Recensione: ORO, SOLE E SANGUE di Matteo Bruno

Titolo: Oro, sole e sangue
Autore: Matteo Bruno
Editore: Leone
Pagine: 448
Anno di pubblicazione: 2013
Prezzo copertina: 15,00 €


Giovanni Giustiniani Longo, figlio illegittimo di un ricco mercante genovese, è costretto a lasciare la Repubblica dopo aver assassinato Tancredo Costa, membro di una famiglia rivale. Insieme all'amico Lorenzo, giovane e fedele garzone, Giovanni finisce per imbarcarsi verso il Nuovo Mondo, con la speranza di ricominciare una nuova vita. Una volta sbarcato a Santiago di Cuba e aver conosciuto il burbero Pedro de Alvarado, Giustiniani decide di unirsi alla spedizione esplorativa diretta ad ovest, guidata dal caudillo Hernán Cortés. Un lungo viaggio avventuroso che lo condurrà fino al cuore dell'Impero Azteco, tra battaglie, violenze, rivalità, amicizie e un nuovi amori.

L'Impero Azteco sulla mappa
Matteo Bruno con Oro, sole e sangue racconta l'avventura dei conquistadores spagnoli che tra il 1519 e il 1521 riuscirono a conquistare l'odierno Messico, ponendo fine al florido Impero Azteco. Un'avventura che l'autore racconta unendo la precisione dello storico con l'abilità narrativa del romanziere, mescolando vicende e personaggi reali, come Pedro de Alvarado e Hernán Cortés, con altri frutto della fantasia, come il protagonista principale Giovanni Giustiniani Longo; personaggi ai quali l'autore riesce a dare una buona connotazione caratteriale fuggendo stereotipi e luoghi comuni, come quello che vuole tutti gli spagnoli spietati assassini e gli indigeni "agnellini sacrificali".

Hernán Cortés
Bruno, invece, dipinge un'umanità variegata, in cui la fame d'oro è forse l'unico minimo comune denominatore che unisce gli spagnoli; un quadro complesso in cui trovano spazio tanto sentimenti nobili, come la solidarietà, l'amicizia, l'amore, il perdono, la carità, il coraggio e le lealtà, quanto caratteristiche opposte, come l'avidità, l'odio, l'ambizione, l'empietà, la scelleratezza e la disonestà. Aspetti contraddittori che caratterizzano la figura a mio avviso più affascinante del romanzo, ovvero quella di Hernán Cortés, il caudillo che riuscì nella folle impresa di conquistare un impero centenario con un pugno di uomini, grazie al coraggio, alle abilità diplomatiche, all'astuzia e alla fortuna.

Un libro che ti cattura dalle prime pagine e ti spinge a continuare la lettura fino all'epilogo, nonostante esso si conosca fin dal principio. Una romanzo avvincente che permette al lettore di conoscere i dettagli di una vicenda storica fondamentale per l'età Moderna, e alcune peculiarità delle società indigene che abitavano il Messico prima dell'avvento dei Conquistadores. Un libro che mi sento di consigliare a tutti gli appassionati di romanzi storici, anche se all'autore può essere fatto qualche appunto circa la poca credibilità di alcuni dialoghi, fin troppo "avanguardistici" nel lessico rispetto all'epoca di ambientazione del romanzo.

L'AUTORE
Matteo Bruno nato a Perugia nel 1980, dopo la laurea in Scienze Politiche ha iniziato una collaborazione con l’Università degli studi di Perugia, occupandosi in particolar modo di progetti volti all’integrazione europea. Il suo primo romanzo storico, Le ali del Falco, è stato pubblicato nel 2012.

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