopo scoprono che allo Hyminseo, la scuola dove sono state formate, quattro donne sono state uccise.


Hyeon allora, temendo per la vita della sua mentore Jeongsu, decide di analizzare la scena del delitto e scopre che la donna in realtà non è morta ma è bensì la principale indiziata per i brutali omicidi. Sicura della sua innocenza, Hyeon inizia ad indagare di nascosto insieme al giovane ispettore di polizia Eojin, l'unico che sembra intenzionato a scoprire la verità, mentre il comandante Song non vede l'ora di poter condannare l'infermiera Jeongsu. Intanto, mentre l'indagine fatica a sbloccarsi e gli omicidi aumentano, qualcuno inizia a mettere in giro le voci sulla colpevolezza del principe ereditario. Si tratta di un assassino? E perché avrebbe commesso gli omicidi? Camminando sul filo di lama, rischiando il lavoro e la sua stessa vita, Hyeon sembra disposta a tutto pur di venire a capo della vicenda, potendo contare solo sulla stima e, forse, l'affetto del giovane commissario...


Palazzo di Sangue, primo romanzo pubblicato in Italia della talentuosa scrittrice coreana June Hur, è un un libro a metà strada tra un romanzo storico, un thriller e un racconto di formazione. Ambientato a Seul nel XVIII secolo, precisamente nell'anno 1758 al tempo della dinastia Joseon (1392-1910), il libro narra le vicende del principe Jangheon, anche conosciuto come principe Sado, sanguinario erede al trono che si macchiò di diversi omicidi, probabilmente affetto da disturbi mentali, prima di essere condannato a morte dallo stesso padre. Partendo da questa realtà storica, June Hur costruisce un'avvincente fiction che mescola personaggi reali con altri frutto della sua fantasia, a cominciare dalla giovane protagonista Hyeon, ragazzina coraggiosa, caparbia e generosa; continuando con l'affascinante e intelligente ispettore Eojin. L'autrice tesse una trama avvincente e intrigante, ricca di pathos e colpi di scena, in cui la verità finale appare tutt'altro che scontata. La lettura risulta chiara e scorrevole, nonostante i numerosi personaggi coinvolti, e il mistero tiene incollato il lettore fino all'epilogo. Narrato in prima persona dalla giovane infermiera, il romanzo offre un affresco storico incredibilmente interessante sulla vita, l'architettura, la lingua, l'organizzazione sociale e politica di un popolo tanto affascinante quanto sconosciuto ai più. In particolar modo, sul ruolo della donna in una società violenta e maschilista, in cui emanciparsi risultava estremamente difficile. Un libro da consigliare a tutti con l'auspicio di vedere presto pubblicati in Italia gli altri lavori dell'autrice: The Silence of Bones e The Forest of Stolen Girls.

June Hur
è nata nella Corea del Sud, e vissuta tra Corea e Canada, dove ha studiato. Laureata in Storia all’Università di Toronto, è appassionata di scrittura e tradizioni coreane, elementi che compaiono spesso nella sua narrativa – a partire dal premiato esordio The Silence of Bones. Il Palazzo di Sangue è il suo primo romanzo pubblicato in Italia.

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