Recensione: LA MEMORIA DEI FIORI. IL DIARIO DI RYWKA LIPSZYC

Titolo: La memoria dei fiori. Il diario di Rywka Lipszyc
Autore: Rywka Lipszyc  
Editore: Garzanti
Pagine: 208
Anno di pubblicazione: 2015
Prezzo copertina: 14,90 €


Recensione a cura di Marika Bovenzi

Il diario di Rywka Lipszyc rappresenta un’inestimabile documento storico di uno dei periodi più neri della storia dell’umanità: l’Olocausto. Il diario ha compiuto una lunga traversata per giungere sino ai nostri giorni. Fu ritrovato nella primavera del 1945 tra le rovine di Aushwitz-Birkenau da Zinaida Berezovskaya, un medico militare dell’Armata Rossa, che decise di portarlo con se in Siberia e conservarlo fino alla sua morte, avvenuta nel 1983.

Negli anni ’90, precisamente nel 1995, Anastasia, nipote di Zinaida, in occasione di una visita alla madre ritrova il diario tra i cimeli di famiglia, decidendo di portarlo poi a San Francisco, città di residenza, dove lo affida a personaggi più competenti. Nel 2008 il diario arriva al Centro per l’olocausto del nord California e del Brooklyn College, che dopo averne stabilito l’autenticità, decidono di trascriverlo. Tra il 2010 e il 2014 il diario viene tradotto in inglese e pubblicato negli States. Nel 2015 il libro viene pubblicato in Italia da Garzanti.

Il diario riporta le “memorie” di Rywka Lipszyc, ebrea quattordicenne, la cui unica colpa fu quella di vivere in un luogo sbagliato e in un’epoca altrettanto ingiusta. Tra dolore, pena, fame, freddo e atrocità, l’unica consolazione della ragazzina rimane il suo diario. Pagine di realtà, di sogni, di speranze, di sfoghi, nonché carta intrisa di mute preghiere. Rywka racconta le sue giornate, il grigiore che la circonda e la sofferenza, ormai padrona assoluta del ghetto. A lei è stata strappata ogni gioia. I genitori sono morti e lei deve occuparsi della sorellina minore Cipka. Ogni giorno è costretta a cucire e cucire e sperare di non morire. Ad un certo punto le notizie si interrompono, Rywka smette di scrivere nel suo amato diario. Nulla si sa della sorte della piccola ragazzina del ghetto di Lodz, nessuno conosce la sua fine.

Rywka all’interno del diario descrive gli scenari cruenti, infelici, atroci, tristi e opprimenti del ghetto. Il filo spinato, le armi dei soldati, le intimazioni e gli ululati laceranti dei cani. La sofferenza e la rassegnazione dei più. Dalle pagine, oltre al buio e all’abominio, si evince anche altro: barlumi di speranza e luce, provati dalla stessa scrittrice; il calore e le piccole gioie portate dalla primavera, vista come illusione di rinascita, di libertà, di ricostruzione, e della fine di ogni orrore. Lo stile è semplice e diretto, e trattandosi di un diario a tratti risulta intimo e profondo, in quanto la sua scrittrice riversa al suo interno i pensieri più cupi e i sentimenti più intensi. Le tematiche che si possono evincere vanno dalla tragicità e l’infamia della guerra, all’asprezza e l’assurdità di anni feroci che hanno segnato il mondo intero, alla forza, alla speranza, al vivere giorno per giorno, alle suppliche e al dolore di milioni di persone che come Rywka furono perseguitate.

Consiglio assolutamente questo libro perché ricco di storia e di memoria, capace di suscitare svariate emozioni.

“Vorrei essere immune dagli sbalzi d’umore, ma la serenità richiede una forza interiore che al momento non ho. […]Se almeno non avessero sospeso le assemblee, potrei imparare dalle altre. Invece mi sento così sola, così indifesa…az ikh broykh nisim! ( Ho bisogno di un miracolo!)".

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