Recensione: UNA LUCE QUANDO E' ANCORA NOTTE di Valentine Goby

Titolo: Una luce quando è ancora notte
Autore: Valentine Goby
Editore: Guanda
Pagine: 240
Anno di pubblicazione: 2015
Prezzo copertina: 16,00 

 
Recensione a cura di Marika Bovenzi

Il libro ci narra la vicenda di Mila, una militante ventenne, incinta di quattro mesi, della Resistenza francese, deportata insieme ad altre quattrocento donne a Ravensbrück, nell’aprile del 1944, per aver aiutato dei militanti parigini. Dopo circa cinque giorni di viaggio in condizioni disumane, apprendono con sollievo che non saranno fucilate, essendo prigioniere politiche. Da quel momento in poi, Mila e le sue compagne dovranno lottare con le unghie e con i denti per sopravvivere in un luogo dove qualsiasi cosa è destinata a morire e sopperire.

Le preoccupazioni maggiori della ragazza riguardano la sua gravidanza; mille dubbi e tante ansie attanagliano l’animo della giovane: dove nascerà suo figlio? Dove sarà cresciuto? Più di ogni altra cosa, riuscirà un neonato a sopravvivere in quella desolazione? Ben presto però, Mila scopre all’interno del campo l’esistenza di una Kinderzimmer, ossia una camera per neonati, dove i bambini lottano per salvarsi e scampare a quell’orrore.

L’ambientazione è descritta nei minimi particolari. La pena, il tormento e l’angoscia di un luogo così pregno di orrore, crudeltà e ignoranza. Un posto in cui la morte regna sovrana e incontrastata, e la felicità è bandita. A contrapporsi invece, a scenari così cruenti e da incubi, vi è un luogo che seppur fatiscente, emana vita e dona speranze: la cosiddetta camera dei neonati. Per quanto riguarda i personaggi, sono molteplici, e ad ognuno è assegnato un ruolo ben preciso. Protagoniste indiscusse sono le donne; esseri che lottano, si battono, credono in ideali, rischiano, amano, proteggono, sopportano e riportano la luce anche nei luoghi più oscuri e improbabili. Tra queste, Mila è quella che si erge su tutte; una semplice ventenne con ideali ferventi, madre che lotta per dare un “lieto fine” a suo figlio, una vita diversa e meno dolorosa.

Lo stile è scorrevole, ma a tratti forte e cruento. La particolarità di questo romanzo, oltre all’inferno affrontato da una madre e dal proprio bambino in un luogo di devastazione e atrocità, risiede nell’utilizzo di molteplici espressioni linguistiche differenti che vanno dall’inglese, al francese, allo spagnolo e al tedesco. Le tematiche affrontate all’interno del romanzo si concentrano maggiormente intorno alla figura della donna; figure coraggiose, spinte dal patriottismo senza alcuna aspirazione all’eroismo, si ritrovano a combattere per la sopravvivenza della vita umana. In una marasma di dolore si evince la forza, la fede nel prossimo, la speranza nell’essere umano, nella parte razionale che scinde l’uomo dall’animale, l’agonia per la libertà e per il futuro.

Consiglio questo libro della memoria a chi ha voglia di leggere di seconde opportunità conquistate, e di piccoli miracoli avvenuti in uno dei periodi più terribili della storia dell'uomo.

L'AUTRICE
Valentine Goby (Grasse, 1974) è autrice di otto romanzi e di numerosi libri per ragazzi. Con Una luce quando è ancora notte ha vinto nel 2014 il Prix des Libraires.

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