Recensione: IO SO PERCHE' CANTA L'UCCELLO IN GABBIA di Maya Angelou

Titolo: Io so perchè canta l'uccello in gabbia
Autore: Maya Angelou
Editore: Beat
Pagine: 240
Anno di pubblicazione: 2015 

Prezzo copertina: 13,90 €
 

Recensione a cura di Eleonora Cocola

Quanto può essere difficile per una ragazzina nera crescere nell’America degli anni trenta ce lo racconta Maya Angelou, in questo volume che è una sorta di racconto biografico della vita dell’autrice. Marguerite, detta Maya, cresce nel Missouri insieme all’adorato fratello Bailey e alla mitica nonna detta Momma: una donna tutt’altro che morbida e affettuosa ma straordinariamente forte, un vero e proprio punto di riferimento per la comunità nera della cittadina di Stamps.

Grazie al benessere garantito dall’emporio di proprietà di Momma, Maya trascorre un’infanzia tutto sommato felice, fatta di giochi instancabili col fratello, domeniche in chiesa, il lavoro all’emporio accanto alla nonna. Maya cresce incantata dalla stanca dignità dei raccoglitori di cotone, disgustata dai razzisti del Ku Kluz Klan che costringono suo zio e gli altri uomini del paese a nascondersi fra gli escrementi delle galline, ammirata dalla tenacia incrollabile di sua nonna. Finché un giorno, quando ha otto anni, suo padre torna a prenderla per portarla a vivere dalla mamma; donna bellissima, e frivola, sua madre sembra una favola, un’attrice di Hollywood, al cui fascino persino i suoi figli sono soggiogati. Ma nella sua casa di Saint Louis si nasconde un pericolo, un uomo grosso e flaccido che cambierà il destino della piccola protagonista.

Quella di Maya Angelou è una della voci più potenti e significative del secolo scorso, e con Io so perché canta l’uccello in gabbia ci ha regalato un’opera straordinaria, un vero e proprio inno alla vita calato nel contesto di una comunità nera durante la segregazione razziale. Il filtro del punto di vista infantile rende la narrazione speciale: tutta la tematica del razzismo assume i contorni sfocati che doveva avere agli occhi di una bambina nera la quale, ignorando le questioni razziali che stanno dietro a molte delle cose che vede e che vive in prima persona, non fa che domandarsi in che cosa i neri siano diversi dai bianchi (addirittura lei i bianchi non sa nemmeno bene come siano fatti) e perché mai debbano essere considerati inferiori. Si pone queste domande con ostinazione, spesso con rabbia ma soprattutto con sincera ingenuità.

Le umiliazioni e i traumi subiti nell’infanzia non spengono la sua curiosità e non le impediscono di andare avanti, e Maya in questo suo personale romanzo di formazione ci racconta il suo processo di crescita: doloroso, a tratti drammatico, ma narrato senza neanche un pizzico di patetismo o retorica (due elemento che, visto l’argomento, è difficile schivare); la voce di questa autrice portentosa è pieno di intelligenza, curiosità, determinazione, orgoglio: ed è con queste armi che vediamo Maya superare i suoi traumi e battersi contro le ingiustizie della società in cui vive, trovando tra l’altro uno splendido rifugio e una fonte di ispirazione nel mondo dei libri.

Quest’opera scritta in modo meraviglioso e suggestivo è una lettura irrinunciabile, il romanzo per eccellenza sull’America razzista, ma anche e soprattutto sulla bellezza della libertà e della vita.

L'AUTRICE
Nata a St. Louis, Maya Angelou è scomparsa il 28 maggio del 2014 all’età di 86 anni. Poetessa e scrittrice, è considerata un baluardo della cultura afroamericana. Ha ricevuto una nomination al Premio Pulitzer e numerosi Grammy Award. Testimone, dopo la pubblicazione di Io so perché canta l’uccello in gabbia, della battaglia antirazzista, nel 1993 fu invitata dal presidente Bill Clinton a leggere suoi versi all’inaugurazione del primo mandato. Nel 2011 ricevette dal presidente Barack Obama la medaglia della Libertà 2010, la più alta onorificenza civile americana.

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