Recensione: "The lodgers - Non infrangere le regole", al cinema dall'8 marzo

Recensione a cura di Mario Turco

-“Bisogna essere amici dell’orrore”- diceva un noto colonnello del cinema e Brian O’Malley lo è fin troppo come dimostra il suo secondo film da regista: “The lodgers- Non infrangere le regole”, in uscita nelle sale italiane dall’8 Marzo. Avvalendosi della prima sceneggiatura di David Turpin, strano personaggio che staziona a metà guado tra una buona carriera musicale e un dottorato in letteratura gotica, il regista irlandese mette in scena le vicende di due fratelli gemelli, un ragazzo e una ragazza che hanno appena compiuto diciott’anni, alle prese con una maledizione che gli impedisce di andar via dalla loro magione atavica. 

Scritta così, la sinossi della trama sembrerebbe destinata ai soliti jump-scares e al twist finale di tanta robaccia commerciale ma, a dimostrazione di come l’horror sia un genere duro a morire nonostante queste infiltrazioni dilettantesche, “The Lodgers- Non infrangere le regole” prende l’abbrivio da un’altra direzione sin dai titoli di testa e non la lascia più andare. La macchina da presa di Brian O’Malley infatti scivola sinuosa sugli oggetti d’epoca, gli anni Venti del Novecento, con una cura formale preziosa che da risalto perfino alla ragnatele che stazionano sopra vetuste spazzole per capelli. Il lavoro sulle inquadrature è cesellato fino alla rarefazione: la fotografia de-saturata e il rispettoso utilizzo dei topoi del gotico (il ragazzo emaciato e con le spalle incurvate, la sorella diafana che indossa vestiti eleganti, gli ambienti corrotti dal marciume, perfino un corvo!) si congiungono armoniosamente alla compostezza del ritmo del racconto. Insomma, una presa di distacco netta dagli odierni canoni incentrati sullo spavento facile e telecomandato dal reparto sonoro. 

Il merito principale sta indubbiamente nel talento visivo di Brian O’Malley che connota con molta partecipazione emotiva le belle location del film. Sia la “Lofted House”, set principale della storia che la palude e il bosco irlandese contribuiscono a creare quel clima fosco e minaccioso che è tipico del genere e della lunga tradizione vittoriana. “The lodgers- Non infrangere le regole” sembra infatti scaturito dall’Ottocento letterario sia per forma che per modalità di racconto. Ma se il rispetto di questo canone goticheggiante funziona bene sul lato estetico, meno lo fa sul lato propriamente narrativo. La lentezza della vicenda trova un punto morte nella parte centrale del film, dove nemmeno l’ingresso di personaggi secondari appena abbozzati riesce a dare una sterzata più vigorosa. 

Il sotto-testo sessuale tra i due fratelli risente fin troppo di questo approccio classicista non riuscendo mai a divenire disturbante a causa dell’eccessiva pudicizia. Forse conscio di questi limiti che sono strutturali al racconto letterario, il regista irlandese sceglie di farvi un paio di innesti moderni. Il tema delle regole soprannaturali e della rottura delle stesse, così preponderante in questo filone dell’horror giovanilistico (e che meriterebbe una trattazione più ampia: è il freudiano rifiuto dei ragazzi verso l’autorità degli adulti che in qualche modo sentono appartenere a un ordine superiore e inspiegabile?) non ha che neutri allacci alla storia principale. Inoltre nel finale la ghost story fin lì piena di tensione e sussurri minacciosi deflagra in un’ovvia visionarietà che pur portando a termine alcune delle ossessioni (la presenza fondamentale dell’acqua, l’origine incestuosa del maleficio, la presenza viva della casa) non riesce a rinunciare all’escalation d’azione tipica delle storie di paura di oggi. Avesse avuto il coraggio di essere fino in fondo un oggetto alieno all’interno di un panorama iper-saturo “The lodgers - Non infrangere le regole” sarebbe potuto essere un piccolo gioiello dell’horror invece di essere quello che è: un onesto passatempo di squisita fattura.

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