Recensione: GLI SCOMPARSI di Daniel Mendelsohn

Titolo: Gli scomparsi
Autore: Daniel Mendelsohn
Editore: Beat
Pagine: 736
Anno di pubblicazione: 2013
Prezzo copertina: 11,00 €  


Recensione a cura di Beatrice Pagan

Non bisogna lasciarsi scoraggiare dalla grandezza del voluminoso romanzo scritto da Daniel Mendelsohn e da un inizio fin troppo ricco di dettagli che rende complicato lasciarsi convincere a proseguire la lettura. Gli scomparsi, dopo le prime cento pagine in cui si lotta per lasciarsi conquistare, è un interessante viaggio tra la storia della Seconda Guerra Mondiale, attraverso una ricerca quasi impossibile di alcuni membri della famiglia, ebrei scomparsi durante i terribili anni dello sterminio effettuato dai nazisti, di cui l'autore ha visto solo un paio di fotografie e raccolto qualche aneddoto da bambino.

Con una precisione quasi documentaristica, Mendelsohn racconta infatti la sua infanzia e il mistero che circonda da sempre lo zio Shmiel, di cui si sono perse le tracce durante l'occupazione nazista della Polonia est, ora zona in territorio ucraino. Una volta cresciuto, Daniel decide di seguire gli indizi raccolti e provare a trovare i tasselli mancanti dell'intricato puzzle rappresentato dalla sua famiglia. Gli scomparsi non si limita, però, a narrare il viaggio compiuto per trovare le risposte a lungo cercate, ma riesce anche a offrire un appassionante ritratto teologico della religione ebraica e personale.

La storia della famiglia dell'autore rappresenta uno dei tanti esempi delle conseguenze drammatiche di uno sterminio ingiusto e assurdo, e supera i confini tra storia personale e racconto universale. Passato e presente si intrecciano con grande facilità, grazie anche ai racconti dei sopravvissuti che rendono l'insieme più emozionante e coinvolgente. L'utilizzo delle foto e la minuziosa, fino al limite dell'eccesso, narrazione di ogni piccolo indizio e persona incontrata sono il pregio e il limite più evidente dell'opera di Mendelsohn: da una parte rendono il libro uno dei racconti più accurati sul dramma dell'Olocausto scritto da un ebreo contemporaneo, dall'altra appesantisce lo stile e i contenuti della storia, rendendo la narrazione lenta, complicata e fin troppe volte ripetitiva quando si narrano i tanti incontri e dialoghi.

I membri della famiglia scomparsi diventano così quasi un emblema delle troppe vite spezzate inutilmente a causa di un'ideologia politica deviata e razzista. L'autore scopre, tappa dopo tappa, la verità sui 48 ebrei rimasti in vita dei 6.000 che vivevano in una città svuotata dei suoi abitanti, trasformata in un vuoto involucro che ha perso la sua identità. Il viaggio oltreoceano per scoprire la verità equilibra bene l'iniziale costruzione prolissa che lo precede. L'abbondante materiale avrebbe forse meritato una suddivisione in due volumi, anche per agevolare i lettori che rischiano di essere sommersi da troppe informazioni.

Gli scomparsi rappresenta, tuttavia, una fonte preziosa per chi vuole scoprire da vicino la storia di una delle pagine più buie della nostra storia, ed emozionarsi quasi fino a commuoversi con la vera vita di una famiglia spezzata troppo presto.  

L'AUTORE
Daniel Mendelsohn è nato nel 1960 a Long Island, ha compiuto studi classici alla University of Virginia e poi a Princeton. Scrive di letteratura, cinema e teatro sulla New York Times Book Review, sul New Yorker, sulla New York Review of Books. È considerato uno degli scrittori e intellettuali americani più influenti.

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