La recensione de "Il Paese dei jeans in Agosto", di Simona Bosco Ruggeri nelle sale dal 23 Novembre distribuito da Adler Enternainment

Recensione a cura di Mario Turco

Dura la vita di paese. La retorica dei borghi italiani, ameni e pastorali rifugi in cui tornare a vivere in quest'epoca di lavoro digitale, è diventata attrattiva solo per le masse urbane, fattesi ammaliare dai discorsi teorici sulle possibilità creative dello smartworking e dell'allentamento dei ritmi delle metropoli, dato che non ha mai intaccato in realtà chi continua a viverci. La realtà delle piccole comunità, specie quando ancora isolate dal dibattito culturale della nazione, è spesso fatto di noia, gelosie e rancori gonfiati a dismisura dalla ridotta estensione geografica che permette solo in misura minore di potersi spostare in altri luoghi. Durante questa vita agra cosa può fare il singolo individuo che nutre ovvi sogni di gloria, più grandi rispetto a quel fazzoletto di terra su cui si trova costretto, che i social media promettono anche a chi non ha particolari doti e talenti? 


"Il paese dei jeans in Agosto", di Simona Bosco Ruggeri in uscita nelle sale italiane il 23 Novembre grazie alla distribuzione di Adler Enternainment, risponde a questa domanda attraverso il glorioso genere della commedia di costume declinata in modo attento sull’attualità. Prodotto da Akita Film, Maremosso e la stessa Adler Entertainment, l'esordio della regista torinese affronta infatti con intelligenza ma senza pedanteria moralista l'ossessione di visibilità che si cela anche e soprattutto nei paesi lontani dalle grande città. @IlCarlito (Pasquale Risiti, prima grande scelta di casting perché con la sua bassa statura ma il fisico scolpito e capelli/barba da metrosexual è perfetto per dare un ulteriore tocco psicologico alla sua insaziabile fame di fama) è un influencer di un paesino della bassa Campania che passa le giornate postando i video dei suoi balletti su TikTok e cercando il successo perduto dopo un'ospitata ad un reality che momentaneamente gli aveva dato la notorietà tanto bramata. Squattrinato e con un padre (il bravissimo Ninni Bruschetta, capace con un solo sguardo di rendere visibile il tipico scetticismo meridionale da boomer) che osteggia la sua "professione", il ragazzo escogita sempre nuovi modi per ottenere like e visualizzazioni coinvolgendo gli amici e la madre (Nunzia Schiano, anche lei azzecatissima). Ma i numeri social rimangono bassi ed allora @IlCarlito si lega sentimentalmente alla “cessa” Luisa (Lina Siciliano, che anche qui ha la stessa potenza espressiva di “Una femmina”, il film che nel 2022 ha incantato la Berlinale), rampolla trascurata della ricca famiglia Rosetti, ed insieme alla ragazza mette in scena tutti i passaggi della vita di coppia mediatica. Quando nemmeno il fidanzamento a suon di post Instagram e la vacanza a Formentera riescono però a fare ottenere loro il successo sperato, la coppia oltrepassa il limite annunciando una gravidanza che non esiste...


Il paese dei jeans in Agosto si muove molto bene tra le due dimensioni del racconto, ovvero il gretto provincialismo del contesto in cui la storia è ambientata e lo spietato sottobosco di chi ha come massima aspirazione quella di essere un vip da salotto televisivo. Pur non facendo sconti alla stupidità del suo protagonista – gli hashtag cool, la ricerca di sponsorizzazioni per arrivare a fine mese, i balletti davanti la finestra durante lo spurgo della cantina -, la regista infatti sferza anche con inusitata sagacia la grettezza mentale dei concittadini della coppia protagonista. Alcuni dei momenti migliori del lungometraggio riguardano proprio le piccole ma seccanti scaramucce tra la mamma (Rosalia Porcaro, perfetta anche lei ma per la comica napoletana non è di certo una novità) di Luisa, che da presunta nonna si fa beffe dell’amica che ha una figlia che non riesce ad avere invece un figlio dopo un anno e mezzo di matrimonio. Così tutti gli elementi di questo degradante quadro corale concorrono al ritratto senza filtri social o cinematografici di una provincia che non è il luogo dove tornare ma dal quale fuggire. Il paese dei jeans in Agosto ha infine una chiusura cinica ed asciutta che conclude in modo davvero encomiabile un debutto molto interessante che segnala la bravura di una regista da tenere sicuramente d’occhio per il suo prossimo film.

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