Recensione: Quel che resta del caso moro, di Stefania Limiti

Titolo:
Quel che resta del caso Moro
Autore: Stefania Limiti
Editore: Interlinea
Pagine: 160
Anno di pubblicazione: 2024
Prezzo copertina: 14,00 €

Recensione a cura di Mario Turco

"Dopo quasi cinquant’anni, il terzo millennio già avviato, la nostra storia collettiva sembra aver archiviato l'uccisione di Aldo Moro senza averla conosciuta fino in fondo. Continuiamo a pensare a quei giorni attraverso una trama cinematografica che soddisfa la nostra immaginazione ma non la storia. Lo sguardo inquieto di Gian Maria Volontè; gli occhi stanchi di Roberto Herlitzka; l'espressione dolente di Fabrizio Gifuni: il ricordo di Aldo Moro vive nella rappresentazione intensa e struggente dei tre attori". L'attacco dell'introduzione di "Quel che resta del caso Moro", di Stefania Limiti, pubblicato da Interlinea, è un perfetto viatico argomentativo all'indagine compiuta dalla brava giornalista nella sua ultima e performante fatica saggistica. 


Questo breve ma fitto volumetto (160 pagine in edizione tascabile ma scritte con l'irruenza del pamphlet vecchia scuola) ha infatti il merito di tornare sulla tragedia politica più importante del secondo Novecento del nostro Stato dimezzato. E lo fa con un taglio particolare che si chiede polemicamente quanto il peso delle numerose ricostruzioni cinematografiche sia stato cavalcato volutamente dalla classe dirigente per non fare i conti con l'uccisione del leader democristiano. Lo spunto di partenza di Limiti è, difatti, la sontuosa fiction "Esterno notte", di Marco Bellocchio che nel 2022, forte della caratura autoriale del regista piacentino e dell'imponente produzione RaiCinema che l'ha fatta uscire in festival, cinema e tv (perfino in prime-time sulla rete ammiraglia, in una congiuntura mediale che non si vedeva da tempo), ha dato probabilmente la rappresentazione immaginativa definitiva degli eventi reali connessi al delitto. Stefania Limiti si domanda però quanto le figure di Aldo Moro e delle BR restituite dai film corrispondano alla realtà e quante reticenze invece ancora persistano nella narrazione di questa ferita aperta per il nostro Paese. "Continuiamo a pensare a quei giorni attraverso una trama cinematografica che soddisfa la nostra immaginazione ma non la storia", riassume infatti con caustico acume l'autrice già nella sua introduzione. 


Quel che resta del caso Moro demolisce allora, tramite un certosino lavoro di inchiesta che fa da epitome all’esperienza pluriennale di Limiti sulla vicenda, ad una una le false credenze che ancora gravitano attorno all'agguato del 16 Marzo 1978 a via Fani. A partire proprio dalla strage dei 5 uomini della scorta che anche la fiction di Bellocchio mette in scena secondo le indicazioni del famoso “memoriale Morucci”, il racconto in larga parte lacunoso e spesso perfino menzognero – e probabilmente insufflato dai servizi segreti, Limiti lo asserisce senza timore di smentita - del brigatista Valerio Morucci. Pur riconoscendo l’ampio lavoro documentale dietro “Esterno notte”, il saggio condanna questo uso della memoria cinematografica a danno della storia vera che politici e dirigenti continuano a sostenere per tornaconto elettorale e e personalistico. Si veda, ad esempio, il velo nero steso sul fallimento della trattativa del rilascio di Moro che, tra fine Aprile e inizio Maggio, sembrava essere imminente anche grazie all’intercessione in denaro fatta da Paolo VI. Come nota l’autrice nel capitolo probabilmente più duro: “È un grande buco di conoscenza quello che riguarda il deragliamento della trattativa. Lì si annida il tragico senso della morte di Moro per il paese”. Che non sta nello stupido e riduttivo dualismo tra brigatisti buoni e cattivi o in quello, fattualmente e filosoficamente ancora più squallido, tra la resa alle BR e la vita dell’ostaggio – Limiti non concede spazio d’esistenza a quest’idea ricordando che in qualunque stato democratico si scende sempre a patti col terrorismo – ma nel deliberato omicidio del suo rappresentante più importante che Stato e anti-stato portarono in atto quel 9 Maggio. Quel che resta del caso Moro rimprovera quindi proprio questa rinuncia alla complessità al robusto filone audiovisivo incentrato sulla morte dello statista democristiano. Se lodevole è la messe di prove documentali e giornalistiche portate a sostegno di questa tesi, al saggio però manca una critica cinematograficamente più analitica e magari incentrata sulle opere, passate troppo brevemente in rassegna nell’affannoso capitolo finale.

Stefania Limiti (Roma 1965), giornalista, laureata in Scienze politiche all’Università La Sapienza, collabora con “L’Espresso”, “Il Fatto Quotidiano” e “Left ”su tematiche di attualità politica. Ha partecipato come commentatrice allo speciale di Michele Santoro sul caso Moro trasmesso in diverse puntate da Rai2 nel 2018.
Tra le sue pubblicazioni: L’estate del golpe (Chiarelettere, 2023); Potere occulto (Chiarelettere, 2022); Arafat. Il sovrano senza Stato (Castelvecchi, 2019); La strategia dell’inganno. 1992-1993. Le bombe, i tentati golpe, la guerra psicologica in Italia (Chiarelettere, 2017); Complici, il caso Moro e il patto segreto Dc e Br, con Sandro Provvisionato (Chiarelettere, 2015); Doppio livello, come si organizza la destabilizzazione in Italia (Chiarelettere, 2013; il libro è stato adottato come testo per l’insegnamento dal dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Trieste per l’anno 2016); Il Complotto. La controinchiesta segreta dei Kennedy sull’omicidio di JFK (Nutrimenti, 2012).

LIBRI & CULTURA CONSIGLIA...