Titolo: Nel nome del male. Da Lady Macbeth e Stanley Kubrick
Autore: Franco Buffoni
Editore: Interlinea
Pagine: 176
Anno di pubblicazione: 2025
Prezzo copertina: 14,00 €
Autore: Franco Buffoni
Editore: Interlinea
Pagine: 176
Anno di pubblicazione: 2025
Prezzo copertina: 14,00 €
Acquista su Amazon: https://amzn.to/3WopTw4
Franco Buffoni ha pubblicato Suora carmelitana (Guanda 1997, 20192), Il profilo del Rosa (Mondadori 2000, 20232), Guerra (Mondadori 2005), Noi e loro (Donzelli 2008), Roma (Guanda 2009). L’Oscar Poesie 1975-2012 (Mondadori 2012) raccoglie la sua opera poetica. Con Jucci (Mondadori 2014) ha vinto il premio Viareggio. In seguito sono apparsi Avrei fatto la fine di Turing (Donzelli 2015), La linea del cielo (Garzanti 2018, premio Carducci-Pietrasanta), Betelgeuse e altre poesie scientifiche (Mondadori 2021). È autore dei romanzi Più luce, padre (Sossella 2006, premio Matteotti), Zamel (Marcos y Marcos 2009), Il servo di Byron (Fazi 2012), La casa di via Palestro (Marcos y Marcos 2014), Il racconto dello sguardo acceso (Marcos y Marcos 2016, Premio Alessandro Tassoni), Due pub tre poeti e un desiderio (Marcos y Marcos 2019), Silvia è un anagramma (Marcos y Marcos 2020), Vite negate (Fve 2021), Il Gesuita (Fve 2023). Per Mondadori ha tradotto Poeti romantici inglesi (2022). Nella collana “Le parole della poesia” di Vallecchi ha pubblicato il saggio Giustizia (2023). Per Interlinea si occupa della collana “Lyra giovani” e ha pubblicato i libri di poesia Theios (2001) e O Germania (2015) e i saggi Con il testo a fronte. Indagine sul tradurre e l’essere tradotti (2005, 20162), Gli strumenti della poesia (2020), La traduzione del testo poetico tra XX e XXI secolo (2021), Invettive distopie (2023). Il sito dell’autore è www.francobuffoni.it
Recensione a cura di Mario Turco
Dopo la lettura di "Nel nome del male. Da Lady Macbeth e Stanley Kubrick", di Franco Buffoni pubblicato da Interlinea verrebbe da indagare sulla genesi di questo piccolo ma interessante libro. Probabilmente schiacciata dalla caratura dell'autore o, meno cinicamente, grata perché un nome importante della letteratura italiana degli ultimi decenni abbia deciso di militare tra la sua fila, la sempre più arrembante casa editrice ha con questo tomo infatti dato al poeta e saggista novarese il compito di pescare dal mare magnum della letteratura e del cinema alcuni significativi passaggi della riflessione che l'uomo ha esplicitato sulla sua capacità di commettere, unico tra gli animali, scientemente il male.
Il tema, come ovvio, è talmente ampio da poter essere affrontato solo lateralmente e in via personale, tanto che è lo stesso Buffoni nell'introduzione a chiarire come il suo sarà un percorso più di assenze che di presenze: "Dostoevskij sarebbe stato troppo geometricamente teorico per questo libro: così siamo riusciti, non senza fatica, a tenerlo lontano, senza cedere alla tentazione di metterlo al centro della riflessione, facendoci da lui dettare la linea". Pur escludendo quindi lo scrittore russo, il punto di partenza dei brevissimi capitoli - alcuni solo 4 pagine, alla stregua di lacerti filosofici piuttosto che ragionamenti compiuti - di Nel nome del male. Da Lady Macbeth e Stanley Kubrick è rappresentato proprio da una delle tragedie più famose di William Shakespeare. In "Le streghe di Macbeth", l'autore compie una panoramica sul significato dell'apparizione delle tre megere "malate di male" al generale scozzese che, con le loro profezie, instillano nel protagonista della tragedia l'hybris per la scalata al trono. Rifiutando eccessi psicanalitici di là da venire e coevi adagiamenti verso il gusto demonologico, Buffoni dà senso vivo e ineluttabile alle tre figure perché esse sono latrici di un messaggio che la tragedia sviscera lungo tutti i suoi cinque atti: "Se sei predestinato al male, comunque sarai dannato. E al suo apparire, se ti ribellerai, un male ancora peggiore ti colpirà”. Nel capitolo successivo "Milton e Satana", l'autore fornisce invece il proprio particolare punto di vista sul capolavoro "Il paradiso perduto", insistendo sia sull'evidente fascinazione del poeta inglese verso la figura di Satana - capace di ispirargli infatti le parti migliori del poema - sia sulla sua parte semantica, a partire dalla tripartizione di Ezra Pound tra poesia epica, poesia lirica e poesia drammatica. In questi primi due capitoli, non casualmente i più ampi e documentati, l'analisi di Buffoni riesce in modo brillante a ragionare sull'essenza del male nelle due opere messe sotto esame, non disdegnando però di aprirsi verso altre suggestioni. La divagazione colta e affascinante diventa però ben presto personalistica ripresa della propria poetica in capitoli come "La mia guerra", dove l'autore fa il punto sulle sue precedenti pubblicazioni a tema militare e sulla biografia del padre; "Ribellione come liberazione o male?" che, a dispetto del titolo, arriva a porsi domande su cosa sia l’arte per un Joyce filtrato da San Tommaso; e “Bataclan” che, a dispetto del titolo, è una mini-pièce su quattro personaggi legati al tristemente famoso locale parigino.
Insomma, in Nel nome del male. Da Lady Macbeth e Stanley Kubrick la sensazione è che, dopo aver adempiuto in maniera occasionale all’argomento del titolo, Buffoni proceda a ruota fin troppo libera andando a pescare però dal suo gigantesco bagaglio esperienzale-culturale piuttosto che procedere diligentemente con nuove ricerche. In questo comunque spesso seducente riciclo delle proprie idee rimangono alcuni bellissimi passaggi come il capitolo “Il male del mare”, in cui Buffoni fa un ottimo lavoro di esegesi su “The sea”, di Edward Bond, uno dei testi più belli della drammaturgia inglese del secondo Novecento da noi purtroppo conosciuto solo da pochi addetti ai lavori. In un testo dalla natura così evenemenziale l’augurio che possiamo farci è che Nel nome del male. Da Lady Macbeth e Stanley Kubrick sia solo il primo contributo di quella che meriterebbe essere una collana.
Acquista su Amazon: https://amzn.to/3WopTw4






















