Recensione: Le stelle brillano più forte, di Rami Abou Jamous

Titolo:
Le stelle brillano più forte
Autore: Rami Abou Jamous
Editore: Libreria Pienogiorno
Pagine: 192
Anno di pubblicazione: 2025
Prezzo copertina: 17,90 €

Acquista su Amazon: https://amzn.to/4poIVPX

Recensione a cura di Luigi Pizzi

Le stelle brillano più forte è il racconto di un padre che tenta di salvare l’infanzia del proprio bambino in un luogo dove l’infanzia viene sistematicamente cancellata. È un libro che nasce dalla guerra, ma parla soprattutto d’amore: un amore che diventa ingegno, menzogna pietosa, gioco, teatro, pur di impedire che la paura metta radici nello sguardo di un figlio di tre anni.


Rami Abou Jamous, giornalista gazaiano, offre una testimonianza che unisce l’urgenza del cronista alla fragilità dell’uomo. Quando la guerra esplode, la sua famiglia è costretta a una serie di fughe continue: da una casa a un’altra, poi in una tenda, poi ancora in un riparo improvvisato. Ogni spostamento porta con sé una perdita: la casa, la scuola, il calore, i giochi, la normalità. In questo vuoto crescente, Rami inventa un mondo alternativo per il piccolo Walid: la tenda diventa una “villa”, i vasi un giardino, i droni “uccelli del buongiorno”, le esplosioni fuochi d’artificio da applaudire. È una messinscena amorevole e disperata, costruita con la complicità della moglie, per tenere lontano il terrore e preservare la gioia del bambino. Mentre protegge Walid, l’autore racconta anche ciò che la guerra trasforma: strade che scompaiono, interi quartieri polverizzati, la vita sociale che si sgretola, la fame che avanza, il gelo, la stanchezza morale. Le sue parole non cercano distacco né equilibrio: sono il resoconto diretto di chi vive in prima persona la condizione del civile sotto assedio. È un memoriale che descrive una “non-vita”, una quotidianità sospesa in cui ogni gesto — cucinare, camminare, dormire — diventa un atto di resistenza.


La forza del libro risiede proprio in questa doppia prospettiva: la tragedia collettiva e l’intimità familiare. La scelta di concentrarsi su un bambino e sul tentativo di proteggerlo rende la narrazione emotivamente potentissima: il conflitto si misura attraverso le piccole cose, i gesti, i giochi improvvisati, le bugie necessarie. L’orrore rimane sempre sullo sfondo, presente ma filtrato dalla volontà di un padre di impedire che la gioia negli occhi del bambino si spenga. Sul piano letterario, Le stelle brillano più forte non vuole essere un trattato politico né un’analisi geopolitica: è un diario vissuto, frammentario, immediato. Questa scelta, che alcuni potrebbero percepire come un limite, è anche ciò che rende il libro autentico. La soggettività è totale — e inevitabile: Rami parla di ciò che vede, di ciò che teme, di ciò che vuole proteggere. Non pretende di raccontare Gaza intera, ma la sua Gaza, la sua famiglia, la sua lotta quotidiana contro la disperazione. In diversi passaggi, la scrittura raggiunge una sincerità che disarma. Non c’è retorica né eroismo: solo la stanchezza, la paura, l’ostinazione e la dolcezza di un padre che si aggrappa a ogni mezzo possibile per far continuare a vivere un bambino dentro la morte. È questo contrasto — il sorriso inventato in mezzo alle macerie reali — che dà al libro una potenza rara. Le stelle brillano più forte è stato definito da molti una “versione reale e poetica de La vita è bella”. L’accostamento è comprensibile: anche qui l’immaginazione diventa scudo, anche qui l’amore paterno tenta di costruire una realtà alternativa. Ma il libro di Abou Jamous ha una sua voce autonoma, immediata e nuda, resa ancora più incisiva dal fatto di essere un documento contemporaneo.


La testimonianza dell’autore possiede valore umano, letterario e storico: conserva ciò che la guerra prova a distruggere, cioè la memoria delle vite interrotte, delle infanzie deviate, delle famiglie spezzate ma ancora capaci di tenerezza. È un racconto che commuove senza cadere nel sentimentalismo, informa senza trasformarsi in propaganda, e porta il lettore dentro una verità semplice e crudele: anche nei luoghi più oscuri, qualcuno continua a lottare per un sorriso. In definitiva, Le stelle brillano più forte è un libro necessario. Necessario perché ci ricorda cosa significhi davvero vivere una guerra; necessario perché umanizza ciò che troppo spesso viene ridotto a numeri; necessario perché mostra che, anche quando tutto crolla, l’amore può diventare un ultimo, disperato modo di resistere. Un’opera preziosa, dolorosa e luminosa insieme. Un libro che resta addosso.

Acquista su Amazon: https://amzn.to/4poIVPX

Rami Abou Jamous è scrittore e giornalista, e vive a Gaza con la famiglia. Dal 2023 per due anni lo ha fatto in una tenda in un campo profughi. Nonostante i numerosi trasferimenti e le immani difficoltà, non ha mai smesso di collaborare con la stampa estera per raccontare la quotidianità del conflitto. Ogni giorno invia ai 150 giornalisti e volontari raccolti nel suo gruppo WhatsApp lo stesso messaggio: «Sono ancora vivo». Con un collega, ucciso il 19 novembre 2023, è cofondatore dell’agenzia Maison de la Presse. Collabora come corrispondente per diversi media francesi, da Radio France a France24.Nel2024 gli sono stati conferiti tre prestigiosi premi Bayeux per i corrispondenti di guerra, in tre diverse categorie: è la prima volta che accade.

LIBRI & CULTURA CONSIGLIA...