Recensione: SAMBA POUR LA FRANCE di Delphine Coulin

Titolo: Samba pour la France
Autore: Delphine Coulin
Editore: Rizzoli
Pagine: 270
Anno di pubblicazione: 2015
Prezzo copertina: 18,00 €


Recensione a cura di Eleonora Cocola

Samba ha ventinove anni, e da più di dieci vive a Parigi. La sua terra originaria è il Mali, e per raggiungere la Francia Samba ha affrontato un viaggio interminabile: ha rischiato la vita e ha visto morire uomini, donne e bambini, tutto per inseguire un sogno, per realizzare il suo desiderio di una vita migliore. E alla fine ce l’ha fatta, è riuscito a raggiungere Parigi, dove ha ritrovato suo zio Lamouna con cui condivide uno squallido alloggio.

Una mattina Samba si reca in questura per sapere a che punto è la sua richiesta per ottenere la carta di soggiorno; si fida delle istituzioni francesi, e ci tiene ad essere regolarizzato nel paese che considera la sua patria. Ma la burocrazia e la sua onestà gli si ritorcono contro: la Francia, che neanche si era accorta di lui, decide di non volerlo più, e la polizia lo rinchiude nel centro di detenzione di Vincennes in attesa di essere rispedito nel Mali. Grazie all’intervento delle volontarie della Cimade (Comité Inter-Mouvements Auprès Des Evacués) viene liberato, ma non ottiene la carta di soggiorno e ha inizio ufficialmente la sua vita da clandestino.

Samba è il racconto di un’emergenza sociale che non riguarda solo l’indimenticabile protagonista, ma molti clandestini che dal 2007 subirono gli effetti della legge sull’immigrazione dell’allora ministro degli interni Sarkozy: con questa legge si abrogava la norma che permetteva agli stranieri di essere regolarizzati dopo dieci anni di presenza sul territorio francese. Gli immigrati che si ritrovavano senza carta di soggiorno venivano quindi espulsi, anche se da moltissimo tempo abitavano in Francia, dove lavoravano e pagavano i contributi, oppure diventavano clandestini; il problema principale per i “sans papier” era l’impossibilità di trovare lavoro, che è quello che succede a Samba e che lo spinge a rinnegare la propria identità, impossessandosi dei permessi di soggiorno altrui.

Samba Cissè, un nome che sembra un colpo di vento, e che da solo racconta la forza incrollabile e la voglia di vivere del protagonista di questo romanzo. Al pari delle tartarughe che sfuggono «alle piovre, agli squali bianchi, alle reti da pesca, agli uccelli marini, agli ami dei palamiti, alle reti alla deriva», e delle rondini che sorvolano deserti e mari, affrontando tempeste e vedendo altri cadere, l’uomo ha fatto di tutto per raggiungere la Francia, ed è disposto a fare di tutto per restarci, anche se lei non lo vuole, con la determinazione quasi folle degli innamorati. Perchè quella fra Samba e la Francia è fondamentalmente la storia di un amore non corrisposto, lo stesso che il protagonista si trova a provare anche a livello personale per una bellissima ragazza congolese di nome Gracieuse.

I racconti delle odissee di Samba e dei personaggi che ruotano intorno a lui sono crudi e terribili, ma Delphine Coulin li affronta senza indugiare nella disperazione e nella tragedia. Nella narrazione, fatta dal punto di vista di una volontaria della Cimade in cui traspare la stessa autrice, non ci sono eccessi di sentimentalismo nè di sdegno, solo la constatazione della disperazione che accompagna gli amori non corrisposti. I luoghi e i personaggi sono descritti con una vividezza che lascia trapelare le loro anime: quella appassionata e indomita di Samba, quella saggia e ferita di Lamouna, quella coraggiosa e delicata di Gracieuse; ma anche quella ambivalente di un paese che respinge i suoi patrioti come una donna volubile respinge i suoi amanti. Una Francia piena di contraddizioni, che con il suo ostentato benessere attira gli stranieri in cerca di una terra promessa, per poi mostrare loro l’altro suo volto, quello della povertà estrema e dei clandestini che vivono nella paura, braccati per essere rispediti da dove sono venuti. È la «parte guasta» di un paese che riesce a disilludere anche il cuore puro di Samba, che si rende conto che per non essere cacciato via deve dimenticarsi dell’onestà e cominciare a giocare sporco, perchè la Francia è come una donna che meglio la tratti, più aspramente ti respinge. L’unico personaggio appena tratteggiato e quasi assente è quello della voce narrante, la volontaria della Cimade che ascolta i racconti di Samba e cerca di aiutarlo.

Quella di Samba non è solo un’epopea sociale, ma anche personale: costretto a cambiare continuamente identità per poter lavorare, lentamente perde se stesso, i suoi valori, il suo amore per la Francia, a un certo punto la sua voglia di vivere vacilla. Ciò che tiene a galla la sua anima sono i suoi sentimenti, non solo l’amore per Gracieuse, ma anche l’affetto che lo lega allo zio: quello zio che quando era bambino gli aveva costruito un aquilone, e che mentre lui lo faceva volare nella spiaggia lo esortava: «Corri Samba, corri!». È con quel monito che sempre gli risuona nelle orecchie che Samba va avanti senza fermarsi, imprimendo nella mente del lettore l’immagine di un uomo che cammina inesausto verso la speranza di una vita migliore.



L'AUTRICE
DELPHINE COULIN, scrittrice e regista, ha firmato la sceneggiatura del film omonimo tratto da questo romanzo. Ha diretto insieme alla sorella 17 ragazze, presentato al Festival di Cannes del 2011, ed è autrice di altri tre romanzi. Nata in Bretagna, oggi vive a Parigi.

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