Recensione: La Käthchen di Heilbronn, ovvero La prova del fuoco, di Heinrich von Kleist

Titolo: La Käthchen di Heilbronn, ovvero la prova del fuoco
Autore: 
Heinrich von Kleist
Editore: Marsilio
Pagine: 379
Anno di pubblicazione: 2018
Prezzo copertina: 21,00 €


Recensione a cura di Marika Bovenzi

La casa editrice Marsilio ha regalato ai lettori italiani una delle opere teatrali più importanti del panorama letterario tedesco: sto parlando de La Käthchen di Heilbronn, ovvero la prova del fuoco, scritta da Heinrich von Kleist. Siamo nel pieno Medioevo in Svevia, e qui abita una giovane fanciulla di nome Käthchen che, a dispetto dei costumi dell’epoca e dopo aver visto brevemente il conte vom Strahl nella bottega paterna, comincia a seguirlo ovunque mettendosi al suo servizio e finendo per innamorarsene. Il padre della ragazza, l’armaiolo Theobald, si reca a sua volta al tribunale segreto della Vema

dove accusa il cavaliere di aver attratto sua figlia con le arti oscure e la magia nera. 

Ma il tribunale trovando infondati i pregiudizi e le accuse del genitore, dichiara innocente il conte. Quest’ultimo, dal canto suo, nonostante l’amore e i forti sentimenti provati per Käthchen, la respinge, divenendo il cavaliere dall’armatura scintillante di una seducente e ammaliante donna di nome Kunigunde von Thurneck, famosa in tutto l’impero per il suo arrivismo. Il conte si ritroverà a combattere con i suoi pretendenti ed una serie di ostacoli che sfoceranno nel famoso incendio del castello di Thurneck, dove Käthchen si ritroverà molto vicina alla morte. Ma questa prova del fuoco fa si che vom Strahl pensi chiaramente al sogno avuto durante la notte di San Silvestro, in cui aveva visto una giovine donna diventare sua moglie, e chiarire una volta per tutte che si tratta di Käthchen e non Kunigunde. Per la bella protagonista però, le prove non finiscono e si ritrova, per una serie di sfortunati eventi, ad affrontare la cosiddetta prova dell’acqua: durante un bagno, la fanciulla diventa testimone della bruttezza fisica della dama Kunigunde che, grazie all’ausilio di busti, trucchi e altri oggetti di bellezza si trasforma in una donna di estremo fascino. La matrona di Thurneck cerca così di avvelenare Käthchen che riesce a salvarsi e a sposare il conte vom Strahl.

Lo stile è abbastanza complicato e caratterizza un linguaggio aulico e pregno di termini in lingua tedesca. La particolarità di quest'opera risiede nel fatto che accanto alla prosa in cui ci vengono narrati i fatti reali, le vicende e le azioni compaiono le visioni oniriche, i desideri e gli struggimenti della protagonista, narrati come se fossero poesia. Di ulteriore importanza sono anche le descrizioni dettagliate di luoghi fiabeschi e classici come palazzi maestosi, castelli arroccati, foreste fitte, villaggi rurali etc. Personalmente, credo invece che siano i personaggi il vero fulcro di questo scritto: da un lato abbiamo Käthchen, un’eroina che non esita a mostrare i suoi sentimenti e a comportarsi in modo coraggioso e altruista, senza mai imporre il suo amore o l’essere scelta dalla sua controparte maschile; dall’altro, vom Strahl, un uomo cavalleresco e dai forti valori, ma indeciso e completamente opposto ai classici eroi che conosciamo.

In conclusione è una pièce teatrale che consiglio agli appassionati del genere, ma anche a chi ama le fiabe e le storie con protagoniste forti e coraggiose.

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